Assemblea ad Ancona per il riscatto dell'Università pubblica
Il comunicato di Lista Gulliver-Sinistra Universitaria, Adi-Ancona, Rete29Aprile ed FLC CGIL sull'iniziativa del 30 ottobre 2017.
Da anni, svariate problematiche affliggono il mondo dell’università pubblica italiana, coinvolgendo tutte le componenti del mondo accademico. Il cronico sottofinanziamento alla pubblica istruzione e l’immobilismo degli ultimi governi per quanto riguarda i problemi dell’università, continuano a mettere in difficoltà il sistema universitario.
Il mondo universitario non accetta più questa situazione: in vista della discussione della legge di stabilità tutte le componenti universitarie hanno deciso di unire le proprie rivendicazioni in modo da portare all’attenzione del MIUR le questioni più urgenti da risolvere per migliorare la situazione all’interno degli atenei.
A livello nazionale è stato recentemente lanciato il “Movimento studenti e lavoratori dell’Università” dal Politecnico di Torino, dove il 6 novembre si svolgerà un’assemblea delle componenti universitarie. Anche all’Università Politecnica delle Marche studenti, dottorandi, ricercatori, docenti e PTA si stanno mobilitando. Lunedì 30 ottobre si è infatti tenuta ad Ancona un’assemblea tra studenti, dottorandi, ricercatori, docenti universitari e personale tecnico amministrativo, che ha individuato le proposte da portare all’attenzione dell’assemblea nazionale. Il confronto, organizzato dalla Lista Gulliver - Sinistra Universitaria, Adi-Ancona, Rete29Aprile ed FLC CGIL, si è concentrato sulle criticità e le priorità dell’Università pubblica a partire dalla situazione dell’ateneo dorico.
I principali argomenti toccati dai molti intervento sono stati:
- diritto allo studio: è gravissimo che ancora non si riesca a garantire il diritto allo studio e i servizi essenziali agli studenti idonei. È necessario un maggior investimento nelle borse di studio, nelle residenze per gli studenti e nei servizi per i beneficiari di borsa. L’obiettivo dovrebbe essere anche l’aumento degli idonei alla borsa, aumentando le possibilità di accesso al sistema di istruzione agli studenti meno abbienti;
- strutture e servizi negli atenei: Le università non sono in grado di applicare un programmazione di interventi per migliorare i servizi per gli studenti. Infatti l’ammontare e la ripartizione del fondo di finanziamento non sono basati sul reale fabbisogno. È in aumento negli ultimi anni la quota premiale del fondo (22% nel 2017) e la quota base viene calcolata in base al numero degli studenti in corso escludendo dal calcolo dei fondi necessari gran parte degli studenti che non si laurea nei tempi previsti. È necessario un incremento del fondo, e una modifica della ripartizione, basando il finanziamento degli atenei sul fabbisogno reale, puntando al miglioramento del sistema universitario anziché di poche eccellenze;
- dottorato di ricerca: l’ultimo adeguamento dell’importo della borsa risale al 2008. E’ necessario dunque che l’importo della borsa venga aumentato almeno fino a raggiungere il minimale contributivo INPS, in modo che ai fini previdenziali vengano riconosciute 12 mensilità piene per i tre di dottorato. La tassazione sul dottorato, poi, colpisce ancora almeno ⅓ di tutti gli atenei italiani, con cifre che possono arrivare a corrispondere a due mensilità della borsa. Abolirla è una priorità per fermare l’erosione delle borse e valorizzare adeguatamente il percorso formativo e lavorativo. Il dottorato senza borsa, infine, è ancora fonte di inaccettabili discriminazioni. Come prima misura, è necessario garantire un budget per la mobilità all’estero dei dottorandi senza borsa per tutti gli atenei;
- reclutamento: negli ultimi 10 anni, a causa di definanziamento e blocco del turn-over, sono stati perduti più di 10mila posti da ricercatore. Il numero di nuovi accessi come RTDb è ancora insufficiente se si considera il notevole numero di pensionamenti che ci sono stati negli ultimi anni, con conseguente forte riduzione del corpo docente, e quelli previsti negli anni a venire. Un piano di reclutamento straordinario è quindi un primo passo necessario, ma questo deve accompagnarsi ad una programmazione pluriennale ordinaria capace di rispondere alle necessità del sistema universitario e alle legittime aspettative di oltre 20 mila tra assegnisti di ricerca e ricercatori precari, che oggi compongono più del 50% del personale che si occupa di ricerca negli atenei italiani;
- idocenti hanno lamentato il perdurare del blocco degli scatti (l’eventuale sblocco avrà effetti a partire dal 2020) ed il fatto che essi saranno premiali, destinati quindi solo ad una quota dei docenti, che potrebbe risultare differente fra gli atenei;
- personale tecnico amministrativo: incremento salariale nel triennio non inferiore a € 85 mensili uguali per tutti e destinato all’incremento del salario di base; previsione di un meccanismo di sterilizzazione del cosiddetto “Bonus Renzi” al fine di non recare danno, vanificando gli incrementi stipendiali, al personale come sembrerebbe previsto in finanziaria (reddito innalzato a €24600 e €26600); stabilizzazione del salario accessorio derivante dal contratto nazionale oltre che una quota di parte dell’indennità mensile d’Ateneo e Riconferma della contrattazione integrativa nell’utilizzo di tutte le risorse destinate ai fondi del salario accessorio; riconduzione al contratto dei sistemi di valutazione del personale, tendenti a incentivare la cooperazione/collaborazione e non la competitività individuale nel perseguire obiettivi di miglioramento dell’efficacia ed efficienza dei servizi; previsione di un’ampia prevalenza della valutazione collettiva a fronte di quella individuale. Il lavoro negli atenei deve assumere il carattere di inclusività come cifra nuova di civiltà a tutela del lavoro stabilizzato e non, che a vario titolo opera nella nostra Università.
Nel frattempo alcuni studenti della Lista Gulliver hanno organizzato un presidio di protesta presso la mole vanvitelliana, in occasione di un incontro a cui hanno partecipato il Ministro dell’istruzione Valeria Fedeli e l’assessore regionale al Diritto allo Studio Loretta Bravi. Il presidio aveva l’obiettivo di denunciare ancora una volta lo stato del Diritto allo Studio nelle Marche, con la maggior parte degli studenti che non ricevono la quota contante della borsa di studio e servizi inadeguati. Con l’occasione gli studenti hanno consegnato una lettera al Ministro a nome dell’assemblea che si stava svolgendo a ingegneria, con i contenuti della mobilitazione nazionale del movimento “per il riscatto dell’università pubblica”.