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Manifesto: Appello di ricercatori di Onda e Cgil Assemblea alla Sapienza il 20

«Riprendere la parola, rilanciare il movimento» è il titolo dell'appello promosso dai ricercatori precari, l'anno scorso tra i protagonisti dell'Onda, e dal coordinamento nazionale precari della ricerca della Flc-Cgil

03/11/2009
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il manifesto

UNIVERSITÀ
Roberto Ciccarelli
«Riprendere la parola, rilanciare il movimento» è il titolo dell'appello promosso dai ricercatori precari, l'anno scorso tra i protagonisti dell'Onda, e dal coordinamento nazionale precari della ricerca della Flc-Cgil che convoca un'assemblea nazionale alla Sapienza di Roma venerdì 20 novembre. Rivolto a tutte le componenti del mondo universitario, l'appello invita a discutere sul disegno di legge presentato mercoledì scorso dal ministro Gelmini. All'ordine del giorno è prevista la definizione di un'agenda di lotte che non si limiti ad assumere la partecipazione alle scadenze sindacali già in cantiere: la giornata a difesa della scuola e dell'università prevista dalla Flc-Cgil per il 7 novembre e lo sciopero generale che dovrebbe essere fissato per l'11 dicembre. Il senso dell'appello è quello di non limitare l'opposizione a una serie di rivendicazioni puntuali, ma che potrebbero scivolare sul terreno corporativo. Il suo obiettivo è promuovere una campagna politica che parta dall'università e dalla ricerca, raccolga le lotte degli insegnanti precari come quelle degli studenti, rilanciando la battaglia per un nuovo stato sociale. Il giudizio è netto: il ddl cambia tutto per non cambiare niente. Riorganizza l'università in maniera verticistica e non democratica, introduce il prestito d'onore per gli studenti, impone la formula del debito individuale in sostituzione ai diritti comuni. Resta inalterata la giungla di contratti precari e si ratificano i contratti di docenza gratuiti. Lo spazio per la ricerca viene ridimensionato e si consolida la tendenza alla liceizzazione dell'università, nella quale il compito prevalente delle figure "stabili" sarà la didattica. Anche la novità dei ricercatori a tempo determinato viene giudicata inattendibile. Non si capisce con quali fondi potranno essere assunti, visto che il loro costo sarà superiore rispetto a quello degli attuali professori associati. Ma è il finanziamento a essere il punto dolente. I precari sollevano un'obiezione sostanziale: la riforma conferma il tetto di spesa per il personale universitario (il 90%), oltre che i tagli previsti dalla 133. In queste condizioni è impossibile prevedere il futuro di una legge che inciderà in maniera determinante sulla vita dell'università italiana.