Manifesto: Università: Tagli agli stipendi e precari a rischio conferma
Università
Non sarà credibile come tutte le bozze. Forse la ritireranno, addolcendo le norme più drastiche. Ma quello che la manovra finanziaria di Tremonti sta preparando per l'università avrà effetti drammatici. Stando infatti al documento diffuso due giorni fa sul sito del Corriere della Sera, poi rimosso, gli stipendi di tutte le fasce della docenza saranno decurtati di oltre il 13%. Secondo i calcoli della rete 29 aprile che rappresenta il coordinamento nazionale dei ricercatori mobilitati contro il ddl Gelmini, confermati dalle valutazioni del coordinamento dei ricercatori precari della Flc Cgil, un ordinario perderà 400 euro al mese, 14 mila annui. Un associato 300 euro, 10 mila euro annui. Un ricercatore confermato 220 euro al mese, cioè 8 mila annui.
L'indignazione che queste anticipazioni stanno registrando nel mondo universitario si spiegano anche per la palese ingiustizia di questi tagli rispetto agli altri preventivati. Un ricercatore confermato che guadagna circa 46 mila euro lordi subirà un taglio quattro volte superiore rispetto al 10% degli stipendi pubblici sopra i 120 mila euro e del 5% per quelli sopra i 90 mila euro. A questo si aggiunge un attacco alla libertà di ricerca. Verranno infatti ridimensionate le spese per le missioni all'estero. Chi vorrà partecipare a un convegno o alle attività di un laboratorio d'oltralpe dovrà farlo a proprie spese.
In questa cornice l'assunzione dei «giovani» ricercatori a tempo determinato, l'obiettivo principale della riforma Gelmini che andrà in aula al Senato a metà giugno, è sempre più a rischio. La manovra correttiva non solo prolunga fino al 2014 il blocco delle assunzioni, ma impone una riduzione del 50% sulle spese del 2009 per il personale. Ciò significa che i precari della ricerca, come quelli impiegati nell'amministrazione, perderanno il lavoro a decine di migliaia. A questo punto pochi di loro potranno sperare in un ripescaggio ai tempi supplementari.
Nella bozza si è anche letto che i tagli della legge 133 subiranno una dilazione. Il ministro dell'Economia li aveva programmati su tre anni fino al 2013. Dopo avere constatato l'ingestibilità di una riduzione di 1,5 miliardi di euro sul fondo ordinario di finanziamento per gli atenei da 8 miliardi complessivi, Tremonti ne propone il prolungamento fino al 2015 ridimensionandola a 860 milioni di euro. Una misura che permetterà a qualche ateneo di respirare, anche perché è in arrivo un gigantesco pensionamento dei docenti (18 mila su 60 mila unità) che - insieme ai risparmi imposti dal blocco del turn over - permettono già oggi di smussare gli spigoli di questa inflessibile politica di risparmi.
«Nessun taglio a scuola e università - ha ribadito il ministro Gelmini in un'intervista rilasciata ieri a Sky tg 24 - nell'ambito della manovra economica». Se così fosse, allora converrebbe smentire le indiscrezioni, piuttosto che elencare stancamente i presunti meriti di una riforma a costo zero. Il ministro ha inoltre assicurato che riconoscerà lo statuto giuridico ai ricercatori e ha ribadito che, come sempre, le proteste degli «studenti» contro i tagli non la turbano. Qualcuno le può suggerire che, al momento, a protestare sono invece i ricercatori?