Scuola, 60mila posti a concorso nel prossimo triennio
Di vertice in vertice le nubi sul decreto Scuola si diradano. E anche i numeri della maxi-operazione precari cominciano ad assumere un contorno più preciso
Eugenio Bruno e Claudio Tucci
Di vertice in vertice le nubi sul decreto Scuola si diradano. E anche i numeri della maxi-operazione precari cominciano ad assumere un contorno più preciso. Sia nella loro composizione totale (120mila unità) che nelle varie categorie di stabilizzandi interessati (Gae, iscritti in seconda fascia, idonei dell'ultima selezione targata Profumo). Così come appare ormai chiaro che dal 2016 nella scuola si entrerà solo per concorso.
Dovrebbero essere infatti 60mila i posti messi a bando per il prossimo triennio, in base al turn-over previsto.
Di tutto questo si è parlato ieri pomeriggio a palazzo Chigi in un summit tra il premier Matteo Renzi, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il sottosegretario Davide Faraone. Nel corso della riunione sono stati esaminati (ma non ancora sciolti del tutto) anche i nodi che ancora avvolgono la riforma. A cominciare dal maxi-indennizzo (su cui si veda Il Sole Ore del 24 febbraio) per i supplenti con contratto a termine superiore ai 36 mesi (e a forte rischio contenzioso dopo la sentenza Ue del 26 novembre).
L'indennità (nella versione 2,5 mensilità, 6 mensilità e addirittura 10 mensilità per i “super precari”) avrebbe superato il vaglio politico. Ma resta quello tecnico visti anche i rilievi sulle coperture posti mercoledì sera dai tecnici del Mef che hanno espressamente chiesto al Miur di indicare la platea esatta dei potenziali beneficiari del risarcimento e l'onere finanziario che in ogni caso, trapela da Via XX Settembre, dovrà essere a carico del bilancio dell'Istruzione.
La dote complessiva per la «Buona Scuola» è stata fissata nella legge di stabilità: 1 miliardo per il 2015 e 3 miliardi a regime. E oltre questi importi (mai stanziati finora per la scuola) non si potrà andare.
Soldi che dovranno servire soprattutto per il maxi-piano di stabilizzazione di precari. Da quanto si apprende, alla quota di 120mila si arriverebbe assumendo i 12mila tra vincitori e idonei del “concorsone” Profumo del 2012, a cui si aggiungerebbero gli 80/90mila precari storici inseriti nelle Gae e altri 20mila circa tra i supplenti annuali delle Graduatorie d'istituto. L'operazione dovrebbe costare poco meno di 700 milioni nel 2015 (i docenti in più sul sostegno sono finanziati dal decreto Carrozza) e un paio di miliardi a regime.
Le risorse restanti serviranno per il nuovo concorso da bandire quest'anno per 60mila posti da spalmare nel triennio 2016-2019. Inoltre 40 milioni sono impegnati per il potenziamento dei laboratori (a livello territoriale) e altri 50 milioni per la formazione dei docenti. Per i professori - l'ha confermato ieri il ministro Giannini - cambierà la carriera: gli aumenti stipendiali saranno per il 70% legati al merito(l'anzianità di servizio peserà per il restante 30% mentre oggi vale il 100%).
Il decreto scuola conterrà pure un rafforzamento di alcune materie. Si parte dalla musica, che potrebbe guadagnare un'ora in quarta e quinta elementare. E, passando per l'educazione fisica e l'utilizzo di un docente «esperto» (un laureato in scienze della formazione primaria con l'abilitazione in educazione motoria), si arriva alle lingue straniere. Che significano soprattutto adozione della metodologia Clil per insegnare in lingua inglese le altre discipline. E ciò per due ore a settimana in quinta elementare dall'anno scolastico 2015/2016 e poi anche in quarta dal 2016/2017. Queste misure prese nel loro complesso porterebbero a un ripristino (almeno di fatto) della compresenza abolita dalle riforma Gelmini. A cui si sommerà il potenziamento di storia dell'arte, diritto ed economia nelle scuole secondarie di II grado.
Confermato anche il rafforzamento della scuola-lavoro. Due le novità principali contenute nel testo. Da un lato, l'estensione ai licei dei periodi di formazione on the job fino a un massimo di 200 ore. Contemporaneamente negli istituti tecnici e professionali si passerà dalle 100 ore attuali a 400 nel triennio (e non 600). Con la possibilità, nei territori a bassa industrializzazione, di svolgerle nelle Pa che sottoscriveranno una convenzione ad hoc.