Scuola, contro la riforma mini-sciopero dei prof: stop ai corsi di recupero
I sindacati annunciano la protesta. Ma intanto si tratta con la maggioranza per correggere il testo in Parlamento
ROMA Sono iniziate ieri pomeriggio le audizioni informali delle associazioni dei docenti, dei genitori e della Federazione Superamento Handicap, all’interno della commissione Cultura della Camera, dove martedì è approdato il ddl di riforma della scuola. Un percorso che si preannuncia lungo e tortuoso, quasi quanto il carattere profondo e strutturale che la riforma vorrebbe apportare al sistema scolastico, sia per la molteplicità dei soggetti coinvolti che per la portata totalmente innovativa dei provvedimenti previsti. A livello legislativo l’iter prevede un passaggio in commissione alla Camera (con molte audizioni e migliaia di emendamenti previsti), un’analisi da parte dell’Aula di Montecitorio, l’invio del testo in commissione al Senato, il voto da parte dell’Assemblea di Palazzo Madama e una seconda lettura da parte della Camera.
LA VERTENZA
Il traguardo di vedere la riforma pronta per giugno appare una corsa contro il tempo ad ostacoli, anche perché sul terreno della scuola i sindacati non sembrano in vena di formulare sconti e ne è la dimostrazione la proclamazione da parte di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams di uno «sciopero delle attività non obbligatorie a partire dal 9 aprile 2015 e con termine il 18 aprile 2015 per tutto il personale docente ed Ata della scuola». La protesta non riguarderà dunque le ore di lezione, ma delle cosiddette “attività aggiuntive” che vanno oltre l’orario di insegnamento, come - ad esempio - i corsi di recupero o le attività complementari di educazione fisica.
I NODI
I nodi appaiono molteplici, oltre a quello dei contributi alle scuole paritarie, l’attenzione sembra essere rivolta verso il capitolo riguardante la mobilità dei docenti, che va a scoperchiare un vecchissimo calderone che riguarda le immissioni a ruolo dei precari, i vincitori di concorso e le nuove assunzioni. Per questo motivo Annalisa Pannarale, deputata di Sel, afferma che «il ddl deve essere rovesciato e le assunzioni previste devono essere stralciate, anche perché il decreto è arrivato in commissione con 28 giorni di ritardo e questo significa che a settembre centinaia di docenti potrebbero rimanere a casa». Ovviamente di tutt’altro avviso è Maria Coscia, deputata democratica e capogruppo in Commissione cultura che dopo la prima audizione parla di «un clima costruttivo e dialogante da parte delle associazioni dei genitori intervenute, che hanno scorto la positività dei provvedimenti relativi al 5x1000, allo “school bonus”. Permangono delle perplessità in alcune associazioni appartenenti al Forum delle Associazioni dei genitori sui contributi alle paritarie, ma siamo convinti che andando avanti nell’esame della riforma questi punti verranno chiariti». Appuntamento a martedì, quando la commissione eleggerà il relatore della riforma e inizierà il confronto con i sindacati degli insegnati. Su “La buona scuola” appare chiaro che il governo Renzi si gioca non solo una partita politica, ma anche di metodo, perché indubbiamente è la riforma più complessa dell’apparato burocratico dello Stato e dove i sindacati e le famiglie ripongono molte aspettative e tra le file della maggioranza sono tutti convinti che strappare un hashtag con su scritto “lavoltabuona” sarà molto difficile.
Massimiliano Coccia