Scuola, la riforma e i presidi precari da 10 anni: assumeteci
Hanno chiesto ai senatori di presentare un emendamento per essere stabilizzati: «Siamo diventati una razza in via di estinzione»
Valentina Santarpia
Se dovessero essere bollati con un’etichetta, potrebbe essere quella di «dimenticati»: non sono probabilmente gli unici, ma sicuramente rappresentano un caso esemplare di questa «nuova Scuola» in via di realizzazione. Sono i dirigenti scolastici «a tempo», anche detti «presidi incaricati», un gruppetto sparuto di una cinquantina di professionisti che da anni, in alcuni casi da dieci anni, reggono le sorti di istituti scolastici in tutta Italia, di solito in sedi disagiate, senza essere mai tecnicamente «promossi» alla presidenza da un concorso. «Anche se, dopo oltre dieci anni di onorato servizio, sono state superate tutte le possibili pensabili e impensabili prove concorsuali», spiega l’Associazione professionale sindacale Di.S.Conf. nell’appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Senato Pietro Grasso, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
L’emendamento salva-presidi
L’obiettivo? E’ quello di far passare al Senato un emendamento che li stabilizzi , sancendo con la forma giuridica una situazione che è già esistente di fatto: la retribuzione di questi dirigenti è infatti già stata riconosciuta loro l’equiparazione economica con le posizioni dei dirigenti scolastici in ruolo. Il tentativo alla Camera è fallito perché la Commissione bilancio ha certificato che l’emendamento salva presidi avrebbe potuto «determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». «Il che è del tutto infondato», replicano i dirigenti «a tempo» sottolineando che «con la stabilizzazione potrebbe, addirittura, determinarsi una economia e non un aumento di oneri per la finanza pubblica». Perché, a causa del mancato riconoscimento della «ria», la retribuzione individuale di anzianità, la retribuzione che i colleghi percepiranno da dirigenti scolastici sarà inferiore rispetto a quella percepita da preside incaricato.
La linea ufficiale: solo per concorso
Dal ministero dell’Istruzione per ora filtra solo la linea ufficiale del governo: e cioè che i dirigenti a tempo sono destinati a «morire», nell’ottica di assumere sempre e solo per concorso, come succederà per gli insegnanti. «Ai pubblichi impieghi si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge», fanno notare i dirigenti incaricati, ribadendo di essere un’eccezione stabilita dalla legge:« E, ragionevolmente, la legge dovrebbe statuire la sottoposizione ad un colloquio sull’esperienza dirigenziale dei colleghi, che se positivamente valutato comporti la conferma in ruolo e della sede al momento occupata». Ma questo non significa, concludono, che debbano essere lasciati in un limbo, come una razza in via di estinzione. «E’ un atto di giustizia, civiltà e democrazia che un Paese civile non può ignorare o sottovalutare».