Scuola, la riforma slitta ancora. Il disegno di legge rinviato a giovedì
Palazzo Chigi affronterà la riforma nella riunione prevista per la Rai. Sindacati sul piede di guerra: dal 20 marzo all’11 aprile la mobilitazione
Valentina Santarpia
Ancora un rinvio per la riforma della scuola: dopo lo slittamento del Consiglio dei ministri della scorsa settimana, palazzo Chigi fa sapere che la riunione del governo non affronterà neanche domani l’argomento. Tutto rinviato ancora, a giovedì alle 17.30, quando finalmente il Cdm dovrebbe esaminare il disegno di legge sulla scuola. Durante la stessa riunione i ministri si confronteranno anche sul ddl di riforma della Rai. Il premier Matteo Renzi lo aveva anticipato lunedì mattina agli esponenti del Pd: «Sulla scuola non bisogna avere fretta, non bisogna rincorrere nessuno, voglio avere un testo definitivo», avrebbe detto ai suoi. Ma ormai i rinvii stanno diventando snervanti per chi, da questo provvedimento, aspetta la svolta della sua vita.
I numeri ballerini
I 150 mila precari della scuola, prima di tutto: che a settembre si sono sentiti assicurare che entro un anno avrebbero avuto un posto di lavoro a tempo indeterminato. Che non siano 150 mila, ma poco più di 120-140mila, secondo le stime del ministero, resta un dettaglio. I soldi ci sono - il miliardo stanziato in legge di Stabilità - ma i numeri e le modalità sono ancora indefiniti. All’annuncio delle assunzioni sono seguiti mesi di censimenti, valutazioni, simulazioni, ma fino ad ora non c’è ancora alcuna certezza su chi prenderà realmente servizio il 1° settembre del 2015. I precari delle Graduatorie ad esaurimento che hanno lavorato negli ultimi cinque anni? Quelli che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio pur essendo solo nelle Graduatorie di istituto e non avendo mai vinto un concorso? Il ministro Stefania Giannini ha ripetuto fino allo sfinimento che la riforma avrebbe dato alla scuola ciò di cui aveva bisogno, e non avrebbe assorbito personale solo per ottemperare alle indicazioni della Corte di giustizia europea, che ha redarguito l’Italia sull’utilizzo eccessivo del precariato nella scuola. Ma i tecnici che da mesi lavorano alle bozze del decreto- che si è trasformato in un disegno di legge da portare in Parlamento- non hanno ancora evidentemente trovato la quadratura del cerchio.
La mobilitazione
Ma l’incertezza pende anche sulle migliaia di insegnanti che sono già da anni inseriti in organico e che non sanno ancora come saranno valutati i propri risultati, e come sarà modificato il proprio contratto di lavoro. Motivo per cui Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu, oltre a proclamare dal 20 marzo all’11 aprile l’astensione dalle attività aggiuntive, hanno indetto per l’11 aprile una manifestazione nazionale del personale della scuola a Roma. Le ipotesi sulle misure a cui il Governo sta lavorando «prefigurano - osservano i sindacati in una nota - il taglio degli stipendi e dei diritti, mentre non danno ancora nessuna risposta alle attese di stabilizzazione del lavoro di decine di migliaia di precari. Non vi è coerenza fra gli impegni presi e i provvedimenti che si stanno preparando. Il contratto è scaduto da 6 anni. Nel frattempo - sottolineano - il Governo congela gli scatti di anzianità e si propone di introdurre un confuso e farraginoso sistema di premialità che prevede aumenti stipendiali solo nel 2019. In questo modo si costringerebbe il personale a porsi in una relazione di pericoloso antagonismo con i colleghi per ottenere benefici economici». I sindacati ricordano che su salario, carriere, orari, professionalità la sede di discussione e decisione «deve essere quella del rinnovo del contratto, da aprire immediatamente».