Scuola, urgente una riforma si punti a formazione e merito
La scuola deve tornare ad essere potente ascensore sociale capace di premiare i tanti diversi talenti senza lasciare indietro nessuno
Caro direttore,
dopo annunci, ripensamenti e contorcimenti vari, il governo si appresterebbe - e il condizionale davvero è d’obbligo - a varare il piano scuola. Poiché la scuola è il campo in cui rifondare la civiltà italiana del XXI secolo (e guai a chi accusa di retorica: la partita è serissima e decisiva), prima che vengano commessi errori tali da compromettere il futuro dei nostri ragazzi, mi permetto di sottoporre all’attenzione di tutti: autorità, operatori scolastici, docenti, sindacati, alcune proposte realmente innovative sulle quali spero si apra un dibattito concreto e fattivo.
Con una premessa. Il governo Renzi sta destinando 3 miliardi all’anno a una maxi-assunzione di precari - circa 150 mila - ope legis. Si tratta di una scelta doppiamente sbagliata: primo, va contro il merito (poiché solo una piccola minoranza è passata attraverso un vero concorso) e profuma di clientelismo; secondo, avvelena i pozzi perché taglia le gambe ai tanti bravi docenti che si stanno impegnando e preparando. Tre miliardi di euro all’anno diventano 30 miliardi in un decennio (aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati per l’edilizia scolastica), che potrebbero davvero fare la differenza per le nostre scuole. Noi proponiamo di destinare questi 30 miliardi a dieci obiettivi firmati Italia Unica.
Primo punto: far guadagnare un anno di vita a tutti portando da 13 a 12 gli anni di studio per arrivare al diploma di maturità. Portare dunque l'obbligo scolastico da 10 a12 anni e non lasciarsi più indietro centinaia di migliaia di giovani che oggi si perdono per strada, visto che da noi la dispersione scolastica è drammaticamente la più alta d’Europa: 17,6% contro il 12,8%.
Secondo punto: assicurare maggiori opportunità di partenza garantendo a tutti scuola materna ed elementare a tempo pieno, con la possibilità di iniziare la prima elementare a cinque anni. Terzo: insegnare ad imparare. Passare cioè dal nozionismo al metodo dell’aggiornamento continuo. Tradotto: insegnare l’inglese come l’italiano, favorire il lavoro di gruppo, l’educazione civica, le tecniche di collaborazione. Quarto: rafforzare la formazione tecnica e professionale, assicurando maggiore integrazione tra la scuola ed il mondo del lavoro. Quinto: seminare meritocrazia vera attuando l'articolo 34 della Costituzione. Un esempio? Consistenti borse di studio per studenti meritevoli. Sesto punto: come per gli studenti, premiamo il merito degli insegnanti migliori. Incentivi di carriera e riconoscimenti economici per quelli che si aggiornano ed ottengono i migliori risultati. Settimo: parità vera ed effettiva tra scuole statali e paritarie. Con controlli di qualità rigorosi e anche qui detrazioni o voucher per le famiglie. Ottavo punto: serve garantire maggiore autonomia alle scuole e maggiore responsabilità ai dirigenti scolastici anche nella selezione degli insegnanti e nella gestione delle supplenze.
Dobbiamo promuovere modelli alternativi di governance scolastica. Debellando la pratica degradante delle supplenze garantendo ai docenti abilitati l'opzione di coprire le ore di supplenza in cambio di remunerazioni ad hoc. Nono punto: no alla proposta governativa di autovalutazione degli istituti scolastici. Al contrario, via libera a valutazioni rigorose con criteri oggettivi e trasparenti. Infine decimo punto: un piano serio, realistico, adeguato di edilizia scolastica e grande alleanza tra scuola e associazionismo sportivo. Basta scuole che cadono a pezzi, pericolose per i nostri figli e più educazione fisica per combattere la piaga dell’obesità infantile.
Sono spunti di riflessione necessariamente sintetici è che sono trattati con maggiore ampiezza sul sito italiaunica.com. Ma su ognuno si può e si deve riflettere perché sono pilastri di un edificio da rifondare. La scuola deve tornare ad essere potente ascensore sociale capace di premiare i tanti diversi talenti senza lasciare indietro nessuno. Il tempo delle promesse è scaduto. Ora è il tempo dei fatti.
Corrado Passera * Presidente ItaliaUnica