Quell'ignoranza attiva dannosa per la ricerca
Da un decreto del governo salta fuori infatti che si vorrebbe trasformare l’Iit in un centro nazionale per la gestione dei brevetti, snaturandone completamente il ruolo e la missione
G oethe ha scritto: nulla è più funesto dell’ignoranza attiva. Ecco un esempio. L’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova è un’eccellenza internazionale nella ricerca. Sta ottenendo grandi successi nel campo delle discipline convergenti tra robotica, nuovi materiali e scienze biologiche. Sceglie obiettivi e persone secondo le migliori pratiche internazionali. È gestito con criteri di efficienza e attenzione ai costi. Insomma è una macchina che deve continuare a correre su questa strada.
Ma sulla carreggiata è stato posto un ostacolo. Da un decreto del governo salta fuori infatti che si vorrebbe trasformare l’Iit in un centro nazionale per la gestione dei brevetti, snaturandone completamente il ruolo e la missione. Se ciò accadesse, l’istituto dovrebbe riconvertire in operatori commerciali degli ingegneri, degli informatici e dei biologi che sanno fare, e molto bene, tutt’altro mestiere.
Improbabile che il provvedimento — contenuto nel decreto Investment Compact, appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale — sia il frutto di una macchinazione degli avversari dell’Iit, quell’ establishment che non ne ha mai digerito i finanziamenti e il crescente successo. Più probabilmente qualcuno ha pensato di dare all’istituto una norma che gli consenta di partecipare alle start-up nate dai suoi brevetti: cosa che oggi non può fare. Dunque un’ottima intenzione. Che, passando attraverso gli «uffici», ha prodotto un pessimo risultato.
La ministra dell’Istruzione Giannini critica quello che definisce un blitz. Il ministro dell’Economia Padoan dice che, in sede di conversione del decreto in legge, c’è spazio per cambiare il testo. Speriamo: in ogni caso, per evitare nuovi rischi di «ignoranza attiva», sarebbe bene che i legislatori chiedessero il parere dei diretti interessati. È comunque essenziale che l’Iit possa partecipare alla creazione di nuove imprese, sul modello delle esperienze internazionali più innovative del pianeta. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it