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Manifesto: Atenei occupati e il 6 novembre tutti in piazza

Contro il disegno di legge Gelmini partono, dal sud, le prime mobilitazioni

30/10/2009
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il manifesto

ROMA
I soldi per la riforma universitaria ci sono. O meglio: c'è il via libera del Tesoro alla destinazione delle risorse derivanti dallo scudo fiscale - per carità, si sta ancora quantificando la cifra - ma c'è già «un minimo di accordo con i rettori». La riforma dell'università si farà in tempi brevi, al massimo febbraio o marzo del 2010.
Canta vittoria Mariastella Gelmini che - dopo aver incassato il sì al disegno di legge da parte del consiglio dei ministri - rimanda al mittente le critiche piovute sul suo fantasioso provvedimento: pensare che l'intento del nostro ddl sia quello di privatizzare le università - dice - «è una grande sciocchezza, una grande bugia e invito tutti a non ragionare con i criteri del secolo passato». I quali, in fondo, si riducono ad un unico equivoco: pensare che i problemi di scuola e università possano risolversi «solo aumentando le risorse».
Ragionamenti che non convincono praticamente nessuno tanto che da ieri comincia a montare la protesta. I primi a mobilitarsi sono stati gli studenti degli atenei di Lecce e Palermo riunitisi in assemblea permanente (presente nel capoluogo siciliano anche il rettore Roberto Lagalla) per rivendicare un'ide di università pubblica «che non sia ostaggio degli interessi dei privati, che sia libera, senza barriere all'accesso, democratica, non in mano ai baroni, di qualità e perché possa davvero formare le coscienze». Di tutti, precisano gli studenti dell'Udu, e non solo dei ricchi.
Due le forme di protesta. Una inedita - un video pubblicato sul web e titolato «Il ratto della Gelmini» (due milioni di euro la cifra richiesta per il riscatto) - e un'altra decisamente più tradizionale: tutti in piazza il 6 novembre prossimo mentre a manifestare, il 17 novembre, saranno gli studenti di Link-Assemblea studentesca, la rete che unisce l'unione degli studenti e il coordinamento degli universitari. «Chi fa le riforme - è la linea comune - continua a non ascoltare chi le subisce. Non c'è stato nessun tavolo di discussione con gli studenti sui temi della governance e del diritto allo studio». Altre iniziative a Ancona, Brescia, Catania, Ferrara, Firenze, Forlì, Padova, Parma, Pavia, Perugia e Torino. E perplessità per il mancato coinvolgimento nel progetto di riforma è stata espressa anche dall'associazione dei dottorandi italiani che parla di «occasione mancata».