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Il 12 ottobre 2012 scioperano anche i lavoratori della formazione professionale

Tante le ragioni per aderire allo sciopero proclamato dalla FLC CGIL anche nel settore della scuola statale e non statale.

08/10/2012
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sciopero-scuola-12-ottobre-2012-hp2La formazione professionale sciopera il 12 ottobre per l'intera giornata per dire no alle misure del Governo che riducono diritti e tagliano risorse a cittadini, lavoratori, per dire no alla revisione della spesa che sottraendo risorse agli enti locali mette a rischio la prosecuzione dei finanziamenti alla formazione professionale rendendone sempre più precari i sistemi regionali.

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Anche il patto di stabilità in molte regioni impedisce la spesa anche a fronte di risorse appostate, e crea grandi sofferenze economiche alle agenzie formative che si trasformano in sofferenze salariali e rischio di licenziamenti per gli operatori.

I lavoratori della formazione professionale dicono no alla riforma del mercato del lavoro che puntando prevalentemente sull'apprendistato riduce sostanzialmente la necessità di sostenere i sistemi regionali di formazione, e ne impedisce la trasformazione perché sottraendo risorse non consente di immaginare sistemi articolati che avrebbero bisogno di essere sostenuti per riformarsi e riqualificarsi per le nuove esigenze introdotte dalle recenti riforme. I lavoratori scioperano per riaprire il confronto con le regioni ed i ministeri del lavoro e dell'istruzione sul futuro del comparto.

I lavoratori della formazione professionale scioperano per rivendicare la piena applicazione del contratto di lavoro in tutte le regioni e per tutte le filiere formative, la celere negoziazione dei contratti regionali e la redistribuzione delle risorse destinate ad incentivi ed alla produttività, e la stabilizzazione dei precari, dei collaboratori, delle "partite IVA".

Scioperano per contrastare la riforma delle pensioni e per nuove politiche fiscali e sociali nel segno dell'equità e della democrazia, e per il diritto allo studio, perché non possono essere i soli lavoratori e i loro figli a pagare i costi della crisi.

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