Messaggero: Università, rettori a tempo e più soldi ai prof migliori.
Gelmini: Riaffermare il merito e promuovere il talento
di GIULIA ALESSANDRI
ROMA - Mandati a termine per i rettori (massimo 8 anni), abilitazione per i docenti preliminare al reclutamento da parte degli atenei, scatti di stipendio solo per i professori che hanno conseguito i migliori risultati sul lavoro in termini di didattica e ricerca, obbligo di bilanci più trasparenti per le università. Il cammino della riforma del sistema universitario targata Mariastella Gelmini ha preso il via ieri con un seminario bipartisan organizzato dal Pdl che si è tenuto a Roma alla presenza di esponenti di maggioranza e opposizione (tra questi i senatori Pdl Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e quelli del Pd Nicola Rossi e Vittoria Franco), del governo (Gelmini, ma anche il collega Giulio Tremonti) dell'accademia (diversi rettori e responsabili di organismi di consulenza del ministero dell'Università). Scopo dell'operazione, cercare la convergenza di vedute del mondo politico e universitario sul testo (un disegno di legge) che il ministro presenterà in Parlamento il prossimo autunno. Un rinvio deciso per motivi di opportunità: le Camere ora vanno verso la chiusura e i lavori sono congestionati.
Seduti uno accanto all'altra Tremonti e Gelmini hanno ascoltato le istanze dell'università. I rettori hanno chiesto, soprattutto, sicurezze sui fondi: nel 2010 scatterà un taglio da 700 milioni di euro che preoccupa gli ermellini. Anche i senatori di maggioranza hanno chiesto un ripensamento. La presenza di Tremonti si è rivelata non casuale. Prima il ministro, poi un suo 'fiduciario' Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, hanno offerto rassicurazioni. Tremonti ha ricordato il valore indiscusso dell'università italiana che ha «caratteristiche straordinarie non superate in Europa e non superabili». Il ministro ha poi spiegato che le riforme non possono che "essere graduali". L' "esegesi" delle parole di Tremonti è arrivata poco dopo per bocca di Vittorio Grilli: «Il ministero - ha assicurato il dg - pensa che si debbano investire importanti risorse su università e ricerca. Ma vanno accompagnate alle riforme». Un accordo sotterraneo tra i due dicasteri (Tesoro-Università) ci sarebbe già, secondo fonti politiche: si parla di oltre 400 milioni che l'Economia sarebbe pronta a recuperare per rassegnarli all'Università. «Ma finché non vediamo qualcosa di scritto non crediamo» è il commento a margine del seminario di Enrico Decleva, presidente della Conferenza dei rettori che, comunque, apre alla riforma.
La legge: gli atenei potranno fondersi per evitare sprechi e migliorare il sistema, ma i bilanci dovranno essere più trasparenti e i settori scientifico disciplinari saranno ridotti (da 370 alla metà) per evitare micro-aree di docenti. Le università dovranno avere un codice etico per le assunzioni in relazione, soprattutto, alla presenza di parenti nelle stesse facoltà o dipartimenti. I rettori potranno rimanere in carica al massimo otto anni. Cda e Senati Accademici dovranno dividersi meglio i compiti e ridurre i loro membri aumentando, però, le rappresentanze di studenti. «Bisogna avere coraggio - ha affermato il ministro Gelmini - di cambiare l'Università, non difendendo lo status quo ma premiando i giovani meritevoli». Il ministro ha fatto appello al Parlamento invitandolo a ragionare "con serenità" sul ddl.
Zero tasse per chi non ha soldi: non far pagare la retta universitaria a chi non ne ha i mezzi. Il ministri Tremonti ha detto di vedere "con favore" questo modello. L'idea non è contenuta nel ddl Gelmini ma anche il ministro si è detto "favorevole" a questo. Non è escluso, insomma, che in un prossimo provvedimento si possa arrivare a questa novità. Intanto arrivano i primi sì. Per il senatore Gasparri «non si può pensare che tutti possono pagare». Il senatore del Pdl Giuseppe Valditara commenta "oggi una tassazione universitaria generalmente molto bassa fa pagare la formazione dei ricchi a tutti i contribuenti anche agli operai". Tremonti è favorevole a ridistribuire il carico sui "più ricchi".