Riforma, Pantaleo: della consultazione si è tenuto poco conto. No competizione, si cooperazione
Il segretario generale della FLC CGIL intervistato da Eleonora Fortunato
Per Domenico Pantaleo, FLC CGIL, i rinnovi delle Rsu saranno l’occasione per ricordare al mondo politico e all’opinione pubblico che il sindacato non è un relitto del passato, ma che continua a svolgere un ruolo fondamentale nella società.
Segretario, da che cosa le viene il conforto a questa convinzione?
“Innanzitutto dall’aver visto l’enorme partecipazione alle nostre assemblee e l’altissimo numero di candidati nelle liste, non solo tra gli iscritti. Senza sindacati non c’è democrazia, perché continuano a rappresentare dei veri e propri baluardi per la difesa di diritti civili e sociali fondamentali. Se l’azione dei sindacati venisse meno, arriveremmo a una individualizzazione esasperata dei rapporti di lavoro, un vero vulnus per la democrazia”.
Che cosa si aspettano da voi i vostri elettori?
“I nostri sforzi saranno tesi in primo luogo al rinnovo del contratto: il recupero salariale e la capacità di intervento sull’organizzazione del lavoro sono temi che mettiamo senz’altro al primo posto. Subito dopo viene il precariato, vogliamo garanzie di stabilizzazione. In terzo luogo ci batteremo perché nel mondo della scuola si torni a investire, un argomento che consideriamo prioritario vista la tendenza del Governo a non assumere impegni su questo punto.
Consideriamo questo appuntamento come un grande esercizio di democrazia e ci aspettiamo di continuare ad avere un ruolo di primo piano nella contrattazione”.
I margini di una vostra partecipazione alla contrattazione finora non sono stati così ampi, cosa vi fa sperare in una inversione di tendenza?
“E’ vero, questo Governo, in continuità con i precedenti, ha dimostrato di voler procedere in modo autoritario, non riservando il giusto spazio all’ascolto e al confronto con le parti sociali. Ma sia chiaro, l’alternativa alla contrattazione è solo l’unilateralità e a noi sembra che i problemi della scuola siano troppo complessi per poter essere risolti in maniera così semplicistica”.
D’altra parte qualcosa è bene che venga gestita per decreto, pensiamo alla stabilizzazione dei 150.000 precari…
“Certo, senz’altro, ma ci sono numerosi temi che invece necessitano di confronto, di discussione anche parlamentare. Le faccio l’esempio degli scatti o dell’orario di lavoro. E’ assurdo pensare che si possa rinnovare il mondo della scuola imponendo delle scelte dall’alto”.
In realtà la Buona Scuola si presenta come una grande operazione di ascolto della base, che addirittura salta anche la mediazione dei sindacati arrivando direttamente alle persone coinvolte, docenti, studenti e famiglie.
“È vero che è stata comunicata in questo modo, ma sappiamo bene che dei risultati di questa grande consultazione si è tenuto conto poco e niente. Le basti pensare a tutto quello che è stato detto e scritto sugli scatti: andrà forse via il tetto del 66%, ma comunque non si rinuncia all’idea che nella scuola debbano entrare logiche di meritocrazia e di competizione tra i docenti che a mio avviso le sono profondamente estranee”.
Che cosa metterebbe lei al posto della competizione e della meritocrazia, allora?
“Lo spirito cooperativo, l’idea che solo attraverso lo sforzo collettivo e la capacità di lavorare in squadra il sistema può evolvere veramente nel rispetto degli studenti, dei lavoratori e dei compiti che vengono loro affidati”.