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21 giorni di occupazione al Politecnico di Torino

Qualche novità di rilievo ma la mobilitazione continua.

25/10/2013
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Sono passati 21 giorni dall’inizio della mobilitazione dei precari del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (PTA) che con l’occupazione della Sala Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino hanno riportato al centro dell’attenzione la questione precariato nel nostro Ateneo.

Politecnico Torino 1-2Con qualche novità di rilievo: il Consiglio Regionale all’unanimità ha condiviso un ordine del giorno che chiede al Parlamento una soluzione normativa che permetta di procedere nel percorso di stabilizzazione dei precari; il Comune di Torino attraverso il proprio assessore al Lavoro ha espresso il proprio appoggio in attesa di porre la questione in Consiglio; diversi Deputati e Senatori piemontesi si sono resi disponibili a porre la questione in Parlamento; da qualche giorno diversi media (TG3 regionale e La Repubblica in modo particolare, ma anche La Stampa e diverse testate giornalistiche, televisive e radiofoniche locali) stanno seguendo la mobilitazione dei precari con costanza e correttezza.

Politecnico Torino 2-2Politecnico Torino 5-2Politecnico Torino 6-2Politecnico Torino 4-2Politecnico Torino 3-2
La giornata del 23 ottobre, ha segnato un nuovo importante passo avanti di questa lotta, un' Assemblea convocata dal Coordinamento dei Ricercatori.

In questa Assemblea si sono incontrate tutte le realtà precarie del Politecnico  ed è emerso che i precari del PTA non sono affatto soli, anche se la scadenza dei loro contratti rappresenta una delle emergenze più gravi e urgenti da affrontare: vi sono 595 assegnisti di ricerca e 24 ricercatori con contratti a termine, che lavorano in progetti di ricerca e didattici, vivendo una forma di precariato in molti casi senza alcuna prospettiva di futuro.

L’Assemblea ha anche dimostrato che i precari possono contare sulla solidarietà attiva dei ricercatori, dei dottorandi, dei precari della ricerca, di diversi professori che subiscono le difficoltà e le contraddizioni del dopo-Gelmini, e sul sostegno degli studenti che in queste condizioni di precarietà vedono, con rabbia e preoccupazione, il loro futuro.

Ci battiamo per salvaguardare i posti di lavoro ma forse, ponendo lo sguardo in avanti, anche per fare dell’Università Pubblica un luogo diverso.

La mobilitazione continua.

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