Nel parlamento della scuola la Cgil fa man bassa di seggi
Ma il Cspi non avrà poteri sulla riforma Renzi
CArlo Forte
Il consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi) è per metà targato Cgil: 9 seggi su 18. Segue a forte distanza lo Snals con 3 seggi e la Cisl con due. Due seggi anche per l'Anp, che fa il pieno dei posti riservati ai dirigenti scolastici, lasciando fuori tutte le altre sigle. E infine, un seggio per ciascuno alle organizzazioni territoriali per le scuole di lingua tedesca e per quelle di lingua slovena. Restano esclusi i candidati di Uil e Gilda: due sindacati rappresentativi che non riescono ad ottenere nemmeno un seggio. È questo l'esito delle elezioni per la costituzione del Consiglio nazionale della pubblica istruzione: il parlamentino dell'istruzione che sostituirà il vecchio Cnpi, ormai defunto. Il collegio avrà competenze di natura consultiva sui provvedimenti che riguardano la scuola. Ma nasce già morto. Il disegno di legge sulla scuola, attualmente al vaglio del senato, prevede infatti la sua esautorazione. Perlomeno per quanto riguarda i provvedimenti che deriveranno dall'attuazione della riforma della scuola non appena diventerà legge. D'altra parte, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l'esecutivo non aveva alcuna intenzione di resuscitare il parlamentino dell'istruzione. Tanto più che era stato emanato anche un provvedimento legislativo volto a cancellare temporaneamente l'obbligo di assumere i pareri del Cnpi. E anche il disegno di legge sulla scuola (1294) contiene una disposizione in tal senso.
Pertanto, il Cspi è destinato a rimanere in stand by, salvo che non proceda di propria iniziativa ad esprimere pareri. Che però non potrebbero inficiare in alcun modo la validità dei provvedimenti sui quali dovesse pronunciarsi. Resta il fatto, però, che in passato la magistratura amministrativa ha tenuto in gran conto le argomentazioni giuridiche contenute nei pareri dell'allora Consiglio nazionale della pubblica istruzione. E in alcuni casi si è spinta fino a motivare alcune sentenze di annullamento di regolamenti ministeriali, fondando le proprie pronunce proprio sui contenuti dei relativi pareri espressi dal Cnpi.
Il Cspi potrebbe diventare una vera e propria spina nel fianco dell'esecutivo. Non tanto nella fase di formazione della legge delega sulla scuola, ma soprattutto nella fase dei provvedimenti attuativi. In buona sostanza, dunque, sebbene nasca esautorato del potere di esprimere pareri obbligatori sui provvedimenti che riguardano la scuola, il Cspi potrebbe comunque funzionare in sede di emissione di pareri facoltativi. In ciò costituendo una voce autorevole con la quale il governo, giocoforza, dovrebbe fare i conti.