Abilitazione scientifica nazionale e precariato: la FLC CGIL incontra la Crui
L’Anvur presenta al CUN le tabelle coi valori soglia per la nuova abilitazione che risponde con un duro documento alla Ministra.
L’Anvur ha presentato oggi al CUN, per il previsto parere di legge, le tabelle contenenti i valori-soglia per la prossima abilitazione scientifica nazionale. Le tabelle sono introdotte da un documento di accompagnamento e una tabella riassuntiva (vai all'allegato). Nei prossimi giorni prenderemo una posizione dettagliata e informata sui testi, anche se appaiono da subito evidenti gli errori di impianto e di prospettiva di una proposta che – ancora una volta – mira a trasformare una procedura di abilitazione in una surrettizia procedura comparativa tesa a ridurre artificialmente gli studiosi abilitati, colpendo in particolare i ricercatori in esaurimento e i ricercatori precari “più anziani” e con profili di carriera più frammentati.
Il CUN ha licenziato immediatamente un documento contenente una prima serie di osservazioni indirizzate alla Ministra in attesa di definire il parere che gli compete per legge. Pubblichiamo tutti questi documenti in allegato. Il testo, molto duro, sottolinea in particolare che “l’ASN dovrebbe essere attribuita a tutti gli studiosi che hanno raggiunto la maturità scientifica… la responsabilità della valutazione del raggiungimento di tali maturità spetta soltanto alle commissioni di abilitazione. Di conseguenza, le soglie, che costituiscono di fatto una condizione necessaria per l’accesso a questa valutazione, debbono individuare livelli adeguati di qualità e quantità della produzione scientifica, fissati sulla base di pareri informati e motivati, e riconosciuti e accettati dalle rispettive comunità scientifiche, senza fare alcun riferimento a criteri comparativi statistici tra i possibili candidati”.
Il 20 luglio alle ore 17 la FLC CGIL incontra, insieme a CISL Università e UIL RUA, il Presidente e la giunta della CRUI. L’incontro è stato da noi sollecitato per affrontare prioritariamente due questioni su cui riteniamo importante una presa di posizione della CRUI: l’abilitazione scientifica nazionale; la normativa prevista dall’articolo 2 del decreto legislativo 81/2015 sulle forme di lavoro precario. In allegato le lettere, la prima a sola firma FLC CGIL e l’altra unitaria, con cui abbiamo richiesto il confronto alla CRUI.
L’occasione dell’incontro speriamo possa essere utile anche per capire un primo orientamento della CRUI sul rinnovo del CCNL del comparto università. Molte altre sono ovviamente le questioni sul tappeto, a partire da quella dei Lettori/CEL e non affrontabili in un unico incontro, per questo chiederemo, come per altro abbiamo già fatto in altra occasione, di avere una sede non episodica di confronto con la Conferenza dei Rettori.
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Roma, 13 giugno 2016
Alla Ministra del MIUR Sen. Stefania Giannini
Al Presidente della CRUI Prof. Gaetano Manfredi
Oggetto: richiesta urgente di incontro
Gentili professori, a tre anni di distanza dall’ultima tornata delle abilitazioni scientifiche nazionali è stato pubblicato il primo dei tre decreti che daranno avvio al nuovo ciclo delle abilitazioni ed è stato firmato il secondo. Ci auguriamo che i tempi richiesti per la stesura e approvazione dei decreti che mancano, in particolare di quello relativo agli indicatori di produttività scientifica, non facciano slittare il nuovo ciclo al 2017. Infatti, ad attendere il nuovo ciclo di abilitazione vi è un numero crescente di studiosi – soprattutto ricercatori a tempo indeterminato e determinato, e assegnisti – che sperano da anni di potersi abilitare. Nel frattempo, sono migliaia i docenti abilitati di II e di I fascia che a causa dei limiti al turn-over e della scarsità di risorse non sono stati messi in grado di far valere il loro titolo. I segnali che il governo ha voluto inviare al sistema universitario non sono, a nostro giudizio, sufficienti, sia nei numeri, sia nelle risorse. Del resto, il reclutamento straordinario di professori di I fascia e di ricercatori “tipo B” previsti dall’ultima legge di stabilità sembra gravare sul FFO, configurandosi come un reclutamento basato su risorse ordinarie “finalizzate” più che “straordinario”. Ad oggi, sono ancora oltre 17.000 i ricercatori a tempo indeterminato nei nostri atenei (erano circa 24.000 nel 2012 e 21.000 nel 2014), sono oltre 3.200 quelli a tempo determinato di tipo A e poco meno di mille quelli di tipo B. Delle abilitazioni di II fascia meno della metà si è ad oggi tradotta in un passaggio di carriera, ancora più basse le percentuali per la prima fascia. Siamo quindi convinti che sia urgente avviare un vero piano straordinario di reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo B e di professori di I e II fascia, con risorse adeguate, che riporti il sistema universitario almeno ai numeri del 2008. In considerazione dell’alto numero degli abilitati riteniamo che nell’immediato sia necessario prorogare le misure transitorie di reclutamento previste all’articolo 24 della legge 240/2010.
Solo con questi strumenti è possibile superare gli effetti distorsivi sulla programmazione del reclutamento e sullo svolgimento delle procedure concorsuali prodotti dai limiti al turn-over e dai meccanismi dei punti organico e dare corpo a un flusso ordinato di nuovo reclutamento e di opportunità di carriera che permetta a tutti i ricercatori a tempo indeterminato e determinato abilitati, o che si abiliteranno, di poter essere chiamati come professori di II fascia nonché a tutti gli attuali e futuri professori di II fascia abilitati di poter essere reclutati nella fascia superiore. In queste settimane raccogliamo anche crescenti preoccupazioni da parte della comunità scientifica relativamente alla scelta dell’Anvur di prevedere indicatori di produttività scientifica estremamente restrittivi, sia per la fascia dei professori associati che per quella degli ordinari. In particolare, sono forti i timori di tutte o di alcune delle nuove soglie sulla base dei soli lavori pubblicati nell’ultimo quinquennio per i candidati alla seconda fascia. Se fosse vera, una scelta simile sarebbe irragionevolmente penalizzante verso gli attuali ricercatori a tempo indeterminato “in esaurimento” che, grazie al loro lavoro, concorrono a sostenere l’offerta formativa dei nostri atenei, le attività di servizio agli studenti, le attività di amministrazione e governo dei nostri atenei. Sarebbe allo stesso modo penalizzante verso i tanti ricercatori non strutturati scientificamente più maturi che rischiano di non vedere riconosciuta tutta la loro carriera scientifica. Crediamo invece che l’arco temporale di valutazione della produttività scientifica debba rimanere di 10 anni per tutti gli indicatori, e che le commissioni possano tenere adeguatamente conto dell’intera produzione scientifica di uno studioso in rapporto alla sua età accademica: più breve per i più giovani, più lunga per i meno giovani. Scelte diverse non faranno altro che accrescere il malessere, la frustrazione, le disillusioni e le divisioni che già condizionano i nostri atenei. Non è accettabile che gli attuali ricercatori a tempo indeterminato siano collocati in un ghetto professionale, demotivando ulteriormente oltre 17.000 studiosi la stragrande maggioranza attivi scientificamente e didatticamente. Le posizioni della nostra organizzazione sindacale sono note, riteniamo necessaria una revisione complessiva del pre-ruolo e delle procedure di reclutamento (che dovrebbero essere distinte dagli avanzamenti di carriera) poiché oggi figure professionalmente diverse come i ricercatori “tipo B” e i ricercatori universitari in esaurimento vengono artificialmente contrapposte. Riteniamo sia opportuno e urgente un chiarimento sulle modalità di calcolo dei nuovi indicatori per l’abilitazione scientifica nazionale, affinché le scelte fatte siano a garanzia di tutti gli studiosi italiani e dell’ordinato svolgimento delle abilitazioni. Su tutti questi temi, chiediamo quindi a Lei, onorevole Ministra e al Presidente della CRUI, Prof. Manfredi, un incontro urgente perché si concretizzi da subito un vero piano straordinario di assunzioni e si modifichi radicalmente l’impianto della legge 240/2010 che tanti guasti ha prodotto negli Atenei.
Distinti saluti.
Domenico Pantaleo, Segretario Generale FLC CGIL
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Roma, 4 luglio 2016
Al Presidente della CRUI Prof. Gaetano Manfredi
Oggetto: richiesta di incontro
Gentile Professore, la recente normativa contenuta nel Decreto Legislativo 81/2015 prevede all’articolo 2 che alle “prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative, di contenuto ripetitivo e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro si applica la disciplina del lavoro subordinato” e che “Fino al completo riordino della disciplina dell'utilizzo dei contratti di lavoro flessibile da parte delle pubbliche amministrazioni, la disposizione di cui al comma 1 non trova applicazione nei confronti delle medesime. Dal 1° gennaio 2017 è comunque fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di stipulare i contratti di collaborazione di cui al comma 1.”
Come in molti Enti della Pubblica Amministrazione anche le Università hanno attivato, spesso per sopperire al blocco del turn-over, numerose forme di lavoro a termine che potrebbero trovare, a disciplina vigente, ostacoli ad essere ulteriormente rinnovate, creando sia un problema “sociale” di grandi dimensioni che un danno al buon funzionamento delle strutture universitarie.
Siamo, come ovviamente comprenderà, molto interessati a che questo problema possa trovare una soluzione, anche attraverso soluzioni pattizie che tengano insieme l’interesse del lavoratore ed il funzionamento dell’amministrazione pubblica. Per questo riteniamo utile poterci confrontare con Lei e con le Istituzioni che rappresenta, per esaminare il problema e provare, tempestivamente, ad individuare percorsi che consentano il superamento di questa emergenza “ad orologeria”.
Restiamo quindi in attesa di una sua convocazione.
FLC CGIL Domenico Pantaleo |
CISL Federazione Università Francesco De Simone Sorrentino |
UIL RUA Sonia Ostrica |