Scuola, retribuzioni tagliate È l'effetto del doppio blocco
Le retribuzione dei dipendenti pubblici, scuola compresa, continuano a rimanere ferme. Nel settore privato, invece, crescono in un anno dell'1,5%.
di Antimo Di Geronimo
Le retribuzione dei dipendenti pubblici, scuola compresa, continuano a rimanere ferme. Nel settore privato, invece, crescono in un anno dell'1,5%. È un encefalogramma piatto il grafico elaborato dall'Istat per fotografare l'andamento delle retribuzioni nella pubblica amministrazione nell'ultimo anno dal marzo 2014 a marzo 2015. A guidare la classifica dei lavoratori che vantano una busta paga in crescita, quelli delle telecomunicazioni (3,5%), seguiti dagli addetti del settore gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3,3%), dai lavoratori di energia e petroli e estrazioni minerali (3,0%). La percentuale scende a zero nella scuola: «Si registrano variazioni nulle», scrive l'Istat, «nel settore del commercio e in tutti i comparti della pubblica amministrazione». Il dato sconta le restrizioni imposte dalla crisi, che nella scuola ha determinato non solo il blocco dei rinnovi contrattuali, ma anche la cancellazione dell'utilità di 3 anni di lavoro ai fini della progressione retributiva di anzianità. Inizialmente, gli anni dovevano essere 4: 2010, 2011, 2012 e 1 2013. Poi, però, il 2010 è stato restituito all'ultimo momento dal governo Berlusconi. E per il 2011 e 2012, esecutivo e sindacati si sono messi d'accordo per coprire il buco utilizzando i fondi da destinare allo straordinario: il cosiddetto fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. Il 2013, invece, è tuttora inutile ai fini della progressione di carriera. Nella scuola, dunque, più che di retribuzioni ferme, è legittimo parlare di retribuzioni decurtate. Il contratto della scuola, infatti, anziché prevedere il medesimo importo retributivo dall'inizio alla fine della carriera, suddivide gli importi secondo una scala crescente che parte da un minimo (la cosiddetta classe 0) per i neoassunti fino a un massimo (classe 35) per i lavoratori più anziani. Il differimento di un anno del termine di maturazione dei gradoni, dunque, si traduce in una decurtazione delle retribuzioni nell'ordine di 1000 euro l'anno. E a ciò va aggiunto il mancato rinnovo del contratto scaduto da 57 mesi, contro l'attesa media negli altri settori di 39 mesi per ogni rinnovo.