Si abbassa l'obbligo scolastico a 15 anni. L'apprendistato diventa scuola
Il nostro commento alla norma contenuta nel Disegno di legge sul lavoro approvato in via definitiva dal Senato.
Con il disegno di legge "collegato lavoro", approvato mercoledì in via definitiva in Senato, il Governo abbassa l'obbligo scolastico nel nostro paese a 15 anni.
Quella norma nei fatti consente la possibilità d'ingresso nel mondo del lavoro a 15 anni e l'effetto combinato con lo svuotamento dell'art. 18 sarà quello di determinare una concezione ulteriormente regressiva del lavoro, fatta di meno competenze e di diritti inesistenti.
Il provvedimento prevede che l'ultimo anno dell'obbligo di istruzione può essere assolto con il contratto di apprendistato che, come è noto, si configura come un vero e proprio rapporto di lavoro.
In controtendenza, quindi, con le scelte degli altri paesi e con gli obiettivi del Trattato di Lisbona, che si propone la riduzione e la prevenzione della dispersione scolastica attraverso l'innalzamento del livello scolastico, il Governo Berlusconi, non solo svuota di ogni contenuto culturale e didattico l'obbligo scolastico, ma attribuisce competenze formative e la relativa certificazione alle imprese. Imprese che nel nostro paese non hanno mai avuto particolare propensione alla formazione (come rilevato dal Sole 24 ore, solo il 4,8% delle imprese, quasi tutte di media-grande dimensione, investono in formazione).
L'estrema frammentazione del tessuto produttivo, insieme ad una cultura del fare impresa "poco propensa" agli investimenti in formazione, ricerca ed innovazione, hanno determinato una debolezza strutturale delle nostre imprese, ma anche un largo ricorso alla violazione sistematica dei contratti e delle leggi.
Il paradosso è quello di affidare la possibilità di assolvere l’ultimo anno dell’obbligo scolastico ad imprese di piccola e piccolissima dimensione che non credono nella formazione che diventa un inutile dispendio di tempo e risorse perché il loro unico obiettivo è produrre a costi più contenuti possibili!
Questa gravissima scelta del Governo avviene mentre si destruttura la scuola media superiore, si penalizza il sistema d'istruzione superiore tecnico e professionale statale e si mortifica il sistema regionale della Formazione Professionale.
La FLC CGIL, come previsto dal Programma sulla Conoscenza e ribadita all'unanimità nell'ultimo Direttivo nazionale, individua come obiettivo strategico l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni e nell'immediato il mantenimento a 16 anni che deve realizzarsi all'interno di un biennio scolastico unitario.
Posizione che ribadiremo al tavolo delle consultazioni delle parti sociali a cui saremo chiamati prima che Regioni, Ministero del Lavoro e Ministero dell'istruzione raggiungano l'intesa che renderà applicativa la norma appena approvata e che contrasteremo chiamando tutte le forze politiche e sociali, i lavoratori, gli studenti ed i precari alla mobilitazione a cominciare dallo sciopero generale del 12 marzo.
Stiamo valutando, infine, attraverso il lavoro congiunto degli uffici legali della FLC e della CGIL nazionali, la possibilità d'impugnare la norma applicativa del Ddl ed è in corso un'attenta verifica sui profili di costituzionalità.
Roma, 8 marzo 2010