Scuola, ok alla norma sui super-presidi Studenti in piazza
Passa alla Camera l’articolo più contestato della riforma Bocciate le proposte della minoranza Pd. Tre giorni di proteste
ROMA L’aula di Montecitorio ha approvato ieri l’articolo 9 del disegno di legge “Buona scuola”, uno dei più discussi, che attribuisce la possibilità ai presidi di conferire ai docenti l’incarico triennale, rinnovabile, su chiamata diretta. Al preside sarà consentito effettuare dei colloqui per poter selezionare i professori, che saranno scelti in base non solo alla vastità del loro curriculum ma anche per il principio di aderenza al piano dell’offerta formativa dell’istituto.
L’articolo votato ieri è stato modificato significativamente dalla Commissione cultura nelle settimane scorse, infatti come richiesto da molte associazioni, l’Ufficio Scolastico Regionale provvederà alle assegnazioni di quei docenti che non hanno ricevuto proposte o che non le abbiano accettate.
LE TUTELE
Queste modifiche di fatto tutelano quei docenti che rischierebbero di non essere selezionati, stabilendo un principio di rotazione non competitivo. Soddisfazione è stata espressa in serata sui social dal ministro Stefania Giannini, che ha twittato: «Con art.9 #labuonascuola nuovi strumenti per autonomia, non ci sarà nessun preside-padrone ma dirigente responsabile e valutato».
Stessa linea per Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi: «Siamo sempre stati favorevoli a che le competenze del preside, siano individuate ed efficientate, mai nessuno di noi ha pensato al preside sceriffo anche perché noi saremmo valutati da un nucleo apposito. Non chiediamo di avere dei privilegi rispetto agli insegnanti. Siamo soddisfatti dell’approvazione odierna e speriamo che al Senato non sia svilito in virtù dei numeri risicati che conta la maggioranza». responsabile e valutato».
Stessa linea per Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi: «Siamo sempre stati favorevoli a che le competenze del preside, siano individuate ed efficientate, mai nessuno di noi ha pensato al preside sceriffo anche perché noi saremmo valutati da un nucleo apposito. Non chiediamo di avere dei privilegi rispetto agli insegnanti. Siamo soddisfatti dell’approvazione odierna e speriamo che al Senato non sia svilito in virtù dei numeri risicati che conta la maggioranza».
Il dibattito alla Camera tuttavia non è stato molto sereno, in più di un’occasione Stefano Fassina e Alfonso D’Ettore hanno chiesto le dimissioni del Ministro Giannini: «Lasci il suo incarico per ricostruire un clima più positivo nel mondo della scuola. Questa riforma è il programma con cui ci siamo presentati alle elezioni: no, è un'altra cosa».
Gli emendamenti proposti dalla minoranza dem che riguardavano la soppressione della chiamata diretta e sui criteri di scelta dei docenti sono stati respinti. Tra gli emendamenti approvati ce ne è uno del Movimento Cinque Stelle, che prevede che la chiamata diretta dagli albi regionali dovrà avvenire «in assenza di conflitti d'interesse avendo riguardo a possibili collegamenti soggettivi e/o di parentela del dirigente scolastico con i docenti iscritti negli ambiti territoriali».
Inoltre l’Aula ha approvato un emendamento del Partito Democratico che impone ai dirigenti scolastici di pubblicare sul sito internet dell’istituto l’elenco degli incarichi conferiti e i curricula dei docenti.
E mentre all’interno si approvava la riforma, davanti a Montecitorio gli insegnanti e gli studenti si sono dati appuntamento per una maratona oratoria contro il ddl, tra gli interventi quello del deputato di Sel Nicola Fratoianni che non solo ha chiesto le dimissioni del Ministro Giannini, ma anche ribadito che il governo «deve stralciare le assunzioni perché i docenti non debbono pagare il peso delle scelte di un governo irresponsabile». Il presidio che andrà avanti per due giorni non è sembrato particolarmente popolato, ma erano presenti molti studenti dell’Unione degli Studenti ed Ilaria Iapadre dell’esecutivo nazionale ha ricordato che «Renzi vuole raccontare cos’è la buona scuola avendo però silenziato il dibattito nel Paese, prima facendo un tour di consultazioni blindato e poi imponendo un’agenda che non tiene conto delle criticità del sistema formativo».
Massimiliano Coccia