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Unità: «Una legge burocratica che affossa gli atenei»

Intervista a Marco Meloni, politiche universitarie PD «La nostra richiesta per favorire l’ occupazione è sbloccare il turn over. Anche il presidente Napolitano ha sollecitato la copertura finanziaria»

24/07/2010
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l'Unità

Ridicolo sul diritto allostudio, centralista e burocratico,soprattutto«coerente con la politicadi questo governo:disinvestire sul sapere, affossare ilsistema universitario,mandare a casamigliaia di precari senza alcunatutela sociale».

Per Marco Meloni,coordinatore del Pd sulle politiche universitarie, il ddl governativo chesi sta discutendo al Senato sarebbeuna presa in giro se non fosse qualcosadi peggio: «1,4 miliardi di taglidegli anni scorsi e il blocco del turnover hanno paralizzato gli atenei.Con la manovra si aggiungono altrepesantissime misure che rendonocarta straccia il progetto di riforma.Anche Napolitano, a Trieste, ha dettoche ci deve essere la copertura finanziariaper la riforma».

Il Pd, però, sostiene che la riforma sideve fare e Michele Salvati, sul Corriere,contro la vostra proposta di abbassarel’età pensionabile, cita Isaac Asimov:l’estrema scarsità di risorse avevaindotto a sopprimere gli ultra sessantacinquenni.

«Salvati fa considerazioni giuste sullavalutazione, mentre da altri vengonoresistenze di semplice conservazione.La nostra proposta non impedisceai professori bravi di fare didatticae ricerca, sarebbero inveceesclusi dagli organi direttivi e dallecommissioni di concorso. In Italiaabbiamo, anche nelle università,un enorme problema generazionale:i docenti fra i 30 e i 34 anni sonoda noi il 4,3% mentre in Germaniasono il 16%, in Francia il 13, inOlanda l’11 %. Dobbiamo costruireregole che invertano la tendenza».

Il ministro Gelmini ha ripreso questaproposta. Ma allora è d’accordo convoi?

«Se è d’accordo ci segua,ma per orail governo ha dato parere negativo,purtroppo in commissione era passatoun emendamento alla manovrache prolungava fino a 75 anni lapossibilità di restare in carica. Ciòche fa la differenza è che noi vogliamoche per ogni ordinario che va inpensione entrino due giovani docenti,che venga sbloccato il turnover».

I ricercatori sono in rivolta ma negliatenei c’è anche il problema dei nuoviingressi, le vostre proposte non rischiano dichiudere la porta a chi non c’è ancora?

«I ricercatori hanno buone ragioni,anche perché fanno un lavoro improprio,non è nei loro obblighi farsi caricodella didattica. Noi proponiamoche vi sia un regime transitorio di seianni con un cofinanziamento di 140milioni annui, che non è una cifra folle.Con queste risorse si creerebbeuno spazio per circa15mila ricercatori.Altre risorse dovrebbero arrivaredai pensionamenti per porre rimedioallo scandalo dei precari e per crearela possibilità di nuovi ingressi, secondouna proporzione di almeno 60 peri nuovi ingressi e almeno 20 per i postinel ruolo docente».

Perché ormai si parla di scandalo deiprecari?

«Persone pagate pochissimo, 900 euroal mese e anche meno, a cui il governosta dicendo, qualche volta dopodieci anni di lavoro, “tante grazie,non servite più”. Circa ventimila personeprive di diritti, persino censirleè difficile, che non riescono a far sentirela loro voce. L’atteggiamento delgoverno incentiva il precariato. Orala manovra taglia del 50% i contrattia termine. Noi spingiamo molto sudue cose: un contratto unico che sostituiscal’attuale miriade di contrattiatipici e l’accantonamento del budgetper i futuri contratti. È inutileavere una lista nazionale di professoriabilitati se non ci sono i soldiper assumerli».

Però è senso comune che nelle universitàitaliane ci siano molti sprechi,questo facilita il lavoro dei “tagliatoridi teste”.

«Senso comune ma non semprebuon senso perché, per esempio, ilrapporto fra numero dei docenti equello degli studenti è basso. Peròun problema esiste: alla autonomiadelle università non ha corrispostola responsabilità, che significa criteridi valutazione (test d’ingresso edi uscita, in modo da poter misurarecosa i giovani hanno appreso durantegli anni di università) e significaanche un sistema di incentivi esanzioni ».

I rettori delle università del Sud temono che con la valutazionei loro ateneisi svuoteranno.«Io sono a favore di un fondo per ilriequilibrio perché il sistema universitariodeve essere distribuito su tuttoil territorio nazionale. Se uno deicriteri di valutazione è l’assorbimentooccupazionale, la peggiore universitàdel Nord vincerà sulla miglioredel Sud, però anche Palermoe Cagliari devono essere stimolate amigliorare l’offerta formativa. Perme, da sardo, sarebbe inaccettabileche non fosse così».

Gelmini dice: diritto allo studio e premial merito.«È una vera presa in giro, se le borsedi studio non vengono finanziate èmeglio che il ministro ritiri quell’articolo.Non si deve promettere ciòche non verrà mantenuto. MariaStella Gelmini usa parole che o nonsa cosa significhino o fa finta di nonsaperlo. Il merito non è premiato innessuna disposizione di questa legge,né per i professori né per gli studenti».


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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