Università, nel Def merito e prestiti d’onore. Gli studenti: «Inaccettabile»
Le associazioni degli studenti contro le novità anticipate nel Documento: «Rischio indebitamento per gli studenti». Il M5S: «Così l’accesso agli studi sarà per pochi»
Antonella De Gregorio
Documento di Economia e Finanza 2015, pagina 85: sotto il titolo «Merito e valutazione nelle università» si cela la prima carta messa in campo dal governo Renzi per riformare il sistema di studi superiori italiano. Atteso in forma organica dopo che si sarà chiuso il capitolo sulla Buona Scuola, il progetto per la «Buona Università», però - anche solo sotto forma di antipasto - va già storto agli studenti.
Nelle due azioni previste: «Merito e valutazione nelle università», e «Merito e diritto allo studio nelle università» si leggono «proposte inaccettabili», sostengono le due associazioni Udu e Link. «Inutili e dannose per il sistema, anche parzialmente già previste e fortemente avversate da gran parte dell’università italiana», sostiene Gianluca Scucimarra (Udu).
Merito
In particolare, gli studenti sono contrari all’aumento della quota premiale fino al 30% e al rafforzamento dello strumento del Prestito d’Onore. Il primo «incentiverà la competizione tra gli atenei per accaparrarsi le poche briciole che restano dell’investimento statale. Una precisa scelta politica - dichiara Alberto Campailla (Link) - che esaspera le disparità tra gli atenei per abbandonare definitivamente quelli attualmente considerati meno virtuosi sulla strada della chiusura, lasciando intere regioni, soprattutto al meridione, senza un’Università di qualità a trainare lo sviluppo sociale ed economico del territorio».
Un ritorno al passato
Sul diritto allo studio, la proposta del governo è «un ritorno al passato tutto a discapito degli studenti». Anzi, di più: una «proposta di centro-destra». «Siamo di fronte alla fotocopia di quanto tentato due anni fa dall’allora ministro Profumo - dice l’Udu -, una misura contro cui gli studenti diedero vita ad una mobilitazione che bloccò la norma».
Prestito d’onore
E poi: il Governo, denunciano gli studenti, sembra aver cara l’implementazione del Prestito d’Onore. «Strumento che negli Stati Uniti ha portato a un indebitamento complessivo degli studenti di oltre 1.000 miliardi di dollari ma che le nostre istituzioni continuano a elogiare ciecamente». Il prestito d’onore «non è adeguato a garantire il Diritto allo Studio e aumentare le immatricolazioni - continua Campailla - poiché rende l’Università accessibile solo a chi è disposto a indebitarsi o ha una buona condizione economica di partenza. Introdurre il Prestito d’Onore, rinunciando a finanziare adeguatamente il diritto allo studio, significa condannare un’intera generazione a scegliere tra l’indebitamento a vita e l’esclusione dai processi di formazione».
La forbice
Levata di scudi anche dei deputati del M5S in commissione Cultura alla Camera: «Si tratta di un nuovo capitolo del tentativo del Pd di dare una spallata al nostro sistema sociale e di creare un Paese dove si allarga sempre di più la forbice tra chi possiede i mezzi economici per accedere al sapere e ad adeguati strumenti di formazione e chi resta tagliato fuori, venendo confinato al ruolo di bassa manovalanza». Il Governo dovrebbe invece «aumentare i fondi per il diritto allo studio universitario, che ci vede agli ultimi posti in Europa», sostengono i Grillini.
Il «tesoretto»
Gli universitari chiedono che sia convocato «immediatamente» il tavolo ministeriale «per una riforma in senso estensivo dei Livelli Essenziali delle Prestazioni» per individuare dei parametri standard di diritto allo studio. E avanzano una proposta: utilizzare parte del «tesoretto» («se esiste davvero») derivante dal Def 2015 per arrivare a garantire il diritto allo studio al 100%, nei prossimi tre anni. «Servono 150 milioni di euro per ciascun anno», hanno calcolato.