Ancora una vittima causata dall'inaccettabile stato degli edifici scolastici
E' inaccettabile per un paese civile che si possa morire a scuola per cause imputabili allo stato di insicurezza in cui versano gran parte delle strutture scolastiche. Il governo centrale e quello locale devono rapidamente intervenire per garantire agli alunni e al personale di studiare e lavorare in scuole sicure.
>> Edilizia scolastica e sicurezza nella scuola: lo stato degli adempimenti <<
La tragedia che si è consumata al liceo Darwin di Rivoli dove, a seguito del crollo di un contro soffitto di un’aula, è morto Vito Scafidi di 17 anni e altri suoi venti coetanei sono rimasti feriti purtroppo non è un episodio isolato né tanto meno riconducibile ad una tragica fatalità.
E’ piuttosto l’ultima drammatica testimonianza di quanto può accadere a causa dello stato di pressoché totale insicurezza in cui versano una parte consistente degli edifici scolastici del nostro Paese dove ogni giorno studiano e lavorano più di nove milioni di persone.
Non è la prima volta che le nostre scuole, purtroppo, entrano nella cronaca per tragedie simili.
Nel lontano 2002 a San Giuliano il crollo di una scuola, a seguito di una scossa sismica, causò la morte di 27 bambini e bambini e della loro maestra. Qualche anno dopo nel cortile di una scuola di Palestrina (Roma) una bimba è stata schiacciata da un cancello mal posto.
A questi episodi gravi e drammatici vanno aggiunti i troppi, anzi tantissimi casi dove a seguito di un cedimento di una struttura solo per puro caso non si sono consumate ulteriori tragedie.
Bisogna essere veramente e volutamente ciechi per non accorgersi che le gran parte delle nostre scuole crollano a pezzi e che ogni giorno la sorte di studenti e lavoratori è affidata alla fortuna.
Eppure le statistiche, le indagini e le rilevazioni fatte da associazioni, organizzazioni sindacali e organi istituzionali, nonché le quotidiane denunce di genitori, di lavoratori, di studenti e di dirigenti scolastici, confermano che ci troviamo di fronte ad una situazione gravissima che ogni giorno che passa tende a peggiorare. Gran parte dei 42.000 edifici scolastici sparsi per tutto il territorio nazionale presenta carenze di varia entità e addirittura, in alcuni casi, il rischio imputabile alle strutture è elevato.
Lo stato vetusto degli edifici, la carente manutenzione ordinaria e straordinaria, il mancato ammodernamento degli immobili, l’assenza di scale e uscite di sicurezza, la carenza degli impianti elettrici sono solo alcuni indicatori di un inaccettabile stato di cose.
Se poi a questo genere di rischi, per le caratteristiche del nostro territorio nazionale e l’ubicazione delle scuole, aggiungiamo il rischio sismico, il rischio, idrogeologico, il rischio vulcanico e altri generi di rischi esterni e interni come quello fisico, chimico e biologico lo scenario è ancora più sconcertante.
Insomma ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza che va affrontata immediatamente a cominciare dalla messa a norma delle strutture scolastiche perché ogni giorno che passa il rischio di tragedie come quella di Rivoli è sempre più alto.
Dal 1996, ovvero dalla legge quadro sull’edilizia scolastica voluta dall’on.le Masini, si parla di urgente questione da affrontare tant’è che quell’intervento legislativo prevedeva, in un’ottica programmata di interventi, lo stanziamento di prime risorse proprio per far fronte alle carenze dei nostri edifici scolastici.
Da allora ad oggi però gli interventi e i finanziamenti programmati sono stati a dir poco insufficienti dando così solo parziali risposte.Sull’intera vicenda la politica ha assunto di volta in volta posizioni altalenanti; addirittura in alcuni anni non ha dato seguito agli impegni assunti non rifinanziando l’edilizia scolastica come è avvenuto nel 2002, nel 2005 e nel 2006.
E’ vero che nella finanziaria 2007 si registra un’inversione di tendenza con il rilancio del piano triennale 2007/2009 attraverso la compartecipazione finanziaria tra regioni, ministero e enti locali. Ma è altrettanto vero che nell’attuale legge finanziaria non è previsto un rifinanziamento di quel piano per il triennio 2010/2012.
Del resto è fuorviante pensare e far credere che con l’art. 7 bis della legge 169/2008 ovvero con il 5% dei finanziamenti destinati alle infrastrutture strategiche si possa far fronte ad un’emergenza simile per una serie di considerazioni.
In primo luogo perché si tratta di risorse prioritariamente destinate agli edifici che insistono in zone sismiche e che quindi non intervengono sulla altre realtà.
In secondo luogo perché l’ammontare delle risorse, non solo è stato decisamente dimezzato rispetto a quanto previsto nel 2002 che risultava essere del 10%, è comunque largamente insufficiente.
In terzo luogo perché quelle risorse derivanti dagli interventi sulle infrastrutture strategiche stentano ad arrivare a destinazione, come dimostrano i fatti, per una serie di problemi tecnici e burocratici. Infatti dei 485 milioni di euro potenziali sono stati resi accessibili solo 194 milioni di euro. Basti per questo verificare lo stato dell'edilizia scolastica in Molise per capire la loro inadeguatezza e soprattutto la loro incertezza.
Insomma, non ci siamo! Rendere sicure le nostre scuole, tutelare la vita e la salute degli studenti e del personale, deve rappresentare da subito l’obiettivo primario di questo Governo e del Ministro Gelmini. Da questa responsabilità l’esecutivo non può né deve sottrarsi!
Quello che oggi il mondo della scuola e la società civile chiedono al mondo politico è che il governo predisponga immediatamente un piano straordinario, anche su base pluriennale, di interventi programmati individuando con certezza l’ammontare delle risorse - devono essere di gran lunga superiori a quelle stanziate fino ad oggi - da destinare alla bonifica dell’intero patrimonio edilizio adibito ad uso scolastico rendendole pienamente esigibili.
A questi interventi di tipo strutturale il Ministero dell’Istruzione deve affiancare, in coerenza con quanto predisposto dal D.Lgs 81/2008, ulteriori e significative risorse da destinare alla formazione, all’informazione e alla gestione corrente e ordinaria della sicurezza nella scuola. Siamo convitti infatti che attraverso un’implementazione dell’azione prevenzionale è possibile ridurre l’alto numero di infortuni di varia entità, circa 90.000 l’anno, che oggi colpiscono studenti e personale.
E’ tempo di intervenire seriamente e in maniera efficace. Ulteriori rinvii non vanno più tollerati.
Roma, 26 novembre 2008