Decreto Caivano: un provvedimento orientato solo alla repressione della criminalità minorile, inutile al contrasto al disagio giovanile e alla povertà educativa
Il decreto stanzia risorse irrisorie per l’offerta formativa e interviene in modo unilaterale su materie oggetto di contrattazione sindacale.
Il decreto del Consiglio dei Ministeri di ieri, di cui si conoscono solo anticipazioni incomplete, soprattutto relativamente alle risorse stanziate, contiene modifiche normative che sono sostanzialmente inasprimenti di pene e provvedimenti amministrativi coerenti con una logica di punizione dei minori che commettono o potrebbero commettere reati e non di prevenzione.
Si tratta inoltre di un intervento con una forte centralizzazione delle responsabilità e della gestione delle (poche) risorse. Per gli interventi infrastrutturali nel comune di Caivano si costituisce una struttura commissariale con ampi poteri che opera in deroga a ogni disposizione di legge e nella quale non sono coinvolti esperti dell’educazione e della formazione.
Gli interventi infrastrutturali, il cui finanziamento non è riportato nella bozza di decreto, sono approvati con DPCM e realizzati da una società per azioni (Sport e salute s.p.a.) individuata dallo stesso decreto che diventa stazione appaltante ai sensi del nuovo codice degli appalti ed opera anche in deroga alle disposizione di legge. Il coinvolgimento delle amministrazioni locali è solo eventuale, sulla base di apposite convenzioni.
Si prevede un finanziamento di 10 milioni di euro finalizzato a contrastare la dispersione scolastica e a ridurre i divari territoriali per le istituzioni scolastiche statali delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia per attivare incarichi temporanei di personale amministrativo, tecnico e ausiliario a tempo determinato fino al 31 dicembre 2023.
Per la FLC CGIL l’intervento che aggiunge 10 milioni ai 50, non ancora assegnati alle scuole, previsti dall’art 21 comma 4 bis del DL 75 2023, è insufficiente e limitato a un tempo molto ridotto.
Al fine di potenziare l’organico dei docenti per l’accompagnamento dei progetti pilota del piano “Agenda Sud”, è autorizzata per gli anni scolastici 2023/2024 e 2024/2025 la spesa di 6.400.000 euro per l’anno 2023, 16.000.000 euro per l’anno 2024 e 9.600.000 euro per l’anno 2025.
Dal 1 gennaio 24 è istituto un fondo nello stato di previsione del MIM, di importo non definito nel testo conosciuto, per le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, per contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono precoce, nonché prevenire processi di emarginazione sociale.
Per la FLC CGIL le risorse debbono essere estese oltre le regioni del Sud, debbono essere aumentate e vanno assicurate stabilmente, con un piano straordinario di investimenti finalizzato all’incremento dell’offerta formativa della scuola pubblica statale.
Il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa di cui all’articolo 40 del CCNL del Comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2016-2018 è incrementato, a decorrere dall’anno scolastico 2023/2024, di 4 milioni di euro per contenere e prevenire fenomeni di dispersione nelle istituzioni scolastiche in aree a forte rischio di abbandono, con l’eventuale coinvolgimento degli attori sociali e istituzionali dei territori interessati. Il 50 per cento dell’incremento del Fondo è riservata ai docenti a tempo indeterminato secondo criteri che tengano conto degli anni di permanenza nella stessa istituzione scolastica. Il decreto stabilisce che i docenti che permangono nelle scuole in aree a forte rischio di abbandono avranno un punteggio aggiuntivo di 10 punti, a conclusione del triennio, effettivamente svolto, e ulteriori 2 punti per ogni anno di permanenza dopo il triennio.
Le risorse saranno oggetto di una separata sessione negoziale della Contrattazione Nazionale Integrativa per l’individuazione dei criteri di riparto.
Dei 4 milioni stanziati, 2 milioni sono destinati all’ampliamento dell’offerta formativa e 2 milioni per il riconoscimento della permanenza dei docenti nelle sedi a rischio di abbandono.
Per la FLC CGIL si tratta di finanziamenti del tutto irrisori, per la metà destinati a favorire la continuità dei docenti nelle sedi a rischio, e con l’aggiunta di una ennesima invasione di campo della contrattazione collettiva competente a stabilire i criteri per la mobilità del personale.