MARIO REGGIO
ROMA - «Ammorbidire i tagli alla scuola e all´università? Ne parlerò oggi stesso con il ministro Tremonti». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l´ha assicurato al termine dell´incontro con i capigruppo della maggioranza e il ministro Gelmini, ieri pomeriggio a Palazzo Grazioli. Per il resto, sì al «dialogo» con l´opposizione ma soprattutto con i suoi alleati, per una riforma «condivisa».
Cosa accadrà adesso? I tagli previsti dal ministero dell´Economia sono di 7 miliardi e 800 milioni nei prossimi tre anni per la scuola e di 700 milioni di euro nel 2010 al Fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Quindi la parola d´ordine della maggioranza è «calma, ragioniamo anche l´opposizione, niente decreti legge, parliamo con i rettori e gli studenti», ergo prepariamo un ddl da discutere in Parlamento. «Se andiamo avanti così - è stato il monito lanciato dai capigruppo di Pdl e soprattutto della Lega - rischiamo di sbattere». I leghisti sono preoccupati che i tagli incidano in primo luogo sulle università del nord, dopo che il primo intervento sul tempo pieno, a loro giudizio, ha pesato più sulle regioni settentrionali. «Sono d´accordo, l´avevo già capito», ha detto Berlusconi.
Così il testo della riforma universitaria, pronto nelle prossime settimane, prevede una serie di «alleggerimenti» rispetto alla versione originaria. A cominciare dai «tagli orizzontali» anziché «verticali». Una formula per annunciare che i «risparmi» saranno selettivi: non riguarderanno tutti gli atenei indistintamente, ma solo quelli giudicati «inutili» (facoltà poco frequentate, sedi con pochi iscritti). Una risposta alle richieste del Carroccio. Una mano per limitare i tagli nella scuola arriva dalle Regioni, sette delle quali hanno fatto ricorso alla Consulta contro il ridimensionamento delle scuole. E senza il via libera delle Regioni il maestro unico, almeno per il 2009, resta una chimera.
Ma c´è una scadenza che incombe. Dal 10 al 19 novembre partono le votazioni per nominare le commissioni di concorso a cattedra di 2 mila docenti universitari, associati e ordinari e ogni concorso designerà due idonei. È quindi probabile che il ministro Gelmini firmi un decreto legge che faccia slittare le votazioni anche se non di molto, e contemporaneamente preparare un nuovo sistema per formare le commissioni. Oggi, se un ateneo bandisce un concorso a cattedra, per esempio di Filologia, la facoltà nomina un docente interno e tutti i docenti della materia a livello nazionale votano per scegliere gli altri quattro commissari. Un meccanismo che ha mostrato di non funzionare e di favorire le cordate. Forse la scelta sarà quella del sorteggio a livello nazionale tra i docenti della stessa materia.
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