Scuola, Renzi: "Sì al dialogo, no al boicottaggio". Il governo: "No a fiducia sulla riforma
Dopo i sindacati, l'esecutivo incontra le rappresentanze di studenti e genitori. Il ddl in aula alla Camera, voto finale il 20 maggio. Il premier "spiega" la Buona Scuola in un video. "boicottando le prove Invalsi o minacciando il blocco degli scrutini non si fa un servizio alla scuola o ai ragazzi". E annuncia "4 miliardi di euro di nuovi investimenti sull'edilizia scolastica".
Sì al dialogo, no al boicottaggio". Così Matteo Renzi, in un lungo video pubblicato sul sito del governo, interviene nel confronto in atto sulla riforma della "Buona Scuola", il cui ddl da domani inizia il suo iter alla Camera, con la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio che fa slittare da martedì 19 a mercoledì 20 maggio il voto finale. Ddl su cui, assicurano fonti di Palazzo Chigi in risposta a ricostruzioni di stampa, non sarà posta la fiducia.
Ma la strategia della persuasione elaborata dal premier comprende anche una lettera inviata ai docenti (il testo integrale) che in questi giorni sono entrati in agitazione, scesi nelle strade e hanno persino invaso la sua bacheca Facebook: "C'è un Paese, l'Italia, che sta ripartendo - scrive Renzi nella missiva -. Con tutti i nostri limiti, abbiamo l'occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un errore". E ancora: "Il nostro progetto non è 'prendere o lasciare' e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. La Buona Scuola non la inventa il Governo: la buona scuola c'è già. Siete voi. O meglio: siete molti tra voi, non tutti voi".
"Discutiamo oltre le ideologie". "Sono contento che l'istruzione sia ritornata al centro del dibattito pubblico" dice il premier nel video, sottolineando però la sua insoddisfazione per "i toni" della discussione, con i sindacati che dopo lo sciopero e le manifestazioni della scorsa settimana minacciano un'escalation di iniziative, fino al blocco degli scrutini, in risposta alla chiusura da parte dell'esecutivo, e il particolare del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, sulla messa in discussione dei punti qualificanti della riforma. "Quando si chiede ai ragazzi di boicottare le prove Invalsi o si minaccia il blocco degli scrutini, non si sta facendo un servizio alla scuola o a quei ragazzi" dichiara il presidente del Consiglio, "io vi chiedo: discutiamone, parliamone, ma facciamolo sulle cose concrete, non sugli slogan ideologici". Poi Renzi lega il tema della riforma a quello economico. "C'è la ripresa: ma senza cultura la crescita non serve". E annuncia: "Oggi pomeriggio firmerò una circolare ai ministri dell'Economia, delle Infrastrutture, e della Scuola che porta oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti sull'edilizia scolastica".
Governo "disponibile a modifiche dei punti chiave del ddl". Dopo Renzi, è il governo a diffondere una nota per dirsi disponibile a modificare la riforma della scuola durante l'esame del ddl in Parlamento, con "l'impegno a migliorare il testo in modo da rendere ancora più incisivo il progetto per la 'buona scuola' nei punti chiave: il superamento definitivo del precariato, la valorizzazione del corpo docente, la piena attuazione dell'autonomia scolastica, il collegamento con il mondo del lavoro e gli investimenti per l'edilizia scolastica".
LA RIFORMA DELLA SCUOLA: PRO E CONTRO
Renzi con lavagna e gessetto: ''Ecco cos'è la buona scuola''
Renzi, gessetto in mano e lavagna. Nel video pubblicato sul sito del governo, il premier compare in camicia, in mano un gessetto, alle spalle una lavagna. Come un maestro che scrive e spiega i passaggi essenziali della "lezione". In questo caso, davvero innovativo della comunicazione governativa. "Noi proponiamo una riforma, ma non chiamiamola riforma, alcuni punti concreti, puntuali e specifici di cui vorrei discutere insieme a voi, per capire dove siamo d'accordo e se ci piacciono o no". Il video è diviso in 9 punti:
1 Che cos'è la Buona scuola. "L'Italia non sarà mai la superpotenza demografica, geografica, diplomatica, ma può essere la superpotenza culturale. E allora dobbiamo recuperare tutto ciò che è cultura, istruzione, formazione e tentare di scrivere insieme una pagina nuova. Ecco cos'è la buona scuola".
2 alternanza scuola-lavoro. "La cosa più urgente, non la più importante, è l'alternanza scuola-lavoro. Noi abbiamo avuto un crollo totale degli occupati con un aumento dell'occupazione giovanale impressionante. Siamo un Paese in cui i giovani che non trovano lavoro sono oltre il 40%, un dato che è tra i peggiori d'Europa. L'alternanza scuola-lavoro funziona in Germania, in Svizzera, in Austria, in Alto Adige, che la può fare per una previsione costituzionale. Nella Buona scuola si prevede finalmente l'alternanza scuola-lavoro per ridurre finalmente quel 44% di disoccupazione giovanile".
3 più cultura umanista. "Nella riforma chiediamo di studiare di più storia, arte, musica e lingue. Chiediamo alla scuola italiana di fare ciò che la scuola ha il dovere di realizzare, un investimento più forte non solo sugli skill, sui curricula, ma sull'esigenza di educare un cittadino. Certo, si può discuterne, ma io penso che ci vorrebbero più ore di latino. E l'idea di tornare ad investire su materie messe in secondo piano non è in contraddizione con le materie scientifiche. Ho incontrato la scienziata Giannotti e mi ha raccontato con entusiasmo il suo passato nel liceo classico. Bisogna tornare a restituire ossigeno".
4 più soldi agli insegnanti. "Diamo più soldi agli insegnanti e non meno e non solo perchè da lì dipende l'autorevolezza sociale ma perchè è un fatto di giustizia" dice Renzi, spiegando il senso dei 500 euro annuali ad ogni insegnante e dei 200 mln per la valutazione. Ma Renzi spiega anche perché, in ase alla riforma, anche gli insegnanti saranno valutati: "Molti si sono arrabbiati, ma non può valere il principio che nessuno mi può giudicare. Se chiedi ai ragazzi di dare il meglio, potrai accettare il criterio per cui tu stesso puoi essere valutato. Possiamo discutere sui poteri del preside, sarà un nucleo di valutazione a decidere, ma il merito non è una parolaccia e il principio di fondo è dare più soldi a chi li merita".
5 l'autonomia, come principio fondamentale. "Autonomia, una parola, un po' abusata, che risale ai tempi della riforma Berlinguer. Autonomia vuol dire che la scuola di Milano centro avrà caratteristiche diverse da quella di Mazara del Vallo. Autonomia significa levare, togliere, eliminare il potere alle circolari ministeriali che in stretto burocratese decidono il futuro dei ragazzi e chiedere alle scuole di aprirsi al territorio e alle realtà culturali". "Questo non è svendere ai privati - aggiunge Renzi -. Non cambia niente per il consiglio d'istituto, che è il soggetto che decide l'offerta formativa e discute e dà la linea di come si deve comportare la scuola. Presidi sceriffi? Il preside ha delle responsabilità in più, ma non sarà mai lo sceriffo. Sarà il responsabile di una comunità insieme al consiglio d'istituto, al collegio dei docenti, alle famiglie. La scuola non è mia, non è del governo, non è dei sindacati. La scuola è dove riparte il Paese".
6 continuità dell'azione educativa, con l'assunzione dei precari. "Non possiamo avere un'azione educativa spezzettata tra supplenti, controsupplenti e dintorni. Ecco perché il governo sceglie di assumere solo quest'anno più di centomila persone che avevano acquisito il diritto a essere assunte e con le quali lo Stato non aveva mantenuto la parola. Continuità significa che assumendo più persone la scuola italiana funzionerà con una stabilità educativa e non con un meccanismo in cui si forma una generazione di precari frustrata, perché anziché seguire il fuoco sacro dell'insegnamento è destinata a perdere le proprie ore dietro le trafile burocratiche delle graduatorie".
7 i cinque punti della buona scuola in sintesi. "Per la prima volta si parla di regolare una legge sugli asili nido e sulle scuole materne, la cosiddetta 0-6, sta nella legge delega. Si parla di diritto allo studio per i ragazzi che non ce la fanno; la scuola è o dovrebbe essere il luogo nel quale le diseguaglianze vengono cancellate in partenza, tutti devono essere messi nello stesso punto di partenza. Poi chi è bravo andrà più veloce, chi è meno bravo sarà aiutato, ma il punto di partenza deve essere uguale per tutti. Questo è il motivo per cui il diritto allo studio è una delle questioni fondamentali della nostra riforma". Il premier ha poi sottolineato che la riforma riguarda la scuola digitale, "che non è semplicemente le lavagne interattive, multimediali; la scuola digitale è la banda larga, è la capacità di pensare multitasking, è però contemporaneamente la voglia di emozionarsi di fronte alla realtà, non soltanto alla realtà virtuale".
8 che cosa non è la buona scuola. "Nella 'Buona Scuola' non si parla nel modo più totale di ferie per gli studenti, di giorni di vacanza. E' uno degli argomenti per cui più sui social network i ragazzi mi hanno detto 'Stai distruggendo i nostri giorni di vacanza'. Nella 'Buona Scuola' non si parla di questo. Non ci sono 'presidi Rambo', i 'presidi Rambo' esistono solo al cinema, se ci sono. E attenzione che questo è molto importante: non è vero che il preside assume l'amico dell'amico, non è vero che ci sono i licenziamenti dopo 36 mesi, sono assolute falsità".
9 ridare alla scuola il ruolo che merita. "Se ridiamo importanza e centralità alla scuola forse l'Italia torna a crescere".
Le richieste degli studenti. Dopo aver incontrato ieri i sindacati, il governo ha accolto oggi a Palazzo Chigi i rappresentanti dei genitori e degli studenti. Durante l'incontro gli studenti hanno chiesto di finanziare le legge quadro sul diritto allo studio. Particolarmente critica l'Unione degli studenti che, in segno di protesta contro i contenuti del ddl Buona scuola, ha aderito allo sciopero del 5 maggio organizzato dai sindacati di categoria. Gli studenti hanno chiesto, tra l'altro, più ore di alternanza scuola-lavoro, di contare di più nella governance e di poter scrivere il piano dell'offerta formativa assieme ai docenti. Oltre a parlare dei contenuti del ddl Buona scuola l'Uds ha spiegato la ragione della protesta contro i test Invalsi: "Abbiamo un'altra idea della valutazione". Dalla Rete degli studenti è arrivata la richiesta di un fondo perequativo per il 5xmille, di un maggior protagonismo degli studenti e di adeguati finanziamenti per il diritto allo studio.
I genitori temono blocco scrutini. Nel pomeriggio, decisamente più sereno l'incontro con le associazioni dei genitori che, spiega il ministro Giannini, anche se "hanno espresso opinioni e sensibilità diverse sui singoli punti", "hanno riconosciuto lo sforzo del governo di voler portare la scuola dal secolo scorso a questo secolo". "La valutazione dei docenti è il tema che sta a cuore ai genitori", ha sottolineato Giannini, anche se poi le associazioni hanno chiarito che "non compete a noi la valutazione dei docenti, deve essere oggetto di materia contrattuale". Tra le preoccupazioni principali al momento dei genitori, che si augurano che la controversia con i sindacati si ricomponga, c'è il paventato blocco degli scrutini. "Confidiamo che le famiglie siano veramente nella scuola a pieno titolo, perché la scuola non è dei sindacati, ma prima di tutto degli studenti e dei genitori. Per questo motivo siamo contrari al blocco degli scrutini, perché è una forma di protesta contro gli alunni" dichiara Fabrizio Azzolini, presidente dell'Age (Associazione italiana genitori) a margine dell'incontro a Palazzo Chigi.
Furlan non condivide blocco scrutini. L'ipotesi del blocco, paventata ieri da Susanna Camusso e dai Cobas dopo il confronto tra sindacati e governo, non piace ad Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl: "Creerebbe dei disagi a famiglie e ragazzi e spero che prima di allora si trovino le soluzioni". Riguardo al boicottaggio dei test Invalsi, definito 'indecente' dal sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, Furlan ha commentato: "Il sottosegretario Faraone fa dichiarazioni senza senso, mi spiace usare questi termini, ma è esattamente così".
Le critiche di Sel al ddl. Per Nichi Vendola il ddl scuola "è un capolavoro del renzismo" e ripropone il "solito vizietto di Renzi, l'idea di autoritarismo della scuola". Su tutto l'eccessivo potere dei presidi che per Vendola "profuma di corruzione e prospetta una ipoteca della libertà" e la possibilità di "ricattare gli insegnanti". Il leader di Se ha proposto di "usare ogni mezzo" per "boicottare" la riforma che "ferisce" la scuola pubblica