Manifesto: Ricercatori a tempo e atenei-fondazioni
UNIVERSITÀ, LA RIFORMA GELMINI OGGI IN CDM
All'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, che si terrà questa mattina, c'è la riforma dell'Università voluta dalla ministro Mariastella Gelmini. Il disegno di legge, ha spiegato il ministro, «favorirà i ricercatori e il ricambio generazionale. Punteremo, poi, sulla valutazione: niente più risorse a pioggia, ne distribuiremo in base ai risultati». Una riforma - quella della ministra che nei giorni scorsi ha annunciato di avere in programma di sposarsi e di scrivere un libro di favole per bambini il cui ricavato andrà in beneficenza - che però viene contestata da quasi tutto il mondo universitario. I nodi del ddl sono: nel taglio generale del Fondo ordinario, saranno ulteriormente penalizzate le università considerate meno produttive, ovvero quelle che coloro che destineranno oltre il 90% dell'Ffo agli stipendi del personale. In questi atenei ci sarà il blocco parziale del turn-over e il personale rischierà di ritrovarsi con la carriera bloccata e gli scatti stipendiali ridotti. Le università diventeranno fondazioni private ed è previsto un vero e proprio blocco dei bandi, almeno fino all'anno successivo, per assumere docenti, ricercatori o personale amministrativo. I rettori si dovranno munire, per forza di cose, di competenze manageriali: il Miur autorizzerà l'avvio di nuovi concorsi solo se nel precedente anno accademico il bilancio è stato positivo o in pareggio. Ed in ogni caso potranno essere banditi concorsi con determinati paletti: una quota minima del 60% sarà assegnata a nuovi ricercatori, per un contingente massimo il cui costo non superi il 50% di quello relativo al personale andato in pensione nello stesso ateneo nell'anno precedente. I rettori avranno un mandato complessivo massimo di 8 anni (inclusi quelli precedenti alla riforma). Mentre il cuore della gestione passa al cda a discapito del senato accademico. Il senato (da 50 a 35 membri) avanzerà solo le proposte scientifiche. Il cda si occuperà della gestione, delle spese e delle assunzioni. Gli amministratori saranno 11 (contro i 30 attuali) e per il 40% saranno scelti fuori dall'ateneo. Secondo il ministero dovrebbe essere rafforzata la componente studentesca. Ma saranno esterni (in maggioranza) anche i «valutatori» dell'ateneo. Accanto al cda viene introdotta la figura del direttore generale, vero e proprio manager del sapere.