Manifesto: «Scioperi sacrosanti, basta provocazioni»
UNIVERSITÀ · Il rettore dell'Aquila Di Orio
Eleonora Martini
«Una gratuita e inutile provocazione, un attacco inaccettabile all'autonomia universitaria». A fare il questurino come gli chiede la Commissione di garanzia sugli scioperi proprio non ci sta, il rettore dell'università dell'Aquila Ferdinando Di Orio. Denunciare quei docenti e quei ricercatori che si dichiarano «indisponibili»? «Francamente un po' troppo». Proprio nel suo ateneo, poi, che viaggia «compatto contro il provvedimento Gelmini». Perciò ieri ha deciso di chiedere formalmente con una lettera al presidente della conferenza dei rettori (Crui), Enrico Decleva, «ogni possibile iniziativa per salvaguardare l'autonomia del sistema universitario».
Cosa le ha risposto Decleva?
Ho ricevuto molti messaggi di condivisione, di docenti che si sentono perseguitati e mi dicono "finalmente qualcuno che parla". È una situazione pesante. Ma finora dal presidente Decleva nemmeno una telefonata. Lei ha sempre manifestato pubblicamente la sua contrarietà alla riforma Gelmini, cosa non le piace?
Anche dentro la Crui, dove so di essere in minoranza, ho sempre sostenuto un giudizio negativo soprattutto per un motivo: la fine dell'autonomia universitaria che è sempre stata una grande risorsa costituzionale del mondo accademico. L'intero Ddl risente di questo provvedimento assolutamente dirigistico. Ricordiamoci che le università sono sempre state separate dall'esecutivo, solo il fascismo fece giurare i professori universitari.
Decleva, invece, invita ad approvare immediatamente la riforma Gelmini per evitare che si blocchi il turn-over dei docenti.
Vede, sta succedendo qualcosa di simile a Pomigliano: mentre si dà agli operai un posto di lavoro si tolgono loro garanzie fondamentali. Non inganni nessuno, per esempio, la promessa fatta di posti per docenti associati: è l'ennesimo modo per spezzare le resistenze attraverso i soldi.
Questo governo come Marchionne?
Sì, ci stanno togliendo le garanzie istituzionali universitarie in cambio di poche risorse. Briciole, in realtà: la grande elargizione del governo sarebbe di soli 90 milioni di euro a fronte di un taglio di un miliardo e 400 milioni. Certo, in un sistema universitario ormai ridotto alla canna del gas, è cambiata la mentalità e ci siamo abituati a rinunciare alle grandi garanzie: l'autonomia di redigere statuti, la validità di un sistema pubblico che resisteva all'ingresso dei privati nell'università guidandone eventualmente l'investimento...
Nel provvedimento, invece, i privati la fanno da padrone.
Addirittura dentro il Cda universitario. È la fine del sapere critico, dell'autonomia della ricerca: tutto sarà costruito sulla base di investimenti produttivi, saremo una specie di catena di montaggio al servizio dell'industria. D'altra parte non è un caso che il provvedimento Gelmini ha avuto come grande sostenitore Confindustria.
Ma voi li avete trovati gli investitori?
Io questa fila di imprenditori disposti a portare soldi non l'ho mai vista. Viene il sospetto che si voglia appoggiare la strategia di Confindustria: al Nord un'università di ricerca e di insegnamento, con la presenza di imprenditori, e al Sud formazione senza ricerca, che costa. È emblematico di un certa cultura il fatto che il presidente del Consiglio sia andato a inaugurare l'università telematica del Cepu, lui che non credo abbia mai inaugurato un anno accademico.
Un investitore però all'Aquila lo avete trovato: l'Eni, con il quale c'è un accordo per la costruzione di un centro di ricerca interno all'ateneo...
No, lo costruiranno su un terreno di proprietà dell'università ma lontanissimo dal campus; non farà parte dell'ateneo. Era un terreno agricolo: una signora ci piantava i carciofi. E invece darà lavoro a oltre 50 nostri ricercatori e io da rettore e da cittadino aquilano, che vedo andare via i miei giovani laureati, trovo che sia davvero una bestemmia opporsi al progetto, in una città come L'Aquila che ha una vera vocazione alla ricerca. E invece in consiglio comunale, dove devono decidere il cambio di destinazione d'uso di quel terreno, l'opposizione di destra sta facendo un ostruzionismo irresponsabile, malgrado l'accordo sia stato firmato ovviamente anche dal ministro Gelmini.
Cosa riceverà in cambio, l'Eni?
Acquisirà i diritti di proprietà intellettuale sui risultati delle ricerche che si svilupperanno in campo ambientale, energetico e dei nuovi materiali.
L'accordo prevede di realizzare anche uno studio di fattibilità per la realizzazione in loco di una centrale a gas e biomasse.
Sì, però lo studio è stato fatto ed ha prodotto un giudizio negativo. Non c'è alcuna convenienza a costruire una centrale di teleriscaldamento in questa zona, e dunque non si farà.
Per una volta, dunque, è d'accordo con la ministra Gelmini?
Assolutamente sì. L'assunzione di 50 dottorandi e ricercatori per noi è una manna. Qui la situazione è tragica, altro che miracolo aquilano! Abbiamo i bilanci ridotti al minimo, entro un anno avrò difficoltà a pagare gli stipendi, su 20 mila studenti quest'anno già 8 mila fuori sede, costretti ad essere pendolari per la carenza di residenze,non hanno confermato l'iscrizione. E nessuno sa che fine abbiano fatto quei 16 milioni di euro che il ministro Gelmini aveva detto di aver stanziato per ricostruire la Casa dello studente. In queste condizioni, vuole che rinunci ad un centro ricerche?