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Messaggero: Sit-in a Montecitorio, al via le occupazioni. I rettori: serve un miliardo

Università nel caos, si allarga la protesta. Il governo promette i soldi per la riforma

15/10/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI
ROMA - I soldi per l’università e per i concorsi per i ricercatori saranno trovati e arriveranno entro la fine dell’anno. Dopo aver intimato l’alt alla riforma Gelmini perché priva di coperture economiche, ieri il ministro dell’Economia Tremonti ha rassicurato sull’intenzione di reperire comunque le risorse mancanti: da parte del governo, ha detto, c’è l’impegno «a mettere quanti più soldi possibili sull’università. Sappiamo quanto significano queste voci, ma si deve agire con lo strumento tecnico disponibile, che non è la legge ordinamentale, ma una legge economica di bilancio». Pace fatta, dunque, fra il responsabile del Tesoro e la collega Gelmini, che comunque non ha digerito lo stop al suo ddl tanto che ha messo la palla in mano a Tremonti spiegando che la riforma c’è ed è «innovativa», ma spetta all’Economia decidere se coprirla o meno. Bossi dà fiducia al capo del Tesoro: «I soldi ci sono, alla fine si troveranno». Ma la maggioranza resta guardinga: i finiani sono pronti a far saltare il ddl se resta senza coperture. E la pidiellina Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura, dice «bene le rassicurazioni ma noi continuiamo a sostenere il ministro Gelmini. Quindi aspetteremo la legge di stabilità e il milleproroghe per vedere se saranno soddisfatte le nostre richieste. Solo a quel punto daremo il via libera alla riforma dell’università». Intanto gli atenei si preparano allo sconquasso se i fondi non arriveranno. Quanti soldi servono lo dice Enrico Decleva, presidente della Conferenza dei capi di ateneo, la Crui, e rettore della Statale di Milano: «Per impedire il collasso delle università serve 1 miliardo considerando che per il 2011 solo sul fondo ordinario è previsto un taglio di 1,3 miliardi a cui vanno aggiunti i 139 milioni in meno per le borse di studio e i soldi tagliati alle università non statali. Apprezziamo le dichiarazioni di intenti di Tremonti, ma avranno valore, a questo punto solo quando ci sarà una quantificazione delle risorse. Ci siamo già scottati una volta, due settimane fa, quando avevano garantito fondi per la riforma». Senza certezze gli atenei non potranno fare i bilanci preventivi per il 2011 che sarebbero in programma già a partire della prossima settimana. «A malapena riusciamo a chiudere il consuntivo del 2010- aggiunge Decleva- perché i soldi di quest’anno non sono arrivati tutti». Ma se i rettori chiedono soldi e riforme la ‘base’ non li segue sul sì al ddl Gelmini. Ieri studenti, docenti e ricercatori hanno chiesto a gran voce, con un sit-in a Montecitorio, il “ritiro” del testo e dei tagli e «le dimissioni del ministro che ormai non è più credibile, è ostaggio di Tremonti». Uno spezzone dei manifestanti ha contestato i rettori sotto la sede della Crui. L’Unione degli universitari annuncia presidi a oltranza, negli atenei sono cominciate le occupazioni. «In 25mila sepolti vivi nella Gelminiera», hanno scritto su uno striscione i ricercatori di Ingegneria della Sapienza. I loro colleghi di Pavia, invece, sono arrivati a Roma con i caschi gialli: «Vogliamo ricostruirla noi l’università», hanno spiegato mentre gli studenti recitavano un Ave Gelmini, una preghiera per chiedere risorse.Alcuni universitari di Firenze sono scesi in piazza vestiti da fantasmi per simboleggiare la «morte della ricerca, del diritto allo studio, dell’università» decretata dalla riforma. Insieme alla contestazione i manifestanti hanno portato avanti le loro proposte. «Noi abbiamo delle idee e chiediamo che siano ascoltate - spiegano dalla Rete 29 Aprile che raccoglie decine di ricercatori - Vogliamo anche noi la riforma del sistema, ma non questa e chiediamo al governo di ascoltarci».
«Occorre ripristinare subito i fondi altrimenti molti atenei rischiano di chiudere e non poter pagare gli stipendi- ha spiegato in piazza il segretario della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo- la riforma va rivista, così com’è è sbagliata. Ora che c’è stato lo stop bisognerebbe aprire un confronto». La piazza ieri ha tenuto lontani i politici. Fini è stato fischiato mentre passava a distanza per entrare alla Camera. Mentre il segretario del Pd Bersani non ha incontrato gli studenti per motivi di sicurezza, avvertito dai suoi che c’erano alcuni manifestanti pronti alla contestazione