Repubblica it.-Nessuna riforma senza l'accordo generale
Scuola, cominciati i lavori degli Stati generali Il ministro: "Sogno una scuola per che introduca al lavoro" Moratti: "Nessuna riforma senza l'accordo generale" Ciampi: "Ribadire il ruolo del ser...
Scuola, cominciati i lavori degli Stati generali
Il ministro: "Sogno una scuola per che introduca al lavoro"
Moratti: "Nessuna riforma senza l'accordo generale"
Ciampi: "Ribadire il ruolo del servizio pubblico"
ROMA - Nessuna riforma senza una accordo generale fra tutti i protagonisti della scuola. Ruolo del servizio pubblico che "non viene meno, ma cambia". Queste le dichiarazioni di intenti che il ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti concede al termine del suo intervento agli Stati generali della scuola e che lasciano aperto un margine di dialogo. Ma, per il resto, la sostanza non cambia: la riforma è lì, scritta nero su bianco nelle cartelle che il ministro legge alla platea del Palazzo dei congressi dell'Eur. E lì, quel modello didattico che il ministro ha definito come il suo "sogno". La scuola che sogna, dice, prepara i giovani facendo loro superare "le difficoltà di inserimento nei cicli produttivi della vita" e li rende immuni dall'"ansia di poter essere esclusi dal mondo del lavoro". In questo quadro, sottolinea la Moratti, la scuola deve essere più radicata sul territorio e lo Stato dovrà abbandonare "progressivamente i propri compiti tradizionali di gestione e organizzazione per assumere compiti di indirizzo e di governo".
Eccolo dunque il grande giorno di Letizia Moratti, che segna l'inizio dei lavori dell'assemblea che dovrebbe ridisegnare tutta l'architettura della scuola italiana. Si comincia con un messaggio del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che vede in questi Stati generali "un utile momento di confronto sul futuro della scuola e "un'occasione per ribadire il ruolo insostituibile di servizio pubblico che essa è chiamata a svolgere, nel rispetto di quel fondamentale diritto allo studio affermato e garantito dalla nostra Costituzione".
Poi tocca alla Moratti che insiste sul concetto di "scuola per la persona". "Una scuola - ha detto - che tenga conto che nella società c'è più bisogno di sapere, di conoscenza. La scuola deve essere capace anche di attenzione alle esigenze più nascoste dei ragazzi, che sappia ascoltare, cogliere le forme di disagio, che nascono anche da problemi affettivi e da quelli tipici dell'età dell'adolescenza".
La Moratti ha indicato altri pilastri alla base del futuro modello di istruzione. Una scuola che sia europea, nazionale e locale nello stesso tempo, cioè europea nella sua "ispirazione, ma radicata in un'identità nazionale solida, consolidata, condivisa". Ma è sul territorio che il ministro insiste di più. La scuola deve diventare "elemento unificante nella valorizzazione delle culture e dei saperi locali, motore della crescita civile e culturale del territorio, strumento d'alimentazione dei processi di sviluppo sociale, culturale, scientifico e imprenditoriale".
Allo Stato resta il compito di assicurare criteri uniformi per la definizione dei piani di studio e di stabilire "i requisiti di accreditamento delle offerte educative e formative e provvederà alla valutazione dei livelli di apprendimento, con l'obiettivo di una crescita della qualità complessiva del sistema".
I piani di studio saranno integrati a livello locale e dai singoli istituti scolastici; mezzi e strumenti didattici saranno ideati e definiti sempre più a livello locale; orientamento e formazione saranno modellati localmente per aderire alle esigenze e alle opportunità del lavoro nel tessuto produttivo del territorio.
Allo Stato spetteranno funzioni di programmazione, di regolazione e di controllo degli standard organizzativi e di qualità, aggiunge il ministro. "Alle regioni spetta l'importante ruolo di organizzazione e gestione delle risorse finanziarie, strumentali, nel rispetto del principio di autonomia delle istituzioni scolastiche".
Serve poi una scuola per il lavoro. "A partire dai 15 anni - ribadisce ancora Moratti - i giovani devono essere messi in condizione di decidere liberamente, senza temere esclusioni o emarginazioni sociali, se desiderano guadagnarsi una qualifica di formazione secondaria e, successivamente, un diploma di livello superiore, potendo utilizzare per questo scopo percorsi a tempo pieno o a tempo parziale".
Infine, ultimo pilastro della scuola del futuro, quello che la Moratti ha definito "il capitale umano" che deve trasformarsi "da uno degli elementi di debolezza dell'economia italiana a principale risorsa per uno sviluppo duraturo e stabile del Paese".
(19 dicembre 2001)