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Manifesto: Aria d'occupazioni

A Milano gli studenti nel rettorato. Anche i ricercatori in agitazione

14/10/2008
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il manifesto

La «controriforma» annunciata da Gelmini insieme all'emendamento Brunetta che si abbatte sui ricercatori precari mobilita gli universitari. I confederali discutono su un altro sciopero generale
Stefano Milani
L'anno accademico è appena cominciato. Sulla carta. In realtà basta entrare in qualsiasi aula di una qualsiasi università italiana per rendersi conto che le lezioni sono partite a singhiozzo. Tra corsi bloccati, assemblee permanenti e minacce di scioperi. Nel mirino degli studenti la cosiddetta "controriforma Gelmini", annunciata a mezza bocca dal titolare dell'Istruzione sabato scorso, insieme al famigerato emendamento "ammazza-precari" ideato dal ministro Brunetta, vero spauracchio per tutti coloro che hanno un contratto a tempo determinato. Che modifica l'articolo 37 del ddl 133 e taglia d'un colpo tutte le risorse destinate dalle precedenti Finanziarie (2007-2008) alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, enti di ricerca e università comprese. Tradotto: possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, tagli al fondo di finanziamento ordinario (un miliardo e mezzo di euro nei prossimi cinque anni) e blocco del turn-over al 20 per cento (col modulo 5 a 1, per cinque docenti che vanno in pensione ne viene assunto solo uno). Insomma, ce n'è di roba per far incazzare il mondo accademico.
Così, da ieri, università che vai protesta che trovi. A cominciare da Milano dove un centinaio di studenti ha occupato il rettorato della Statale. Fanno parte dei collettivi delle facoltà di Scienze politiche, Mediazione culturale, Accademia di Brera insieme ai colleghi del Politecnico e della Bicocca. Tutti uniti per chiedere, se proprio la legge 133 non dovesse essere abrogata, almeno le dimissioni del rettore e del senato accademico, l'annullamento dell'inaugurazione dell'anno accademico (previsto per novembre), un pronunciamento chiaro sulla legge, la garanzia che non saranno aumentate le tasse universitarie né diminuiti i servizi. Slogan e richieste che echeggiano più o meno in tutti gli atenei dello Stivale. Come a Firenze dove da ieri ad essere occupata è la facoltà di Matematica. D'ora in poi, annunciano gli studenti toscani, le lezioni si svolgeranno alla stazione ferroviaria di Rifredi. La prima è prevista per giovedì e sarà aperta a tutta la cittadinanza. Da settimane anche i ricercatori precari dell'università di Pisa manifestano tutta la loro difficoltà ad andare avanti e così anche loro hanno deciso di incrociare le braccia, per una settimana, astenendosi dal partecipare a tutte le attività didattiche.
A Torino quasi sicuramente slitterà la cerimonia di apertura dell'anno accademico. Stesso destino toccherà alla Federico II di Napoli dove studenti e ricercatori da almeno quindici giorni non entrano in aula. A Palermo, invece, le lezioni di ingegneria si svolgeranno da oggi nelle piazze e nei giardini della città. A Cagliari, nella facoltà di Scienze della formazione, l'assemblea dei docenti ha votato all'unanimità per il blocco dell'anno accademico. Nell'università della Calabria è stato deciso di proclamare lo stato di agitazione e la costituzione di un'assemblea permanente.
Clima caldo anche a Roma. Ieri un corteo di un migliaio di studenti ha sfilato all'interno dei viali della Sapienza per protestare «contro la privatizzazione dell'università». La protesta andrà avanti per tutta la settimana, fanno sapere i collettivi riunitisi in assemblea sotto la Minerva. A loro fianco ci sono i docenti che da diversi giorni si stanno mobilitando nella raccolta delle firme per ritirare la disponibilità a ricoprire i corsi nelle varie facoltà, così da bloccare la didattica. Ma tutto questo non tocca viale Trastevere deciso ad andare avanti per la sua strada: in settimana il ministro Gelmini dovrebbe rendere pubblica la sua controriforma. Quel che resta dell'università già trema.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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