Ricerca: valorizzazione del personale per tutti gli Enti, nessuno escluso!
Rischio di caos normativo e contrattuale se permane l’iniqua distribuzione delle risorse e se queste non vengono ricondotte nella disponibilità del contratto nazionale di lavoro
Per i ricercatori e i tecnologi, i tecnici e gli amministrativi degli Enti pubblici di ricerca, la riconquista del diritto alla carriera, alla certezza che il reale sviluppo dei propri percorsi professionali sia riconosciuto, è una priorità non più rinviabile. Per questo la FLC CGIL in vista del rinnovo contrattuale ha richiesto con forza che venissero previste risorse aggiuntive e specifiche per la valorizzazione del personale degli enti pubblici di ricerca.
Questo è l’orientamento che ci ha guidato sia nella discussione avvenuta con il Ministro dell’Università e la Ricerca sull’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto che successivamente nel lavoro preparatorio alla legge di bilancio 2022 sulla quale come è noto, in connessione con il disegno di legge sul reclutamento ancora in via di definizione, alcuni segnali importanti per il personale degli enti di ricerca sono arrivati, anche se, allo stesso tempo, le scelte operate dal Parlamento hanno determinato un incredibile paradosso.
Seppur con meccanismi che riteniamo sbagliati e che dovranno essere corretti, si è dato infatti riscontro alle nostre sollecitazioni riconoscendo, tenuto conto della situazione retributiva del settore nel contesto internazionale, la necessità di un intervento sulle retribuzioni e sulla valorizzazione professionale del personale per consolidare la rete scientifica del Paese: nella norma approvata c’è infatti uno stanziamento che ha come finalità il passaggio al II livello degli attuali III (andrebbero comunque previste risorse anche per il passaggio al I degli attuali II) e la valorizzazione professionale dei tecnici e degli amministrativi degli enti di ricerca. Incredibilmente però nonostante le rassicurazioni preventive, gli emendamenti, le iniziative di piazza, alla fine tale provvedimento ha riguardato esclusivamente i lavoratori degli enti di ricerca vigilati dal Mur escludendo tutti gli altri.
Si tratta di un fatto di estrema gravità che apre una spaccatura nel sistema della ricerca con esiti pesanti e non del tutto prevedibili come abbiamo avuto modo di spiegare in diverse occasioni alla presidenza del Consiglio e ai ministri interessati, da ultimo con una nota a firma del nostro Segretario generale.
Benché le interlocuzioni successive alla chiusa della legge di bilancio 2022 della FLC CGIL con i parlamentari, il ConPER, l’Aran e i Ministri a partire da quello dell’Università e della Ricerca abbiano avuto come esito una certa convergenza sulle nostre preoccupazioni, non può che restare forte la nostra preoccupazione al riguardo.
Ricordiamo infatti come ci fossero già tutte le ragioni (e gli strumenti conoscitivi) prima della legge di bilancio per un provvedimento finalmente all’altezza delle aspettative del personale degli enti di ricerca, con risorse per tutti gli enti sia Mur che non Mur e con meccanismo di distribuzione da decidere in contrattazione al momento del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, eppure come è noto, le cose sono andate in altra direzione.
Per questa ragione lanciamo un appello generale a tenere alta l’attenzione nelle prossime settimane.
In questi giorni è approdato in parlamento il testo del così detto decreto sostegni ter per l’iter di conversione in legge. Al momento, in vista della discussione parlamentare sono due gli emendamenti presentati, da esponenti di maggioranza, che con dispositivi diversi affrontano il tema del passaggio al livello II degli attuali III e della valorizzazione professionale dei tecnici e degli amministrativi degli enti di ricerca in analogia alla norma presente in legge di bilancio. Si tratta di un primo risultato che sarà utile a testare la reale volontà del parlamento di porre rimedio all’assurda ed iniqua situazione determinata.
Considerato l’imminente avvio del confronto all’ARAN per il rinnovo del CCNL del comparto istruzione e ricerca, auspichiamo che in ogni caso le risorse che saranno individuate con i provvedimenti succitati siano risorse per il personale di tutti gli EPR e che l’utilizzo delle stesse sia demandato alla contrattazione nazionale, l’unica in grado di assicurare, attraverso il confronto tra le parti, il necessario approfondimento ed equilibrio sulle scelte da operare per una equa ed effettiva valorizzazione di tutte le professionalità.
Le prossime settimane saranno quindi cruciali, con la possibilità di chiudere un lungo lavoro e aprire uno spazio che con il rinnovo del contratto può portare a compimento alcuni risultati da tempo attesi dalle lavoratrici e lavoratori della ricerca. D’altro canto, permane il rischio concreto di scenari tutt’altro che positivi:deve essere chiaro a tutti che se gli esiti non saranno quelli auspicati, occorrerà alzare il livello non solo dell’attenzione ma anche della mobilitazione dei lavoratori di tutti gli enti di ricerca, in difesa del settore, del contratto nazionale, del diritto alla carriera!