Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Quando al Miur non sanno quello che fanno

Quando al Miur non sanno quello che fanno

di Maurizio Tiriticco

24/03/2015
Decrease text size Increase text size
Edscuola

Nella recente cm della DG per gli ordinamenti e la valutazione del sistema nazionale di istruzione (Orientamenti per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione) leggiamo tra l’altro: “Sulle competenze chiave e di cittadinanza il format del RAV non presenta specifici indicatori. Come è noto, la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea inserisce tra le competenze chiave sia quelle riguardanti le acquisizioni nelle aree fondamentali (madrelingua, lingue straniere, matematica, scienza e tecnologia, competenze digitali), sia quelle concernenti la capacità di costruire autonomamente un percorso di vita e di lavoro (imparare ad imparare, spirito di iniziativa e di imprenditorialità), sia quelle più strettamente collegate alla cittadinanza attiva e consapevole (competenze sociali e civiche, consapevolezza ed espressione culturale). Al riguardo non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale: la scelta è stata, pertanto, quella di lasciare alle scuole la scelta degli indicatori e delle fonti. Ad esempio, gli elementi di conoscenza riguardanti quest’area possono essere ricavati dalle procedure adottate per la certificazione delle competenze, dagli elementi considerati per la valutazione del comportamento, dall’osservazione della qualità di alcuni processi (quali, ad esempio, la partecipazione attiva degli studenti alla vita scolastica, il livello di collaborazione, il grado di autonomia e il senso di responsabilità degli studenti) all’interno di ciascuna scuola”.

E’ purtroppo sempre vero che al Miur hanno poca memoria. Le competenze chiave per l‘apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione del 18 dicembre 2006, sono state recepite dal dm 239 del 31 agosto 2007, concernente il “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”, di cui alla Legge 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, comma 622, con la quale si è innalzato l’obbligo di istruzione di due anni.

Nell’allegato 2 del citato dm sono individuate e descritte le “competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria”. Si tratta della curvatura che è stata fatta delle competenze di cittadinanza di cui alla Raccomandazione UE alla specificità del nostro Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (va sottolineato che tali competenze hanno valore anche per l’Istruzione e Formazione Professionale di competenza delle Regioni).

Nel citato allegato si legge testualmente: “L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del Sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale”.

Seguono otto competenze chiave di cittadinanza: Imparare ad imparare; Progettare (inerenti alla crescita/sviluppo del Sé); Comunicare; Collaborare e partecipare; Agire in modo autonomo e responsabile (inerenti alle relazioni del Sé con gli altri); Risolvere problemi; Individuare collegamenti e relazioni; Acquisire e interpretare l’informazione (relative a una positiva interazione del Sé con la realtà naturale e sociale). Ciascuna competenza è seguita da opportune indicazioni esplicative.

Nel medesimo Regolamento vengono individuate, definite e descritte 16 competenze culturali: 6 per l’asse dei linguaggi; 4 per l’asse matematico; 3 per l’asse scientifico-tecnologico; 3 per l’asse storico-sociale. Nel Regolamento le competenze di CITTADINANZA sono ben distinte da quelle CULTURALI: in effetti, si può essere ottimi cittadini, ma scarsamente “colti” o ottimi professionisti, però a servizio del malaffare. E di esempi nel nostro Paese ne abbiamo a iosa!

La certificazione delle competenze di fine obbligo si è avviata con molta fatica, soprattutto perché mancava alle scuole un modello di certificazione! Il modello è stato varato dal Miur con notevole ritardo in allegato al dm 9 del 27 gennaio 2010. Nel modello si riscontra una grave mancanza! Le competenze di cittadinanza, che sono di una estrema importanza in quanto, non solo sono autonome rispetto a quelle culturali, ma valgono anche per tutti i cittadini dei 28 Paesi membri dell’UE, non vengono affatto certificate. Compaiono solamente in nota come un semplice e, di fatto, poco significativo “riferimento” sia per lo studente/cittadino che per gli insegnanti certificatori.

Da quanto detto, appare oltremodo scorretto, sia sotto il profilo educativo che sotto quello civico, sostenere nella cm citata in apertura che “non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale”, semplicemente perché non corrisponde a verità. I casi sono due: o al Miur non sanno quello che fanno: oppure – stando anche alla sottovalutazione delle competenze di cittadinanza di cui al dm 9/10 – non intendono affatto avviare un serio discorso educativo in materia di cittadinanza. Forse è anche per queste ragioni che la disciplina Cittadinanza e Costituzione è a tutt’oggi più Cenerentola di quanto non fosse negli anni passati l’Educazione civica.

Ed è estremamente grave che nella scuola di un Paese che è stato tra i promotori del processo europeistico, da Mazzini ad Altiero Spinelli a Ernesto Rossi e ad Alcide De Gasperi una vision europeistica forte sia decisamente assente! I nostri si rivolteranno nella tomba, con Robert Shuman, Jean Monnet, Konrad Adenauer, Robert Shuman, Paul Henri Spaak e i tanti altri sognatori…

Esempi di indicatori per le 8 competenze di cittadinanza


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

LEGGI LA NOTIZIA