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Scuola, la Consulta boccia la norma. Da rifare le graduatorie dei precari

Il docente che cambia provincia non potrà essere penalizzato

10/02/2011
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Un docente che decide di spostarsi in una provincia diversa dalla propria per lavorare non può essere ‘punito’ infilandolo in coda alla graduatoria della nuova città senza tenere conto del suo punteggio. La Corte Costituzionale boccia il ministro Gelmini e offre uno spiraglio a 15mila precari che ora potrebbero reclamare una cattedra proprio perché sono finiti in fondo alle liste dei supplenti dopo un trasferimento. Con la sentenza numero 41, resa nota ieri, i giudici di palazzo Spada in sostanza dichiarano illegittime le attuali graduatorie perché sono state compilate violando la Costituzione. Nel 2009 la cosiddetta legge salva-precari ha infatti stabilito che per il biennio 2009/2011 chi voleva trasferirsi in una provincia differente dalla propria doveva mettersi in coda. Una norma voluta dalla Lega per mettere in salvo i ‘propri’ insegnanti dall’“invasione” (peraltro più supposta che reale) dei prof del Sud, un eccesso di campanilismo che ora viene punito. Secondo la Consulta la legge salva-precari, quando parla di graduatorie, non tiene conto del merito e del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione: chi ha un punteggio deve vederselo riconosciuto dovunque insegni. Ora il ministero dovrà correre ai ripari e rifare gli elenchi con gli inserimenti a ‘pettine’, in base ai punti.
Contro la norma si era subito scagliato il sindacato Anief che nel 2009 aveva fatto ricorso al Tar. I giudici amministrativi avevano dato ragione ai 15mila ricorrenti, ma il Parlamento era intervenuto con una legge ad hoc (il salva-precari) che stabiliva che per il 2009/2011, durante l’aggiornamento periodico delle graduatorie, chi decideva di spostarsi sarebbe stato infilato in coda. Mentre per il 2011/2013 si prospetta, nella stessa norma, la possibilità dell’inserimento a pettine. Una disparità che ha convinto il Tar a rivolgersi alla Consulta che ha confermato l’incostituzionalità della scelta. A questo punto, ammette Giovanni Biondi, capo dipartimento al ministero, «sarà necessario rifare le graduatorie e tenere conto della sentenza».
In teoria ci sarebbe in ballo, già pronto, un emendamento al milleproroghe della Lega che dovrebbe bloccare le liste per i prossimi due anni. Ma, alla luce della sentenza, «non si sa se ce lo accetteranno», continua Biondi, che, però, difende l’operato del Miur: «Rispettiamo la Corte, ma quello che non è stato valutato è che queste sono graduatorie ad esaurimento. Il principio del merito, che viene invocato nella sentenza, vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può aggiornare i suoi titoli continuamente. Pensiamo che le graduatorie chiuse invece, che contiamo di esaurire con la progressiva entrata in ruolo degli insegnanti, non dovesse essere sottoposto a questo principio». Ma lo stesso ministero ha previsto la possibilità del pettine per il periodo 2011/20013.
Ora i ricorrenti potrebbero chiedere il conto e reclamare una cattedra e un posto fisso sfumati magari a causa della norma salva precari. «A questo punto - commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief - il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto». Questo, però, «senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente». Insomma vanno risarciti i precari, ma senza togliere di mano il contratto a chi lo ha avuto eventualmente al posto loro perché “la colpa è del ministero”. Sulla vicenda piovono commenti dal Pd che aveva sollevato il problema dell’incostituzionalità della salva-precari già in Parlamento. «Il ministro prenda immediatamente atto del grave errore commesso», commenta la deputata Manuela Ghizzoni. Mentre il sindacato Gilda invoca una nuova normativa sul reclutamento. L’Idv va giù dura e chiede le “dimissioni della Gelmini”.