Salgono a 620 milioni le risorse agli istituti paritari: è la cifra più alta di sempre. Protestano gli studenti
Scuola, record di fondi alle private la Cgil: "Pronti alla mobilitazione"
Luca Monticelli
Mai così tanti soldi alle scuole paritarie. Nella manovra del governo di centrodestra ci sono 70 milioni di euro in più nel 2023 agli istituti privati, che sommati ai 550 già stanziati dall'esecutivo di Mario Draghi portano la dote a 620 milioni di euro. «Per loro c'è una cifra esagerata, soprattutto considerando il taglio alla rete degli istituti. Nelle scuole paritarie si investe, in quella pubblica no», dice il segretario della FLC CGIL Francesco Sinopoli, che annuncia: «Noi riteniamo questa manovra sbagliata e siamo pronti a mobilitarci». Le scuole paritarie in Italia sono circa 13 mila (8 mila quelle cattoliche) e si rivolgono a quasi 900 mila alunni, di questi, mezzo milione sono bambini che frequentano le scuole dell'infanzia. Negli ultimi dieci anni le risorse sono state più che raddoppiate, visto che nel 2012 il capitolo delle "private" assorbiva 280 milioni di euro. Che il governo Meloni tenga particolarmente all'istruzione non statale si evince dal comunicato di Palazzo Chigi del 22 novembre scorso, quando il Consiglio dei ministri varò la legge di bilancio. L'unica voce che compare nel capitolo "scuole" riguarda «il ripristino del contributo di 70 milioni per le paritarie». "Ripristino" perché fu proprio Draghi a lasciare in sospeso quei soldi senza attribuirli, visto il calo degli iscritti che ha colpito le paritarie negli ultimi cinque anni e che si è acuito con la pandemia. L'Uds, l'Unione degli studenti, ha contestato questa scelta: «Non è accettabile che i soldi pubblici siano investiti per aiutare le strutture private invece di rendere accessibili quelle pubbliche». Nella nota della presidenza del Consiglio trova poi spazio solo un altro elemento: 24 milioni di euro a favore del trasporto per le persone con disabilità. Il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato uno stanziamento di 500 milioni di euro in più per finanziare interventi che vanno dall'edilizia al pagamento delle supplenze. Nel provvedimento sono stati inseriti 150 milioni di euro destinati al rinnovo del contratto degli insegnanti. «Abbiamo mantenuto l'impegno con i sindacati sull'aumento degli stipendi», ha detto il ministro Valditara rispondendo a un'interrogazione alla Camera. Sinopoli attacca: «I 150 milioni sono per il triennio scaduto, nella legge di bilancio manca il finanziamento dei contratti collettivi nazionali di lavoro del triennio in corso, se non lo si fa i salari continuano a restare al palo, altro che aggancio con gli stipendi europei». Gli articoli della bozza della manovra che si occupano di scuola, università e ricerca sono quattro: dal 98 al 101, e vengono ripescate due misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La prima riguarda il "dimensionamento", vale a dire la riorganizzazione del sistema della rete a partire dall'anno scolastico 2024-2025, «Con i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la distribuzione tra le regioni». Il giudizio del segretario della FLC CGIL è durissimo: «Il taglio alla rete scolastica nazionale è una delle cose più gravi, colpisce gli istituti e produrrà un esubero tra i dirigenti. Il punto è che questa riduzione di spesa incide nelle aree più fragili». L'altra misura della bozza vuole promuovere le competenze Stem - le discipline scientifiche - nelle scuole dell'infanzia, del primo e del secondo ciclo. In più c'è l'impegno a favorire l'accesso a percorsi di istruzione e formazione nel campo della scienza «Sostenendo l'uguaglianza di genere». In Italia la spesa per l'istruzione in rapporto al Pil nel quinquennio 2018-2022 si è attestata al 3,9% contro una media europea al 4,7%, un parametro che andrà monitorato per capire veramente quali sono le priorità del Paese nell'assegnazione delle risorse.