Precari, ricomincia l’attesa infinita. Tempi stretti anche con la legge a giugno
Renzi su Facebook garantisce 100 mila posti. Gli esclusi pronti a presentare ricorsi a pioggia
Erano ad un passo dal traguardo fino a martedì sera i 140 mila precari della scuola che lo scorso settembre avevano ricevuto un regalo degno di un film di Natale: tutti assunti entro il 1 settembre 2015, fine dell’attesa e delle graduatorie ad esaurimento. Ora, dopo che il decreto legge è stato improvvisamente cancellato dall’orizzonte politico da Matteo Renzi, quante chance hanno di essere effettivamente assunti tra sei mesi? Se lo chiedono in molti. I sindacati stanno facendo i conti e anche gli avvocati sono allertati. Il premier ha detto che le assunzioni non sono a rischio, se il Parlamento approverà il testo (che per ora non c’è) entro giugno. Ma poche settimane fa al ministero dell’Istruzione erano convinti che senza una legge entro febbraio (il decreto è legge subito, il disegno di legge resta solo una proposta) non si sarebbe poi riusciti ad attivare le procedure per l’assunzione entro settembre: al momento risulta difficile addirittura stabilire con certezza il numero di precari da assumere e i posti da attivare.
Si tratta comunque di un esercito di uomini e donne (soprattutto donne) senza i quali le scuole non potrebbero funzionare ma che ogni anno vengono licenziati a giugno e riassunti a settembre. Sono 120-140 mila secondo il ministero, 200 mila secondo i sindacati che considerano nella categoria dei precari non solo i docenti delle famose graduatorie ad esaurimento ma anche quelli delle graduatorie d’istituto (abilitati ma senza concorso). Maestri e maestre, professori e insegnanti di sostegno condannati alla lotteria delle supplenze, un’ingiustizia italiana sanzionata dalla Corte europea di Giustizia con una condanna esemplare per aver violato il divieto di contratti a tempo determinato per più di 36 mesi.
È anche in previsione di quella sentenza che il governo aveva promesso l’assunzione in blocco dei precari iscritti nelle Gae, chiuse dal 2007: avrebbero dovuto svuotarsi entro il 2013, ma i tagli della riforma Gelmini, l’allungamento dell’età pensionabile e la diminuzione degli studenti in alcune aree hanno reso impossibile la sfida. Da qui l’idea di chiudere la partita e poi ricominciare con i concorsi nei prossimi anni. Operazione però sottovalutata nella sua complessità: più della metà di coloro che si dovrebbero assumere — cifra peraltro che in pochi mesi è passata da 140 mila a poco più di centomila (Renzi, martedì su Facebook) —, non avranno la cattedra ma «potenzieranno» le nuove materie e costituiranno un serbatoio per le supplenze brevi e per le attività di recupero. Una panchina lunghissima, un incubo gestionale per i nuovi presidi. E pure per gli interessati, che potranno essere impiegati «anche su posti in altri gradi o altre classi di concorso». Insomma, un prof di matematica alle medie potrebbe al bisogno insegnare fisica al liceo con il rischio di uno scadimento della qualità che si voleva migliorare.
Non è risolto neppure il rebus geografico: la maggior parte dei precari vive al Sud dove il numero di studenti è in diminuzione, mentre al Nord molte graduatorie provinciali (vedi matematica alle medie) sono esaurite. Per ridurre le migrazioni di docenti si era ipotizzato di privilegiare le aree a rischio e ad alto tasso di dispersione.
Ma la miccia che se non disinnescata potrebbe far saltare tutto è quella che riguarda gli esclusi dal piano di assunzioni. Innanzitutto i precari delle graduatorie di istituto che insegnano da anni. Alcuni hanno addirittura già fatto ricorso sulla base della sentenza della Corte europea, con buon successo. Potenzialmente sono decine di migliaia di ricorsi, per non dire dei 25 mila prof che non insegnano più da anni ma sono nelle graduatorie ad esaurimento: se il governo confermerà di non volerli assumere, potrebbero provare anche loro la via giudiziaria. Il ministero propone risarcimenti — meno generosi di quelli fin qui concessi dai giudici —per chiudere il contenzioso: offre da 2,5 a 10 mensilità a seconda dell’anzianità di servizio. Come finirà questa partita probabilmente non si saprà neppure con la bozza di disegno di legge. I passaggi sono ancora molti e una cosa Renzi e Giannini hanno capito in queste settimane: non bisogna restare con il cerino in mano.
Gianna Fregonara
Orsola Riva