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Manifesto: «No al ricatto di Tremonti»

UNIVERSITÀ Parla Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura

05/10/2010
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il manifesto

Il rinvio deciso da Fini? «Una possibilità di approfondire»
Roberto Ciccarelli
«Vorrei capire di quale vuoto legislativo parla il presidente della Conferenza dei Rettori Enrico Decleva - afferma Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd alla commissione cultura della Camera, rispondendo all'allarme lanciato ieri dalla Crui: il ritardo dell'iter parlamentare della riforma Gelmini rischia di avere effetti disastrosi sull'università - È vero il contrario: questa legge è talmente piena di rinvii che passeranno mesi prima che produca effetti reali».
In più viene ripetuto il mantra del ministro Tremonti: prima approvate la riforma, prima le università avranno le risorse per chiudere i bilanci...
È un ricatto inaccettabile. È invece necessario conoscere quali risorse il governo ha deciso di reinvestire sull'università prima che la Camera voti il disegno di legge.
Per avere interrotto la marcia del governo verso una rapida approvazione del Ddl, siete stati accusati di aderire a ai settori più conservatori dell'università. Che cosa risponde?
Fa riflettere sullo stato di salute della nostra democrazia il fatto che la richiesta di avere tempo per esaminare una riforma che interviene così profondamente su un sistema strategico dello sviluppo del nostro paese venga stigmatizzata in questo modo. Alludo all'editoriale del prof. Panebianco di ieri e a tutta la cordata che sostiene questo progetto di riforma dell'università. Bisognerebbe avere l'umiltà di leggere i rilievi all'impianto normativo mossi dal servizio studi della camera. Suggerirei a tutti di andare a sentire l'aria che tira nelle università in questi giorni. In questo momento non è proprio il caso di fare muro contro muro. I ricercatori che si sono mobilitati non sono pericolosi facinorosi e hanno interpretato questa dilazione dei tempi come una possibilità di approfondimento.
La richiesta del ministro Gelmini è di anticipare la discussione generale al 12 ottobre. Voi cosa farete?
Ci atterremo al calendario stilato giovedì scorso. La discussione è prevista per giovedì 14. Domani cominciamo l'esame degli emendamenti. Nessun ddl di portata così estesa è stato liquidato in quattro giorni da una commissione parlamentare.
Si parla di un emendamento proposto dal Pd che propone un'indennità didattica di 150 euro per ammorbidire la protesta dei ricercatori. È vero?
Noi non abbiamo mai presentato questo emendamento. Non so in che modo sia stato attribuito a Luigi Nicolais che in questo momento è davanti a me. Credo che provvederà personalmente a smentire questa notizia. Ma, se mi permette, in questa storia il punto è un altro.
Qual'è?
In Italia ci siamo abituati all'idea che i ricercatori insegnano gratis o per passione. L'insegnamento non rientra tra i loro compiti. Fino a 10 anni fa, venivano retribuiti poco, ma lo erano. Oggi nemmeno quello e qualcuno trova strano che i ricercatori chiedano di essere retribuiti se fanno 60 o 120 ore di insegnamento.
Le pressioni per approvare il Ddl Gelmini alla Camera entro il 18 ottobre faranno cambiare idea al Presidente Fini?
La decisione di rinviare il voto dopo la sessione di bilancio è stata presa da lui. Come capogruppo del Pd l'ho valutata con soddisfazione. Oggi abbiamo la possibilità di esaminare il Ddl giocando a carte scoperte.
Come andrà a finire? Questa riforma sarà «rottamata»?
Sono parole che non riesco a capire. Che significa «rottamare» una riforma, se la sua approvazione slitta di tre o quattro settimane?
Ma come spiega allora questa crisi di nervi da parte della Crui e della Confindustria?
Lo deve chiedere a loro. Io tengo a malapena a freno i miei. Tra poco mi scade il tempo per consegnare gli emendamenti.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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