Voci dalla scuola: sdegno ma anche orgoglio e voglia di lottare
Tanti i documenti di collegi docenti, singoli lavoratori, RSU contro le misure contenute nella legge di stabilità e i tagli alla scuola.
In questi giorni le nostre caselle di posta elettronica sono state inondate di documenti provenienti dalle scuole e di lettere di singoli lavoratori e lavoratrici. Vogliamo dare conto della protesta che sta montando per questo ultimo atto del Governo, ma che ha radici nella devastazione determinata dalla politica scolastica messa in campo dalla ex ministra Gelmini e dal precedente Governo.
Si tratta di lettere e documenti che raccontano sì la protesta contro l'innalzamento dell'orario di lavoro a 24 ore nella scuola secondaria ma anche la grave preoccupazione, l'indignazione e il profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro Profumo e più in generale del Governo fortemente punitive verso la scuola pubblica, caratterizzate da tagli di risorse e personale, attuati in forme diverse e non sempre trasparenti, nonché da una martellante svalutazione della professionalità e della libertà di insegnamento (Liceo Copernico di Bologna).
Lettere in cui si parla del lavoro degli insegnanti che non si limita alle ore di insegnamento perché chiunque operi nella scuola, infatti, sa bene che le ore di lezione frontali sono soltanto una parte dell'attività di un docente responsabile, che spende la propria professionalità anche nella preparazione delle medesime, nella predisposizione e nella correzione dei compiti in classe e delle verifiche ordinarie e per classi parallele, nei corsi di aggiornamento per le TIC (o ICT),nell'e-learning, nell'autoaggiornamento disciplinare svolto soprattutto con mezzi propri (propria linea ADSL , propri strumenti informatici, a casa propria!), nei ricevimenti delle famiglie, nella disamina dei libri di testo, nei corsi di recupero (ITIS Marie Curie di Napoli).
Si racconta il significato profondo di questa professione che così è distante dalle raffigurazioni brunettiane del fannullone o dalle semplificazioni che purtroppo alcuni ripropongono…. io non lavoro 18 ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad insegnare, che sono diverse ogni anno… Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette, "a risposta chiusa", per i quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata, ma propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E quando correggo, non mi limito a fare segni rossi, ma suggerisco alternative corrette. Ha idea di quanto tempo ci voglia? (Docente Liceo Forte Guerri Pistoia).
Si denunciano gli effetti nella scuola pubblica da anni di tagli indiscriminati e presunte riforme epocali, che hanno eliminato materie ed ore di insegnamento nei diversi indirizzi, con l'unico scopo di risparmiare, hanno di fatto polverizzato le cattedre e instaurato un regime di crescente discontinuità didattica. La riforma Tremonti-Gelmini - peraltro non ancora andata a regime dal momento che abbiamo altri due anni scolastici prima che si estenda all'intero quinquennio del ciclo secondario, dunque tuttora operativa in termini di destabilizzazione ed eliminazione di cattedre e posti di lavoro - ha creato nelle scuole una situazione di caos, di cui soltanto chi opera nel settore, purtroppo, è pienamente consapevole: difficile per i Dirigenti fare le cattedre e "tappare" tutti i "buchi", difficile insegnare per il docente, che si ritrova moltissime classi e vede aumentata la sua mole di lavoro. (Liceo "Montale" di Roma).
Ma queste politiche sono purtroppo proseguite durante il Governo Monti: non vi è stata manovra o intervento legislativo che non abbia toccato la scuola o i comparti della conoscenza. Ma la politica di soli tagli non permette di adeguare la nostra scuola agli standard europei e annulla tutte le prospettive dei nostri giovani. E questo, valido per la scuola, lo è in realtà in tutti i campi (vedi aumento tasse, riduzione detrazioni, IMU, carenza di politiche di sostegno alla famiglia e alle disabilità, ecc.). Innovare si può e si deve, conservando però democrazia, partecipazione, libertà e dignità (Istituto d'Istruzione Superiore "Antonio Cederna" di Velletri).
Le condizioni delle strutture in cui si lavora e l'arretratezza o la mancanza delle minime attrezzature tecnologiche emerge spesso nelle lettere ed è la migliore risposta ad un Ministro che pensa a scenari futuristici (si veda la vicenda del registro digitale) senza collocare un euro e soprattutto senza mettere in campo un serio piano strutturale di edilizia scolastica…. Perché presso l'istituto non ci sono le attrezzature informatiche tanto decantate e promesse? Perché nel paese molte zone non sono coperte dal servizio ADSL per cui il 30% degli studenti non ha accesso alla rete? (Sarà difficile comunicare con loro attraverso una rete che non c'è!) Perché molti di noi hanno dovuto investire diverse migliaia di Euro in attrezzature informatiche a supporto della propria attività didattica e per svolgere dignitosamente il proprio lavoro? (RSU S.M.S. "A: FRANK" di Castelvetro di Modena).
Molti gli inviti al Ministro a visitare le scuole pubbliche… le mostrerò volentieri la sala-professori, i bagni per gli insegnanti e, se vorrà vederli, anche quelli per gli studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra bene, perché lo scorso anno, a gennaio, per diversi giorni, la temperatura, nelle aule, non superava i 10°. Le mostrerò volentieri le lavagne di ardesia, dove tento di presentare mappe concettuali con gessi talmente scadenti che le cimose polverose non riescono a cancellare i segni. Le mostrerò le poche aule che hanno carte geografiche degne di un mercato del modernariato e quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi che penzoli un crocifisso privo di una gamba o di un braccio (docente Liceo Forteguerri di Pistoia).
Ma l'indignazione e lo sdegno più forte emergono per la condizione contrattuale dei lavoratori, un vero e proprio abuso che lede i diritti fondamentali (ITC "D. Panedda" di Olbia).
Infatti, in una situazione che vede il blocco della contrattazione fino al 2014 e il blocco degli scatti di anzianità, modificare ope legis una materia contrattuale, sottraendola alle sedi deputate, rappresenta un monstrum giuridico mai registrato nelle moderne democrazie, né nel nostro Paese né nel resto dell'Europa, che potrebbe costituire un pericoloso precedente (Liceo Carlo Rinaldini di Ancona). La revisione degli orari di lavoro dovrebbe essere materia di accordo tra le parti - e quindi di contrattazione sindacale - e non modificata unilateralmente con un atto autoritativo. Soprattutto quando questa modifica comporta una riduzione salariale pari - appunto - ad un terzo del salario reale. È del tutto evidente che la logica sottesa a questo provvedimento non ha nulla a che fare con un miglioramento del servizio, ma unicamente con la riduzione dei costi. Un siffatto modo di procedere, inoltre, manifesta un chiaro disprezzo non solo verso la figura e il ruolo dell'insegnante, ma - soprattutto - verso la funzione dell'istruzione, come volano di crescita civile ed economica del Paese (gruppo di insegnanti della scuola secondaria di primo grado di Bergamo).
In moltissimi documenti emerge grande preoccupazione per gli effetti di tali disposizioni sul personale precario, il più grande licenziamento di massa nella storia della Repubblica, che la FLC CGIL ha quantificato in sede di prima applicazione della norma in almeno 30.000 posti, senza contare gli effetti sulle supplenze temporanee. I lavoratori della scuola sono stati già duramente colpiti dalla controriforma Fornero sulle pensioni, che tratterrà in servizio anche chi ha raggiunto alla data del 31 agosto 2012 la fatidica quota 96 (60 anni +36 di servizio), e non produrrà il naturale ricambio generazionale della classe docente (Liceo scientifico "Alessandro Volta" di Reggio Calabria).
Non c'è rassegnazione però. C'è una gran voglia di lottare, di partecipare alle iniziative sindacali messe in campo dalla FLC CGIL, dopo lo sciopero del 12 ottobre scorso contro la legge di stabilità e la spending review: astensione dalle attività aggiuntive, dimissioni collettive da tutti gli incarichi, documenti dei collegi, assemblee sindacali in ogni sede di lavoro etc. (docenti dell'I.P.S.S.A.R. "G. CASINI" di La Spezia, Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" di Firenze, IISS ORIANI-MAZZINI Milano).
Questa mobilitazione è la migliore risposta a chi pensava che sui lavoratori e le lavoratrici della scuola si potesse ancora affondare, restituendo in cambio, con un penoso baratto, le ferie maggiorate.
Lo abbiamo detto molte volte in questi anni: i diritti non si barattano, si difendono. La FLC CGIL continuerà la sua battaglia contro qualunque invasione contrattuale, per rivendicare il rinnovo del contratto e risorse aggiuntive per l'istruzione e per i comparti della conoscenza.