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Manifesto: La riforma è un bluff

Il disegno di legge del ministro Gelmini si arresta sullo scoglio dei finanziamenti. I soldi non ci sono. Era atteso oggi il voto alla camera, dovrà attendere la finanziaria

14/10/2010
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il manifesto

Roberto Ciccarelli
ROMA
La Riforma Gelmini è finita su un binario morto. La commissione dei capigruppo alla Camera ha deciso ieri di rinviare la discussione e il voto in aula, inizialmente prevista per oggi, dopo la sessione di bilancio. È il colpo durissimo inferto al Disegno di legge più impopolare della storia dell'università italiana. L'accordo tra il ministro dell'università Gelmini e la Conferenza dei rettori (Crui) è andato in pezzi: «è un'oggettiva e grave battuta d'arresto» affermano i rettori in un comunicato in cui confessano «disappunto e vivo allarme».
Da oggi l'approvazione della Riforma sarà vincolata ai finanziamenti che il governo stanzierà in finanziaria. La svolta è avvenuta quando il coordinamento legislativo del ministero dell'Economia ha confermato il veto sulla concessione di 1,7 miliardi di euro da erogare tra il 2011 e il 2016 per garantire 9 mila posti da professore associato ai ricercatori. In mancanza di queste risorse la commissione Bilancio della Camera ha imposto una battuta d'arresto alle speculazioni degli ultimi giorni con il governo che continuava ad assicurare l'esistenza dei fondi necessari all'approvazione dell'emendamento proposto dalla relatrice della legge alla camera Paola Frassinetti. «È a rischio la stabilità dei conti di finanza pubblica», si è letto in una nota diffusa dalla Ragioneria di Stato. «È stata fatta la scelta più saggia - ha commentato Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura - la maggioranza è in tilt».
Davanti a questa sonora sconfitta, al ministro Gelmini non è rimasto altro che abbozzare: «Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse». Una telefonata serale del presidente del consiglio Berlusconi le ha garantito che una riforma si farà, ma senza darle alcuna garanzia sui tempi. Alla fine di una giornata tesissima, l'ultima ammissione: «Aspetteremo la sessione di bilancio o il milleproroghe per ottenere tutto ciò che il ministro Gelmini ha promesso» ha confermato Valentina Aprea, presidente della commissione cultura alla camera. Anche Bossi ha convenuto sul fatto che «è meglio dare soldi alla ricerca che per le bombe in Afghanistan».
Che la maggioranza fosse alle corde lo si era capito sin dalla mattinata di ieri. Il capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà Italo Bocchino, insieme a Fabio Granata e Giuseppe Valditara, sono usciti allo scoperto chiedendo al governo i finanziamenti «per garantire ai giovani docenti una prospettiva certa». Il gruppo dei finiani ha detto chiaramente che senza fondi la riforma Gelmini dovrà essere ritirata. Alla fine, il relatore del ddl al senato, Giuseppe Valditara, è sbottato: «Adesso voglio le scuse di chi ha accusato Fini di volere affossare questa legge. Sono rammaricato che siano stati costretti a rinviarne l'approvazione. Tutto dipende dai soldi in finanziaria - conclude Valditara - Se i tagli rimarranno l'iter parlamentare di questa riforma sarà molto complicato». A questo punto, il fiore all'occhiello della riforma dell'università che il Pdl potrebbe usare in campagna elettorale per dimostrare le sue qualità «riformiste» corre il rischio di essere bruciato.
L'annuncio di un rovescio inaspettato solo sei mesi fa viene giudicato con soddisfazione dal coordinamento della rete 29 aprile, il movimento dei ricercatori che ha bloccato l'inizio dell'anno accademico in cinquanta atenei. «È la fine del velletarismo dei riformatori a costo zero - afferma Piero Graglia, ricercatore a Milano - L'indisponibilità a ricoprire gli incarichi di didattica non obbligatoria continuerà fino a quando questo ddl non verrà riscritto radicalmente». «Adesso devono essere ripristinate tutte le risorse necessarie - ribadisce Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil - bisogna dare un futuro ai ricercatori e alle migliaia di precari che fanno funzionare le nostre università». L'assemblea del movimento degli indisponibili convocata stamattina alle 10 in piazza Montecitorio si trasformerà «in una festa - commentano a fine giornata gli studenti di Link-Uds - Questo rinvio apre una nuova fase della mobilitazione studentesca e universitaria».