Scuola, margini ridotti per l’intesa Renzi: assunzioni solo se si cambia
Cresce l’ipotesi fiducia. Il governo: senza legge i centomila stabilizzati sarebbero 20 mila
ROMA Una trattativa a tutto campo, che vede coinvolti i relatori del provvedimento in commissione Istruzione al Senato, ma anche esponenti del governo e deputati. Il giorno della verità sulla scuola si avvicina e i margini di un’intesa con la minoranza si assottigliano, con la fiducia che si fa sempre più vicina. I sindacati chiedono di scorporare le assunzioni dei precari dal ddl e annunciano una manifestazione per il 23. Susanna Camusso, segretaria Cgil, è dura: «È chiaro che il governo rifiuta il confronto e la trattativa è una presa in giro». Matteo Renzi risponde così: «Chi è contrario cerca di bloccare la riforma in Parlamento con migliaia di emendamenti, salvo poi accusare il governo di non voler fare le assunzioni. Non siamo noi che vogliamo fermarci, ma le assunzioni hanno senso solo se cambiamo la scuola, se c’è un nuovo modello organizzativo. Le scuole non sono un ammortizzatore sociale. E comunque, prima di noi ci sono stati solo tagli». Il senso, per il premier, è: assumere senza riorganizzazione significa parcheggiare decine di migliaia di persone in un angolo a scuola per dare uno stipendio ai precari invece di avere più prof per dare una mano agli studenti. Se non passa la riforma - fa sapere palazzo Chigi - saranno assunti i precari in base all’attuale normativa, ovvero circa 20 mila insegnanti, mentre con la riforma saranno assunti i precari che Renzi vuole stabilizzare: più di 100 mila.
Il provvedimento sulla Buona scuola arriverà martedì in Commissione e i relatori, Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap), presenteranno un emendamento di un solo articolo che dovrebbe recepire alcune modifiche. Spiega la Puglisi: «Non snatureremo il provvedimento. Ma stiamo facendo il possibile per sciogliere tutti i dubbi». Le perplessità della minoranza del Pd non sono fugate. E contrari sono anche i sindacati, che hanno chiesto un confronto con il governo e chiedono di anticipare le assunzioni dei precari. Non è d’accordo la Puglisi: «L’assunzione non può essere fatta se non passa il resto del provvedimento. Non c’entra nulla il ricatto». La trattativa di queste ore serve per capire come procedere. Renzi ha fretta. Martedì il Pd si riunirà e, se non si trovasse un accordo, è possibile che il testo vada in Aula senza voto in commissione. Soprattutto se i subemendamenti presentati da Sel e 5 Stelle sforassero nell’ostruzionismo. In quel caso, il testo passerebbe in Aula, probabilmente già giovedì. E qui verrebbe presentato il maxiemendamento sul quale il governo potrebbe porre la fiducia. Fiducia che per il presidente del Senato, Piero Grasso, sarebbe meglio evitare. Nella newsletter, Renzi annuncia che «la ripresa c’è», ma, aggiunge, «non sono ancora contento: servono le riforme». Poi spiega che bisogna «sbloccare le opere pubbliche» e annuncia che sono pronti sei decreti legislativi sul fisco. Quanto al Pd, non commenta il rapporto di Barca, ma dice: «È importante che il Pd non perda il contatto con i problemi dei cittadini. Talvolta abbiamo dato l’impressione di essere autoreferenziali».
Alessandro Trocino