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No alla Gelmini «Ora via quella riforma»

Attorno all'enorme albero di natale che svetterà su piazza Venezia nei prossimi mesi ieri si è vista una danza di nuovo tipo. Insieme al traffico, i vigili urbani hanno dovuto bloccare i lavori necessari a sollevarlo, mentre 4 mila studenti provenienti dai licei romani occupati hanno circunavigato l'aiuola centrale della piazza.

28/11/2010
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il manifesto

Attorno all'enorme albero di natale che svetterà su piazza Venezia nei prossimi mesi ieri si è vista una danza di nuovo tipo. Insieme al traffico, i vigili urbani hanno dovuto bloccare i lavori necessari a sollevarlo, mentre 4 mila studenti provenienti dai licei romani occupati hanno circunavigato l'aiuola centrale della piazza.
Partiti da piazza Trilussa a Trastevere, dopo avere fermato il traffico su ponte Garibaldi, il corteo è stato bloccato alla Bocca della Verità dove le forze dell'ordine hanno indossato caschi e la tenuta antisommossa, mentre i blindati sbarravano il passaggio.
Gli studenti sono avanzati con le mani alzate continuando a sfilare sul Lungotevere. Giunti nei pressi di palazzo Grazioli, residenza romana del premier Berlusconi, hanno improvvisato un blitz ironico. I ragazzi avrebbero voluto consegnargli un cesto di frutta con lo striscione «State alla frutta», ma sono stati fermati come mercoledì scorso. Hanno rovesciato il cesto e continuato a scandire lungo i Fori Imperiali lo slogan: «la cultura non si vende ci riprendiamo tutto e non paghiamo niente». Per loro, contro la riforma Gelmini «non basta una sfilata, ma la lotta dal basso autorganizzata». Un altro gruppo di scuole si è staccato dal corteo della Cgil diretto verso Piazza San Giovanni e ha esposto sulla gradinata del Campidoglio una serie di striscioni. «Figli della stessa rabbia», diceva quello più in vista. Un altro ancora ha improvvisato un flash mob in via Merulana, il ritornello era: «Il tempo è scaduto, il futuro è nostro». E non sono mancate le uova contro la sede dell'assessorato capitolino alle politiche sociali in via Labicana. Uno sciame di gruppi e mini-cortei spontanei si è staccato dal secondo corteo del sindacato partito da Porta San Paolo.
Scene di quotidiana opposizione alla riforma Gelmini che tornerà ad essere discussa, e votata, martedì alla Camera. Il paternalistico messaggio su You Tube diffuso dal Ministro dell'istruzione l'altro ieri non ha evidentemente raccolto l'effetto desiderato. Gelmini è stata costretta a rincarare la dose spingendo l'acceleratore sulla retorica della guerra tra i vecchi e i giovani: «Francamente vedere gli studenti e i giovani manifestare a fianco dei pensionati mi fa uno strano effetto - ha detto - come quando vedo gli studenti manifestare con i baroni. E' un paradosso, ma vorrei ricordare che sono molti di più i ragazzi che intendono studiare». L'idea che l'opposizione alla riforma che porta il suo nome sia «guidata» dai baroni rossi è piaciuta a Berlusconi il quale, totalmente inconsapevole dei reali contenuti della riforma, ha dato olio di gomito alla manovella: «Chi è salito sui tetti per protestare contro la riforma dell'università difende i baroni». Dichiarazioni ormai telecomandate alle quali gli studenti hanno risposto in modo deciso: «Ci fa più tristezza un governo che la mattina dà soldi alle scuole cattoliche - sostengono quelli della Rete della conoscenza - e la sera è attivamente impegnato sessualmente con minorenni e escort. Ci fidiamo solo dei lavoratori in piazza».
Nel frattempo sul palco di San Giovanni il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha chiesto il «ritiro del Ddl Gelmini». «E' la ministra che sta con i baroni - ha poi aggiunto in un discorso che ha dato spazio ai temi della scuola e dell'università - non gli studenti che protestano». Sul palco è intervenuto anche il ricercatore Massimiliano Tabusi per la Rete 29 aprile che occupa da giorni il tetto della facoltà di architettura di Roma. Ha invitato le famiglie italiane a salire domani e dopodomani sui tetti dei condomini e a mettere lenzuola e bandiere alle finestre in segno di solidarietà con i ricercatori, gli studenti e i precari. Da domani il tetto di palazzo Borghese cambierà nome in «piazza dell'università pubblica e libera».