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Scuola, niente decreto la riforma si farà con un disegno di legge

l'esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica.

03/03/2015
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Il Messaggero

IL PIANO
ROMA Sul tavolo del Consiglio dei ministri oggi non arriverà più un decreto ma un disegno di legge. Perché - spiega Matteo Renzi al suo entourage - l'esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica. «Proporremo un disegno di legge - spiega il premier - chiedendo tempi certi al lavoro parlamentare. Se tutti saranno rispettosi e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni di urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare». Il ddl prevede la scissione in due della riforma. La parte grossa - quella relativa alle materie scolastiche, all'alternanza scuola-lavoro, al curriculum dello studente, nonché al merito e alla carriera degli insegnanti - resta fuori: "rimandata" alla legge delega.
I PUNTI

All'ordine del giorno ci sono capitoli definiti urgenti: l'assunzione dei precari inseriti nelle graduatorie a esaurimento, l'organico funzionale, la detrazione fiscale per le famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole paritarie, cui si aggiunge il miglioramento del piano sull'edilizia scolastica, l'erogazione del 5X1000 alle scuole statali, lo "School bonus" con crediti d'imposta al 65% nel 2015 e al 50% nel 2016 per coloro che erogano investimenti in favore delle scuole.
IL NODO

Nodo principale di una riforma che punta a cancellare i supplenti, annullare le graduatorie e procedere all'assunzione degli insegnanti solo tramite concorso, i precari restano l'anello debole. Delle assunzioni previste in prima battuta, infatti, a partire dal primo settembre grazie alla copertura finanziaria di un miliardo di euro, inserita nella legge di stabilità, ne restano fuori circa 23mila. Dei 148mila precari il governo punta ad assorbirne 125mila (attingendo alle graduatorie a esaurimento e ultimando le chiamate dei vincitori del concorso 2012), perché l'esecutivo non ha intenzione di assumere - e dunque pagare - docenti che non saprebbe come utilizzare. Su questo i sindacati si spaccano. L'Anief è tornata a denunciare come proprio il governo non sappia ancora davvero di quanti insegnanti la scuola abbia bisogno. Gli esclusi (ai quali si aggiungono anche quelli che rientrano nella sentenza della Corte di giustizia Europea) saranno assunti nel prossimo triennio 2016-2019 grazie a un ingente turn-over. Altro capitolo previsto nel ddl, riguarda l'organico funzionale, che cambia nome e diventa organico d'autonomia. Non ci sarà solo l'organico d'istituto o soltanto quello di rete. Dal Consiglio dei ministri dovrebbe uscire la proposta di un sistema misto tarato sulla base delle necessità scolastiche italiane. Pertanto, in alcune città potrebbe essere creata una rete di scuole cui demandare parte dell'organico che girerà, mentre sarà attivato quello d'istituto in realtà scolastiche meno complesse.
GLI SGRAVI

Mentre si punta a cambiare la gestione amministrativo-contabile delle scuole, per cui l'esercizio finanziario dovrà iniziare il primo gennaio insieme alla gestione del bilancio dello Stato e non più con l'anno scolastico, a essere inserite nel ddl anche le detrazioni fiscali (pari al 19%) per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie (13mila quelle presenti in Italia). «Non scuole private o realtà elitarie - puntualizza il sottosegretario, Gabriele Toccafondi - ma scuole equiparate a quelle pubbliche e statali secondo la legge 62 del 2000». Si ipotizza uno sgravio a famiglia di 130/160 euro l'anno sulla base di rette annuali che vanno da un minimo di mille euro a un massimo di 3.500 euro. Come? «Rispolverando un'iniziativa analoga adottata dal governo Prodi nel 2005 per gli asili nido - spiega il sottosegretario - attraverso cui si potrà detrarre una quota parte perché nessuno chiede la copertura totale delle rette, ma non si può neanche disconoscere l'aiuto che queste strutture erogano alla società».
Camilla Mozzetti