Scuola: il contratto per rimettere al centro la professionalità docente
La FLC CGIL a confronto con studiosi, contrattualisti e lavoratori della scuola. Presente anche la Ministra Fedeli.
Dopo otto anni di attesa pare aprirsi di nuovo la strada per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori pubblici e quindi anche del nuovo comparto “Istruzione e Ricerca”.
Proprio per questo la FLC CGIL ha riunito il 12 luglio 2017, in un convegno nazionale nella sede della CGIL a Roma, studiosi e contrattualisti della scuola, associazioni di categoria, la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e, naturalmente, i protagonisti di questa stagione contrattuale: i lavoratori della scuola. Leggi il programma.
Il resoconto dei lavori: mattina e pomeriggio.
Questi lunghi anni di mancato rinnovo dei contratti pubblici hanno fatto male al Paese e reso più inefficienti i servizi, ma non hanno mai visto arretrare l’iniziativa del nostro sindacato. Ora che ci troviamo di fronte ad un cambiamento di clima, che è partito con l’accordo governo/sindacati del 30 novembre 2016, vogliamo rimettere al centro il valore del lavoro pubblico quale risorsa strategica per il Paese.
Il convegno è stato incentrato sul tema “Docenti e contratto” per la funzione fondamentale svolta dai docenti nella formazione delle future generazioni.
È innegabile che la figura del docente in questi anni sia stata delegittimata, così come il ruolo della scuola pubblica all’interno del sistema sociale. Questo è accaduto perché il diluvio dei provvedimenti normativi degli ultimi anni e la deprivazione delle risorse sono avvenuti in assenza di una vera idea di scuola. Ci si è allontanati sempre più dal dettato costituzionale, piegando la scuola alle logiche del mercato, trasformandola in un’azienda il cui compito è diventato quello di formare, non più cittadini consapevoli, ma capitale umano addestrato alla competizione.
Quello che è venuto fuori dagli interventi degli ospiti che si sono succeduti al mattino è una richiesta chiara: il nuovo contratto deve farsi portatore di un’idea di scuola inclusiva e imperniata sulla collegialità, in direzione opposta a quella promossa dalla legge 107/15. Perché con il contratto un’altra idea di scuola è davvero possibile, con un docente che torni ad avere un ruolo e una professionalità legittimati dal suo essere intellettuale e ricercatore. Non più un “impiegato del MIUR”, ma capace di rispondere in modo consapevole alle complessità dei bisogni educativi legati al contesto in cui opera. Il rinnovo del contratto, in questo senso, può e deve avere una doppia valenza: quella di ridare valore alla professionalità docente e riaffermare i principi di scuola pubblica incardinata nei valori della Costituzione.
I docenti ormai sono costretti a passare sempre più tempo a compilare carte a danno del lavoro di ricerca e della didattica. Le pastoie burocratiche sono un peso insopportabile per le scuole. Deburocratizzare il lavoro di docenti, dirigenti e ATA sarà una istanza che porteremo al tavolo di contrattazione.
Durante i lavori del convegno è stato più volte ripreso il concetto di scuola come comunità educante di cui fanno parte tutti gli operatori scolastici ed evidenziato il grande limite della legge 107/15 sulla scuola che ha escluso dal suo orizzonte intere categorie di personale, gli ATA in primis.
Il confronto pomeridiano, preceduto dall’illustrazione degli ultimi dati OCSE sull’istruzione, è proseguito con il faccia a faccia tra la Ministra Valeria Fedeli e il nostro segretario generale Francesco Sinopoli, che hanno fatto il punto su aspetti fondamentali della professione docente, come la valutazione e il ruolo sociale degli insegnanti. Per la FLC CGIL è fondamentale ora sedersi il prima possibile al tavolo di contrattazione per riportare al contratto tutte le materie che Brunetta e Renzi gli hanno scippato, avere un contratto che rispetti la specificità della scuola e la sua autonomia di comunità educante e reperire finalmente le risorse necessarie per un adeguamento salariale per questi lavoratori. C’è bisogno innanzitutto di riallineare, alla media dei Paesi Europei, gli investimenti che il nostro Paese fa in istruzione. Per fare ciò è necessario mettere un piano di investimenti di 17 miliardi di euro, pari a un punto di Pil. Fare un buon contratto di lavoro, innalzare le retribuzioni di docenti e ATA è il primo segnale di attenzione e di cura che il governo può mandare al Paese sul valore del lavoro prestato nella scuola pubblica.