Precari, in cattedra solo chi ha già insegnato. Il merito sarà valutato dai dirigenti scolastici
Le novità del decreto: restano gli scatti di anzianità per tutti. Pacchetto di 400 ore di stage per gli studenti
Immissioni in ruolo destinate solo a chi ha già lavorato come insegnante. Scatti di anzianità per tutti e di merito solo per i docenti che acquisiscono crediti formativi e didattici, ma a discrezione del dirigente scolastico. E un pacchetto di 400 ore di stage in azienda per tutti gli studenti del triennio delle scuole superiori, compresi i liceali, in tutto il corso dell’anno solare.
Ecco tre delle principali novità del decreto di riforma della scuola che sta prendendo faticosamente forma e che oggi sarà spiegato a grandi linee dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e dal premier Matteo Renzi nell’evento organizzato per celebrare il primo anno di governo. Il vero nodo del decreto, 52 articoli che aspettano il via libera del Consiglio dei ministri il 27 febbraio, è quello delle assunzioni.
Nel piano della Buona scuola c’era la previsione di una maxi immissione in ruolo, entro il primo settembre 2015, dei 149 mila precari nelle Gae, le graduatorie a esaurimento, con la previsione di chiuderle definitivamente. Dopo il censimento messo a punto dal Miur, i calcoli e le valutazioni sono cambiati. Almeno 20 mila persone non hanno mai messo piede in un’aula nella loro vita, e quindi saranno quasi sicuramente esclusi dalle immissioni in ruolo. L’obiettivo è rispettare quanto i tecnici e politici al lavoro sul testo hanno sempre sostenuto: «Dobbiamo dare alla scuola ciò di cui ha bisogno, non pensare esclusivamente al destino dei precari».
Come ha anticipato la Fondazione Agnelli al Corriere , la vera alternativa al massiccio piano di assunzioni è «assumere gli insegnanti che servono e dei quali sia possibile accertare il profilo professionale». E lasciare quei 20 mila posti disponibili per i precari di seconda fascia, che non hanno vinto un concorso pubblico, ma che hanno acquisito sul campo l’abilitazione, ovvero i 36 mesi di insegnamento che — secondo la recente sentenza della Corte di giustizia europea — danno il diritto ad avere una cattedra. L’altro elemento, fortissimo, di scontro e contestazione è stato quello degli scatti. Scartate le ipotesi farraginose, che avevano fatto sollevare sindacati e docenti, il governo ha trovato l’accordo su un compromesso: gli scatti di anzianità restano, ma ogni tre anni, e gli scatti di merito, sempre triennali, vengono lasciati alla discrezione dei capi d’istituto, che avranno un budget da distribuire agli insegnanti in base ai crediti formativi e didattici acquisiti. Una possibilità già concessa ai presidi da quando, nel 2001, sono diventati dirigenti scolastici, ma che non è mai stata colta per carenza di risorse: per questo il governo intende stanziare nella prossima legge di Stabilità fondi ad hoc.
Ultimo capitolo, fondamentale, quello dell’alternanza scuola lavoro: nel decreto c’è un pacchetto corposo di 400 ore a disposizione degli studenti del triennio delle scuole superiori, compresi i licei, dove la sperimentazione del biennio 2014-2016 verrà stabilizzata.
Per i liceali le ore saranno ridotte, e in ogni caso la possibilità di fare stage in azienda sarà utilizzabile durante tutto l’anno solare, quindi anche in estate, senza togliere spazio alle materie tradizionali. Le ore di lavoro saranno, come adesso nei professionali, considerate valide come crediti formativi all’esame di Stato. Per questo progetto viene previsto un investimento di 100 milioni, che dovrà ricevere il vaglio del ministero delle Finanze.
Valentina Santarpia