Università, il Pd ritira l'emendamento valuta-atenei, sparisce la norma per i concorsi pubblici. Ma settembre apre il cantiere della "buona università"
Quello del Pd è però un passo indietro per farne due avanti
pietro.salvatori@huffingtonpost.it
Niente valutazione delle università nei concorsi pubblici. Il Partito democratico ritirerà l'emendamento che ha sollevato un vespaio di polemiche, secondo il quale il voto preso in un ateneo dalle medie molto alte sarebbe valso meno da un equivalente conseguito in un istituto più selettivo.
È da giorni che si parla della contrarietà del ministro Marianna Madia e di mezzo partito a quella che era partita come un'operazione di buona volontà per irrobustire le categorie di merito nelle selezioni del personale statale. Un emendamento presentato dal Dem Marco Meloni, che era partito come una semplice abolizione del voto minimo per accedere ai concorsi, ma che aveva subito una serie di riformulazione fino a fargli assumere una formulazione che aveva provocato la levata di scudi di rettori, studenti, sindacati e opposizioni.
Era stato proprio il ministro della Pubblica amministrazione, prima del Consiglio dei ministri di venerdì scorso, a far capire che la valuta-atenei avrebbe vito vita breve. La conferma definitiva arriva oggi da Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera. "L'emendamento verrà soppresso in aula - spiega solcando ad ampie falcate il Transatlantico - con la condizione della commissione Istruzione".
Il che, tradotto, significa che la commissione competente valuterà la norma, e quindi darà parere favorevole all'approvazione della riforma a patto che l'emendamento in questione venga eliminato o perlomeno modificato e riportato alla sua formulazione originaria. Che il lavoro sia di accetta o sia di lima, il testo che ha fatto tanto discutere sparirà.
Quello del Pd è però un passo indietro per farne due avanti. Perché dopo l'estate partirà una grande fase di consultazione pubblica per preparare il terreno a "la buona università", una riforma complessiva dell'istruzione superiore, come spiega la responsabile del partito Francesca Puglisi. Sul tavolo una completa attuazione dell'autonomia degli atenei, un jobs act universitario, che riduca a un'unica tipologia le miriadi di forme contrattuali oggi esistenti con lo scopo di favorire l'assunzione dei giovani. E, appunto, lo spinoso tema della valutazione degli atenei e del valore legale del titolo di studio.
Insomma. Per il momento lo strano asse tra rettori, professori e studenti è destinato a dividersi per passare vacanze separate. Ma tutto porta a pensare che dall'autunno torneranno a percorrere le stesse strade.