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Annunciati 58.627 posti per le immissioni in ruolo: anche quest’anno saranno solo numeri?

Il proclama del MIUR nasconde l’inefficacia delle politiche di reclutamento: oltre 77.000 le cattedre vuote a settembre. È necessaria una fase transitoria ed una programmazione a regime più attenta ai bisogni delle scuole e non ai risparmi.

03/07/2019
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La notizia del contingente di 58.627 posti di docenti, di cui 14.552 posti di sostegno, da stabilizzare è indubbiamente positiva perché segna l’impegno del Ministero a dare una risposta ai docenti precari, ma anche alle famiglie ed agli alunni che hanno diritto ad un percorso stabile e continuo.

Tuttavia si tratta di un contingente insufficiente per dare una risposta adeguata ai precari ed ai vincitori di concorso perché, viste le lungaggini per l’espletamento delle procedure concorsuali e i colpevoli ritardi nel far partire la fase transitoria già definita 20 giorni fa con l’Intesa dell’11 giugno, molti di questi posti non potranno essere assegnati e continueranno a essere coperti da supplenti.

Con un contingente molto simile (57.322 posti), lo scorso anno riuscirono ad essere stabilizzati soltanto il 43% dei posti a disposizione (25.105) per assenza di aspiranti. Nel sostegno su 13.329 posti solo il 12% (1.682), furono trasformati in ruoli a tutti gli effetti.

All’inizio dell’anno scolastico 2018/2019 il saldo legato alle assunzioni era in negativo di 32.217 posti, coperti tutti con supplenze annuali, fotografia impietosa di un sistema di reclutamento incapace di programmare e valorizzare le risorse. A questi posti vacanti si sono aggiunti gli oltre 56.564 posti in organico di fatto (di cui 41.332 su sostegno) : ad inizio anno scolastico più del 10% della pianta organica era precaria!

La richiesta del Ministero è comunque insufficiente viste le disponibilità di posti al termine della mobilità che, anche per effetto di Quota 100, sarà di circa 80.000 posti. A questi saranno poi da aggiungere gli adeguamenti in deroga, ovvero circa altri 56.000 posti.

Un dato impressionante, che ci consegna la misura del fallimento dell’attuale sistema di reclutamento del personale della scuola e spiega il caos che si è determinato nelle scuole in una fase delicata e importante quale è l’avvio dell’anno scolastico.

Dal 1 settembre 2018 ad oggi non sono migliorate le politiche per il reclutamento perché ricordiamo che:

  • Il concorso straordinario dell’Infanzia / Primaria interessa una larga fetta di docenti diplomati magistrali che sono passati di ruolo per effetto di ricorsi e che dunque nel momento in cui andranno a ricoprire i “nuovi” posti di ruolo, lo faranno perché avranno dovuto abbandonare per effetto della sentenza del TAR i “vecchi” posti di ruolo, dunque si tratta di un’operazione ad invarianza di tassi occupazionali;

  • il TFA per il sostegno è appena partito, dunque non ci saranno nuovi docenti specializzati, quindi non sarà possibile attribuire tutte le cattedre

  • Il concorso ordinario e straordinario per la scuola secondaria di I e II grado non è stato ancora bandito, dunque non ci saranno ulteriori docenti idonei ad essere stabilizzati e dobbiamo temere una percentuale di stabilizzazione mediamente del 30% se non inferiore.

Pur apprezzando lo sforzo di questo ministero, come FLC CGIL non possiamo che denunciare ancora una volta le politiche deficitarie in materia di reclutamento, che spesso sono basate su spot elettorali ai quali manca la sostanza di una pianificazione a breve ed a medio termine.

Le risorse messe in campo sono insufficienti per poter dare una risposta concreta ai bisogni delle scuole che dovranno affrontare ad inizio anno il solito rito della ricerca del supplente.