Reclutamento e docenti precari: nuovi concorsi, atto di indirizzo del Ministro Bianchi e nostre proposte
Serve una riforma incentrata su percorsi di formazione abilitanti, utili ad accedere al ruolo. Garantire l’abilitazione a chi ha 3 anni di servizio e ai docenti di ruolo che vogliono abilitarsi per altro posto o classe di concorso.
Facciamo il punto sulla situazione prevista a normativa vigente: l’insieme dei concorsi banditi nella primavera 2020 e le norme varate questa estate dal governo definiscono un quadro molto complesso.
Concorsi già banditi e conclusi oppure banditi e da realizzare
Concorso straordinario per la secondaria: completato quasi dappertutto, bandito per 32.000 posti ha prodotto graduatorie, compresi gli idonei, che si avvicinano al numero ai posti banditi. Circa 10.000 posti restano inassegnati a causa delle tante bocciature. È stato costituito con prova scritta con quesiti a risposta aperta.
Concorso STEM: nasce come un’articolazione/semplificazione del concorso ordinario, bandito per 6.129 posti è stato completato quasi dappertutto. È stato fatto con prova scritta a quiz e prova orale.
Fase straordinaria di assunzioni da GPS, ha portato all’assunzione di circa 12.000 docenti della 1 fascia GPS, perlopiù nel settore del sostegno
Concorso ordinario primaria e infanzia: per 12.863 posti, è ancora da avviare. Si svolgerà con prova scritta con quiz (a risposta multipla), prova orale, valutazione dei titoli.
Concorso ordinario della secondaria: per 26.871 posti circa, che scaturiscono dai 33.000 previsti originariamente, meno quelli del concorso STEM, non è partito. Prevede prova scritta con quiz, prova orale e valutazione dei titoli.
Concorso straordinario abilitante: sono arrivate circa 126.000 istanze di partecipazione, a oggi non è partito. Prevede prova scritta con quiz.
Concorsi da bandire
Nuovo concorso straordinario: procedura da tenere entro il 31 dicembre 2021, è riservato ai docenti non coinvolti nelle assunzioni da GPS, per i posti residui delle immissioni in ruolo 2021/2022, al netto degli accantonamenti per i concorsi ordinari. Può partecipare chi ha almeno tre anni anche non consecutivi negli ultimi cinque anni scolastici nella scuola statale, di cui almeno uno nella classe di concorso per la quale concorre. È prevista una prova disciplinare, le cui caratteristiche saranno definite dal ministro dell’Istruzione. I vincitori parteciperanno, con oneri a proprio carico, a un percorso di formazione, anche in collaborazione con le università, che ne integra le competenze professionali e che prevede una prova conclusiva, secondo modalità definite dal decreto del ministro dell’istruzione.
Concorsi futuri
I futuri concorsi ordinari prevederanno unica prova scritta con quiz, prova orale, valutazione dei titoli. Inoltre dovranno avere una riserva di posti del 30% in favore di coloro che abbiano svolto un servizio presso le istituzioni scolastiche statali di almeno tre anni scolastici, nei dieci anni precedenti.
Atto di indirizzo del ministro Bianchi in materia di reclutamento
Il 16 settembre il Ministro Bianchi ha firmato il suo atto di indirizzo per l’anno 2022 e il triennio 2022-2024.
Le sue proposte in materia di reclutamento e concorsi possono essere riassunte in due punti programmatici:
Potenziare la formazione iniziale: il ministero punta a un modello formativo strutturato, stabile nel tempo ed integrato con il mondo dell’università, al fine di sviluppare in modo coerente le competenze necessarie per l’esercizio della professione docente.
Semplificare i concorsi: il ministero intende riformare il sistema di reclutamento degli insegnanti per stabilire un nuovo modello che punta da un lato alla formazione iniziale e dall’altro alla semplificazione delle attuali procedure di concorso per il personale scolastico. Si prevede una periodica continuità delle prove concorsuali, al fine di superare le difficoltà connesse alla ripresa annuale delle attività didattiche. Quindi nuovi concorsi a cadenza regolare e con logica di programmazione.
La nostra proposta
Come FLC CGIL dal 2018 stiamo chiedendo con forza a tutti i ministri che si sono avvicendati una riforma che coniughi formazione e reclutamento in un unico sistema integrato, con un modello formativo strutturato e costruito in collaborazione tra scuola e università. Ci convince molto l’idea di potenziare la formazione iniziale, ma è necessario connetterla direttamente con il reclutamento, perché le due cose devono camminare di pari passo.
Occorre cambiare radicalmente pagina rispetto all’attuale sistema, che svilisce la selezione del personale con concorsi a quiz e appalta la formazione in ingresso ai pacchetti da 24 CFU che si acquisiscono, o acquistano, a seconda dei casi, direttamente online.
Quindi bene puntare sulla formazione, ma con percorsi strutturati e di forte impatto professionalizzante: percorsi che diano l’abilitazione all’insegnamento a chi si forma e l’accesso all’immissione in ruolo.
Parallelamente vanno previsti analoghi percorsi abilitanti per il personale delle scuole paritarie, per il quale la normativa richiede l’impiego di personale abilitato come condizione per il riconoscimento della parità scolastica e la mancanza di abilitazione diventa elemento ostativo alla stabilizzazione del personale precario.
Infine, percorsi di formazione abilitante rivolti al personale di ruolo, in modo da garantire a chi lavora già stabilmente nella scuola come insegnate di arricchire il proprio percorso, con esperienze in altro grado di istruzione, in altra classe di concorso o in altra tipologia di posto.
Le risorse: uno degli elementi che sino ad oggi hanno ostacolato l’avvio di una riforma del reclutamento incentrata sulla formazione è stata la necessità di investire risorse economiche nella costruzione di percorsi di livello qualitativo alto, in grado di coinvolgere stabilmente professionalità e competenze scolastiche e universitarie in percorsi strutturati. L’altro aspetto è quello dei costi della formazione, che non possono essere scaricati sui precari o sui laureati, perché la formazione è un diritto costituzionalmente garantito, tanto per chi lavora, quanto per chi vuole accedere al mondo del lavoro.
Apposite risorse del PNRR vanno dunque destinate a questo scopo, nella consapevolezza che a regime serviranno risorse ordinarie che vanno reperite nelle leggi di bilancio dello Stato.