Piano di formazione per il personale ATA a.s. 2016/2017
Stanziati 2.300.000 euro da assegnare alle scuole polo per la formazione delle reti di ambito. La formazione è e deve restare materia contrattuale.
La circolare del MIUR
Il 22 dicembre 2016 il Ministero ha emanato il Decreto 1443 e la nota 40587, indirizzati agli Uffici Scolastici Regionali, contenenti le indicazioni circa il Piano di Formazione per il personale ATA a.s. 2016/2017 al fine della valorizzazione delle competenze anche di questo importante settore della scuola.
Il Decreto prevede uno stanziamento complessivo di euro 2.300.000 da assegnare alle scuole polo per la formazione delle reti di ambito, già individuate in base al decreto 797 del 27 ottobre 2016, e definisce anche i criteri e le modalità di gestione dei percorsi formativi da realizzare per la formazione del personale ATA.
I destinatarie delle attività formative sono:
- per l'Area D, i DSGA
- per l'Area B, gli Assistenti Amministrativi, gli Assistenti Tecnici , i Guardarobieri, i Cuochi e gli Infermieri
- per l’Area A, i Collaboratori Scolastici.
Le iniziative di formazione sono così suddivise:
- incontri di formazione in presenza (12/14 ore)
- laboratori formativi dedicati (6 ore, con eccezione per l’Area B)
- redazione di un elaborato finale.
Il primo e il secondo segmento di formazione prevedono anche la collaborazione e il coinvolgimento di docenti, Dirigenti scolastici, alunni e genitori.
I formatori dei corsi, di cui si avvarranno le scuole-polo, saranno individuati attraverso avviso pubblico, sulla base di alcuni requisiti ritenuti essenziali, quali l’esperienza triennale di formazione nel contesto scolastico, competenze digitali/amministrative, conoscenze relative al piano di formazione connesso alle tipologie professionali interessate, abilità relazionale nella gestione dei gruppi.
Al termine del percorso formativo verrà rilasciata una certificazione individuale, che per le aree A e B, sarà utile come punteggio ai fini dell’attribuzione delle posizioni economiche.
La posizione della FLC CGIL
Dopo anni di colpevole assenza di risorse, da parte dell’Amministrazione, al fine del raggiungimento di obiettivi che sono anzitutto contrattuali, apprezziamo favorevolmente nel suo complesso il Piano Nazionale di formazione e il fatto che, per la prima volta, il MIUR ponga l’accento sulla formazione del personale ATA affinché “diventi una risorsa fondamentale per una piena attuazione dell’autonomia scolastica, per il miglioramento dei processi organizzativi e didattici, nonché per l’effettiva innovazione dell’intero Sistema Istruzione”.
E’ da molto tempo la FLC CGIL si sta battendo per la piena valorizzazione professionale del personale ausiliario, tecnico e amministrativo della scuola, che parta fin dalla formazione iniziale, per i neo-immessi in ruolo.
In questo momento peraltro i carichi di lavoro sono notevoli e gli adempimenti, introdotti dalle cosiddette “innovazioni normative” (come la legge 107/2015), richiedono una crescente preparazione sempre più specialistica nonché un aggiornamento costante sulle nuove tecnologie, in linea anche rispetto agli ampi compiti che la società richiede alla scuola.
Ci sono poi molti aspetti che vanno analizzati nell’ambito del tema sul Piano di formazione del personale ATA:
1) La formazione avviata dal Piano Nazionale s’intreccia con la questione dell’organizzazione delle reti, previste anch’esse dalla legge 107/2016. Fatto sta che le reti di scuola per la formazione, in alcuni territori, sono già partite unilateralmente senza il coinvolgimento del personale interessato che andrà poi a svolgere il lavoro. Ricordiamo che le reti di ambito (citate dal Piano) sono solo una configurazione organizzativa non prevista dalla legge 107, mentre esistono legittimamente solo le reti di scopo. L’Amministrazione aveva specificato nell’incontro con i sindacati che l’adesione alle reti (che è libera e non obbligatoria) da parte delle scuole non è la condizione senza la quale non si possa fruire delle risorse sulla formazione. Infatti, l’indicazione di fare riferimento a una scuola-polo avrebbe solo carattere funzionale e le scuole si possono riferire a quella scuola anche senza aderire alla rete di ambito. Dunque le scuole non aderenti alla rete potranno in ogni caso fruire delle risorse per la formazione di tutto il personale. E la scuola-polo che risulta come l’assegnataria delle risorse potrebbe anche non coincidere con la scuola capofila della rete stessa.
2) In merito alle risorse queste ci sono (provenienti perlopiù dai PON europei), ma noi vogliamo soprattutto che siano utilizzate in modo efficace rispetto allo scopo, partendo dal fatto che il lavoro del personale ATA sia funzionale alla progettazione didattica e che non venga considerato un mero lavoro subordinato dai caratteri fungibili, poiché riveste una funzione istituzionale specifica. Quindi, le risorse stanziate vanno adoperate in modo utile per i destinatari, altrimenti diventa il solito esborso di soldi pubblici, soprattutto se presi da finanziamenti europei.
3) Destano delle perplessità (già sollevate al MIUR) i criteri per l’individuazione dei formatori poiché risultano sempre i medesimi soggetti a svolgere questo ruolo, mentre andrebbe favorito un maggiore ricambio e una qualificazione più specifica. Per questo avevamo proposto dei requisiti più specifici, come un’esperienza di formazione nel contesto scolastico svolta nel periodo antecedente all’ultimo quadriennio; dei formatori universitari e ricercatori esperti di organizzazione scolastica e relazionalità lavorativa; delle conoscenze relative agli argomenti connessi alle tipologie di personale interessate.
4) Nel Piano non viene specificato il rischio che il personale ATA, avviato ai percorsi formativi, venga poi sottoposto a nuove e maggiori incombenze senza remunerazione.
Dobbiamo sempre considerare il fatto che i profili ATA hanno perso negli ultimi anni ben 47 mila unità organiche e che portano avanti il lavoro, ora accresciuto anche a causa delle nuove attività e prestazioni introdotte dalla legge 107/1015, con un 25% di lavoratori in meno. In questo caso non c’è formazione o flessibilità che tenga! Così come non c'è innovazione tecnologica o digitalizzazione che possa supplire la cronica mancanza di personale ATA nelle nostre scuole e non si può confondere lo strumento digitale con chi poi dovrebbe farlo funzionare, cioè le risorse umane. Senza il lavoro delle persone non si potrà mai raggiungere l’obiettivo fondamentale che è quello di rendere un servizio scolastico efficiente ed efficace alla collettività.
5) Riguardo alla certificazione da rilasciare agli interessati sugli apprendimenti e alla sua validità ai fini dell’attribuzione delle posizioni economiche noi attendiamo ancora di essere convocati dalla Direzione del Personale del MIUR per l’avvio dei corsi di formazione riguardanti i beneficiari di posizione economica che ogni anno devono essere attivati automaticamente per surroga. Questo è sicuramente un punto tutto da chiarire da parte del Ministero perché siamo in forte ritardo su questa materia pure contrattuale.
6) Infine il Piano riserverebbe un’attenzione particolare, nei percorsi di formazione, allo sviluppo e alla qualificazione della professionalità dei DSGA, in relazione alla complessità delle nuove e maggiori competenze che oggi richiede la gestione dei servizi e del personale e il funzionamento della scuola. Noi stiamo aspettando da molto tempo di essere convocati per l’informativa sui concorsi, ordinario e riservato, per il profilo dei DSGA da bandire in base agli impegni precisi presi dal Ministero.
Per tutte queste ragioni avevamo chiesto da tempo all’Amministrazione un percorso di confronto condiviso anche in vista dell’imminente rinnovo del Contratto di lavoro, perché la formazione è e deve restare materia contrattuale, da contrattare con i sindacati.
Restano poi per noi irrisolte questioni dirimenti come il ripristino dei tagli di organico, la mancata revisione delle tabelle, il superamento delle limitazioni alle supplenze brevi e l’istituzione dell’assistente tecnico per le scuole del primo ciclo.