Per i ricercatori precari il lavoro non è un hobby
Ricerca. Presidio al ministero del lavoro a Roma per ottenere il sussidio Dis-Coll contro la disoccupazione per 60 mila ricercatori precari in Italia
Di Roberto Ciccarelli
Un presidio davanti al Ministero del Lavoro a Roma dove ieri gli assegnisti di ricerca, i dottorandi e i borsisti hanno ribadito di essere dei lavoratori. Per loro, infatti, il Jobs Act non prevede il sussidio di disoccupazione. Come se la ricerca fosse un hobby e anni di lavoro fossero il divertimento riservato a pochi. Lo pensa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti secondo il quale la ricerca precaria “non è un vero e proprio lavoro” (qui le dichiarazioni del Ministro Poletti).
Il presidio si è trasformato in un happening dove c’era chi faceva puzzle, chi la settimana enigmistica, chi giocava a pallone e perfino chi lavorava a maglia: in mezzo a loro anche tanti ricercatori in camice, un po’ spaesati, che durante le loro giornate in Università o negli Enti di ricerca certo non si dedicano a passatempi.
Al ministero è stata consegnata anche le prime 7500 firme della petizione #perchénoino, promossa dalla FLC CGIL e dall’ADI, a sostegno della richiesta di riconoscimento dell’indennità di disoccupazione DIS-COLL, formula indigeribile che presto diventerà tristemente famosa. Sessantamila persone ne sono certamente escluse, se si contano assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti, cioè tutti coloro che sono penalizzati dal definanziamento e dal blocco del turn over, e nonostante tutto sostengono la produzione scientifica in Italia
Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal Dott. Ugo Menziani, Direttore Generale dell’Ufficio Ammortizzatori Sociali. Al centro il tema della precarietà nella ricerca oggi. Le università e gli enti di ricerca producono figure contrattuali iper-precarie escluse da ogni forma di protezione sociale, peraltro in quadro complessivo di welfare che non prevede strumenti universalistici di sostegno al reddito come un reddito minimo garantito. Affrontato anche il tema della mancata corrispondenza tra oneri contributivi e benefici goduti in termini di prestazioni sociali e, in prospettiva) previdenziali per coloro che versano alla Gestione separata INPS, cioè una delle iniquità denunciate dall’associazione dei freelance Acta e dal movimento della coalizione 27 Febbraio.
Menziani ha sollecitato un confronto sugli aspetti tecnico-giuridici relativi alle diverse tipologie contrattuali e sollevato il tema della sostenibilità economica dell’allargamento della platea di beneficiari. Lo stesso Direttore Generale ha però manifestato l’intenzione del Ministero di affrontare la questione.