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Sì alla cattedra anche se è lontana, ma uno su cinque rifiuta il posto fisso

Il Miur. Secondo le prime stime in quindicimila non si presenteranno oggi all'appello

14/08/2015
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la Repubblica

Sono uno su cinque, secondo i dati quasi definitivi in possesso al ministero dell’Istruzione, gli insegnanti precari che si sono rifiutati di presentare domanda per essere assunti a tempo indeterminato nella scuola italiana. Oggi, alle 14, si chiude il primo “time limit” (la consegna del modulo online) per le 103.000 cattedre della Buona scuola: il ministero dell’Istruzione ipotizza che le domande inviate via computer dagli aspiranti docenti oggi saranno 75 mila ( erano 66 mila ieri alle 18). Non è il flop delle domande al posto fisso, quindi, ne il fallimento della Buona scuola, legge centrale all’azione di governo, temuto dal ministero e ipotizzato dai sindacati a inizio estate. I quindicimila che hanno deciso di rifiutare, per ora, la cattedra certa dicono che se l’avversione del corpo docente alla riforma persiste anche a legge approvata e funzionante è però vero che il boicottaggio — risultati parziali alla mano — è stato limitato e che la maggior parte dei precari iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae) sta accettando il rischio di lasciare la provincia assegnata oggi di fronte alla possibilità di un’assunzione definitiva.

Molti in questi giorni hanno raccontato le loro storie di docenti precari che non possono lasciare mariti disoccupati, figli piccoli, genitori malati. O semplicemente non hanno intenzione di impegnare gran parte dei 1.350 euro mensili dello stipendio in un affitto oneroso a Roma o a Milano quando hanno case di proprietà a Gela e ad Agropoli. Meglio restare al Sud da supplenti eterni, assunti a settembre e licenziati a giugno, che rischiare le “deportazione”, così la si è definita sui social, a Torino o Reggio Emilia. La Regione Sardegna ha scritto al ministro Stefania Giannini che la “Buona scuola” rischiava di spopolare ulteriormente “un’isola già piagata dall’emigrazione”. Il sindacato Anief assicura ora che molti docenti decideranno all’ultimo minuto disponibile. Quindicimila, tuttavia, secondo le ultime cifre, non presenteranno domanda: alti nella graduatoria di prima fascia (Gae), questi precari avranno un altro anno di supplenze garantite e potranno contare su futuri piani assunzionali (sostituzioni dei pensionati) o sul concorsone da 50-60 mila del 2016. Chi ha presentato domanda, invece, non potrà rifiutare la sede, pena, oltre alla perdita del posto fisso, la cancellazione dalle graduatorie.
Al ministero considerano questa fase un successo, o uno scampato pericolo, e assicurano che l’algoritmo sperimentato consentirà alla maggioranza degli aventi diritto di ottenere la sede in una delle prime province scelte (sulle cento indicate). I 6-7 mila che dovranno viaggiare saranno perlopiù gli idonei del concorso 2012.
Questa fase di domande nazionali online riguarda i 55 mila posti del potenziamento (le nuove materie o quelle che saranno insegnate con più frequenza) e i residui delle assunzioni per turnover di inizio estate (sono 30 mila i nuovi assunti ad oggi). Quasi tutti entreranno in cattedra entro il 15 settembre. A pieno regime, le cattedre assegnate — si stima — saranno 95-96 mila sulle 103.000 previste. I 7-8.000 insegnanti mancanti saranno nuovamente presi dalle seconde fasce per un anno di supplenze, che nel 2016 saranno convertite in assunzioni a tempo indeterminato. Una delle contestazioni in corso è che il ministero non ha reso noti, appunto, i posti residui della fase B e questo introduce un ulteriore elemento di incertezza per i precari aventi diritto ala cattedra. La Cgil lamenta poi che ci si trova di fronte a un’anomalia pericolosa: «Questo sistema garantisce la scelta della prima provincia ad alcuni aspiranti mentre a chi non riuscisse ad ottenerla non garantirebbe neppure le successive, visto che queste sarebbero già occupate da chi le ha indicate come prima scelta».
Dice il ministro Giannini: «I primi numeri sono confortanti, i futuri insegnanti ci stanno seguendo, ora possiamo dedicarci alla seconda fase e alla definizione delle deleghe».

Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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