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La Ministra Giannini convoca i sindacati sul piano governativo “La Buona Scuola”

Il 12 novembre l’incontro al MIUR fra la titolare dell'Istruzione e i sindacati della scuola. Si aprirà un vero confronto? La posizione della FLC CGIL

03/11/2014
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Finalmente, ma con un certo ritardo, la Ministra Giannini si è decisa a convocare i sindacati rappresentativi della scuola per illustrare i contenuti del piano "La Buona Scuola" licenziato dal Governo ai primi di settembre.

Crediamo non siano estranei a questa convocazione la straordinaria voce dei lavoratori che rispondendo all’appello della CGIL si è fatta sentire forte e chiara (e per nulla “silenziata” dal modernismo governativo) il 25 ottobre, le quasi 300 mila firme raccolte (finora) dai sindacati scuola presso la categoria finalizzate a chiedere l’apertura delle trattative contrattuali bloccate ormai dal 2007, l'annunciata manifestazione dei dipendenti pubblici e quindi anche di insegnanti, ATA e dirigenti per l’8 novembre a Roma.

Nel piano scuola il soggetto “sindacato” non esiste, anche se una enorme quantità di materie trattate nel piano stesso sono di stretta e sperimentata competenza sindacale. Per questo, coerentemente con quanto abbiamo finora elaborato e detto attraverso i nostri documenti e iniziative, diremo alla Ministra che la prima cosa che deve fare è aprire le trattative contrattuali perché alcuni argomenti contenuti nelle proposte del piano scuola sono, e devono rimanere, di esclusiva pertinenza negoziale: il salario da recuperare, l’orario da definire, i profili professionali da rivedere, la carriera da ridiscutere ma a partire dall’anzianità da preservare (che è professionalità), la formazione iniziale e in servizio con risorse adeguate, il ripristino delle risorse del Piano dell’Offerta Formativa ridotte finora di due terzi con grave danno per la qualità del servizio.

E diremo che non sono affatto accettabili le proposte che bloccano la contrattazione ancora fino al 2019, ridisegnando per legge una premialità competitiva che viene riservata ogni tre anni al 66% dei docenti.
Ma altre questioni vanno poste sul tavolo.

Noi riteniamo che l’immissione in ruolo di circa 150 mila unità di personale con contestuale varo dell’organico funzionale (rivendicazioni avanzate ormai da più di un decennio dalla FLC) sia un atto dovuto se si vuole far uscire dalla incertezza la scuola italiana. Semmai occorrerà operare affinché tutti gli abilitati entrino in ruolo e successivamente si cominci con regolarità a bandire i nuovi concorsi per i nuovi aspiranti.

Così come occorre rivedere tutti i tagli che si stanno annunciando nella legge di stabilità del 2015: tagli di nuovo al personale ATA (un settore di personale che, al pari dei sindacati, nel piano governativo non esiste), sparizione degli esoneri e semiesoneri dei vicari, sottrazione di fondi destinati all’autonomia scolastica, riduzione e blocco dei distacchi presso le associazioni culturali e le altre Amministrazione con conseguente venir meno di centinaia di supplenze. E ancora occorrerà eliminare dalla legge di stabilità quanto si annuncia in materia di supplenze giacché le misure annunciate renderanno ancor più gravose e difficili la gestione delle classi e delle scuole.

Il nostro auspicio è che l’incontro non si risolva, come è accaduto in altre occasioni con questo Governo, in un ascolto generico e in una richiesta di contributi che, alfine, possono essere anche inviati via e mail, ma sia invece un confronto vero, fra il decisore politico che deve rispettare le prerogative sindacali, e chi rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori della scuola del nostro Paese quali sono i sindacati che andranno all’incontro.